Attualità
GENITORI CHE TOLGONO LA VITA PER DISPERAZIONE
Una madre al nono mese di gravidanza si lancia nel vuoto. Uccidendo se stessa e la nuova vita che portava nel grembo.
Un padre che, all’ennesima violenza del figlio, risponde sparando ed uccidendo.
di Pierdomenico Corte Ruggiero
Una madre al nono mese di gravidanza si lancia nel vuoto. Uccidendo se stessa e la nuova vita che portava nel grembo.
Un padre che, all’ennesima violenza del figlio, risponde sparando ed uccidendo.
Due vicende estreme ma non isolate. Purtroppo.
Una giovane madre. Una giovane libera professionista. Oberata di lavoro. Spaventata dalla prospettiva di non riuscire ad affrontare i tanti, troppi, pesi.
Non è facile conciliare maternità e lavoro. Molte volte una donna deve scegliere. O un figlio o il lavoro.
Una prospettiva indegna di un paese civile. Come ha ricordato il Presidente Mattarella nel suo discorso d’insediamento di giovedì scorso.
Per una libera professionista è anche peggio. Con pochissime tutele.
Diventa un lusso perdere giornate di lavoro. Perdere clienti.
Esiste, spesso, un pregiudizio classista verso la libera professione. Associata a ricchissimi guadagni ed evasione fiscale.
Per alcuni sarà così ma la maggioranza dei liberi professionisti affronta grandi difficoltà. Clienti insolventi e pesante tassazione.
Una morte tragica che deve spingere a nuove norme. Ad estendere le massime tutele a tutte le madri.
Un padre, un poliziotto, uccide il figlio. Dopo l’ennesima, violenta, richiesta di denaro.
Un ragazzo con problemi psichici. Gravi problemi psichici.
Una storia di solitudine e disperazione. La disperazione nasce sempre dalla solitudine.
Sono tante le famiglie che affrontano questo calvario. Un parente con gravi problematiche psichiatriche.
Un calvario fatto di violenze, terrore. Di giornate tutte uguali. Tutte senza più speranza.
Con la latitanza delle istituzioni.
I manicomi andavano chiusi. Non erano la soluzione. Erano spesso la causa di molti problemi.
Una chiusura giusta quindi. Il problema è legato alle mancate aperture.
Nessuna rete efficiente di assistenza domiciliare.
Nessuna struttura alternativa.
La malattia psichiatrica viene sostanzialmente ignorata. Solo l’ipocrita richiesta della riapertura dei manicomi.
Vedremo se le risorse del PNRR saranno usate anche per dare assistenza degna ai malati psichiatrici.
Le notizie di simili tragedie sono sempre più frequenti. Rischiano di passare quasi in secondo piano.
Rischiamo di abituarci ad ogni tragico gesto. Anche il più estremo.
Anche ad un genitore che toglie la vita al figlio.
La pandemia ha dimostrato la necessità di essere comunità. L’imperativo di non lasciare nessuno da solo.
Imperativo, perché non basta il cordoglio di circostanza.
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