Ambiente
Il 44% dei Comuni italiani non si dotato del catasto incendi. Speculatori e cementificatori ringraziano.
Il Sistema Europeo di Informazione sugli Incendi Boschivi ( EFFIS) è una struttura di supporto ai servizi di protezione dagli incendi boschivi dei vari Stati aderenti all’Unione Europea e fornisce alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo informazioni puntuali e aggiornate sugli incendi forestali che avvengono in Europa.
DI NICO CATALANO
Credit foto Giampiero Nadali license CC BY-NC-SA 2.0
Secondo i dati pubblicati recentemente dall’EFFIS, in questi mesi estivi, nel nostro Paese sono andati a fuoco quasi centosessanta mila ettari, una superficie equivalente a quelle di metropoli come Roma, Napoli e Milano messe assieme. Ad esempio, solo in Sicilia, dall’inizio del 2021, gli incendi hanno polverizzato ben oltre settantotto mila ettari, pari a oltre il tre per cento della superficie dell’isola, fiamme che invece, ai primi di agosto, in Calabria hanno procurato la morte di un agricoltore. Mentre in Sardegna i roghi hanno devastato circa ventimila ettari, così in Salento, dove nel solo mese di giugno, i vigili del fuoco hanno dovuto effettuare circa quattrocento interventi per domare i fuochi, quasi tutti di origine dolosa e originati dagli uliveti già resi secchi dall’azione del disseccamento rapido. Un fenomeno questo causato dagli effetti della crisi climatica planetaria in corso, e dal conseguente surriscaldamento, ma facilitato anche dalla cattiva politica, che specialmente nel nostro Paese è stata capace di azzerare quasi del tutto gli strumenti di prevenzione degli incendi. In primo luogo, con la soppressione del Corpo forestale dello Stato, e la conseguente privatizzazione della flotta di canadair in dotazione del Corpo. Infatti, anziché potenziare gli strumenti di prevenzione e rafforzare il controllo dei territori, in Italia, il governo Renzi, accorpando i Forestali all’Arma dei Carabinieri, disperse quel patrimonio di esperienze e capacità che in questo momento storico potevano essere di grande utilità ad una Nazione come la nostra, alle prese con l’inesorabile avanzare del fuoco e con la diffusa desertificazione delle campagne. A tutto questo si aggiunge che, secondo i dati forniti dall’Arma dei Carabinieri, ad oggi il 44% dei Comuni italiani, e tra questi circa il 34% di quelli pugliesi, non ha presentato la richiesta per dotarsi di un catasto degli incendi aggiornato, così come previsto dalla Legge quadro in materia di incendi boschivi. Aggiornamento catastale che significa regolamentare, tramite un vincolo quindicennale o decennale ed un ulteriore vincolo di cinque anni, le aree precedentemente percorse dal fuoco rispetto al loro futuro utilizzo. Un vincolo che si esplicita nel divieto assoluto di edificare aree residenziali così come insediamenti produttivi, per un tempo pari a dieci anni, nelle zone boschive e nelle aree a pascolo in precedenza interessate dagli incendi. Tutto questo si traduce con il fatto che in Italia, dopo le devastazioni ad opera del fuoco di questi ultimi mesi, diverse decine di migliaia di ettari, non risultando sotto tutela, paradossalmente possono essere legalmente interessate dall’azione di molteplici attività di trasformazione urbanistica. Speculatori e cementificatori ringraziano.