Ambiente
“Vej kurore”: memoria di un matrimonio arberesh
di RAFFELLA CAPRIGLIA*
“La realizzazione del progetto “Vej kurore”, memoria di un matrimonio arberersh – spiegano i promotori della manifestazione – cerca di favorire non solo l’interesse dell’apprendimento e l’uso della lingua minoritaria, ma vuole essere una risposta positiva a quella sfida posta dalla Commissione delle Comunità Europee (Bruxelles 18/9/2008) sulla tutela della diversità linguistica. La scelta di proporre un progetto di cui protagonista principale sia un rito sacramentale, accompagnato dalla riproduzione di antichi rituali sociali legati all’evento, dalla musica, ai giochi ai dialoghi, è scaturita dalla consapevolezza che l’oralità sia una narrazione tipica della tradizione collettiva popolare, patrimonio culturale di comunità che utilizzavano poco la scrittura e che hanno tramandato lo stesso oralmente, di generazione in generazione, trasferendo in questi racconti brevi riti, usanze, e costumi”.
Sarà un percorso tra i vicoli e le piazzette del piccolo centro storico, con gli interpreti in costumi arbereshe tradizionali, affacciati alle finestre sui balconi o sull’uscio di casa, a ricordare in una lingua antica il matrimonio arberesh e i costumi legati a questo rito greco-bizantino. Gli spettatori-visitatori potranno provare a ripetere con gli attori le parole ed i canti dell’antica tradizione. Si tratta di uno spettacolo interattivo, perché il pubblico è chiamato a partecipare attivamente alle scene e “di un’ occasione unica nel panorama pugliese ionico, per riscoprire le radici e le tradizioni di un popolo antico che si stanziò in Puglia e nel feudo di San Marzano nella prima metà del 1500”.
La regia dello spettacolo è curata da Alfredo Traversa; attore e regista grottagliese, ha inventato in Puglia il Teatro di Fantiano e vanta un’ intensa attività teatrale. Le sue opere sono rappresentate in diversi teatri in Italia e all’estero, dall’ Accademia Nazionale Silvio d’ Amico alla Rai di Roma, a Bari e Napoli. E’ inoltre autore di Don Tito Schipa, sceneggiato sul grande tenore pugliese.
“Il patrimonio culturale delle comunità arbereshe è molto ricco e vario e l’evocazione attraverso la magica atmosfera di un matrimonio, la narrazione in musica di mondi storicamente lontani, di giovani promessi sposi, dei loro familiari ed amici, e di eroi gloriosi come il grande condottiero Giorgio Skanderberg e le vicende legate alle principesse e ai mostri, alle donne e agli uomini, ai vizi e alle virtù di un popolo venuto dall’altra parte del mare, non potrà che risultare utile per stimolare la curiosità delle nuove generazioni ed avvicinarle alla conoscenza della lingua e dello studio della cultura arbereshe”, dichiarano i referenti della Pro Loco nella presentazione.
La comunità di San Marzano di San Giuseppe (Shën Marxani) è la comunità più grande tra i circa 52 paesi influenzati dagli usi, dai costumi, dalla lingua, dalla tradizione e dalla storia arbereshe, tra Calabria, Sicilia, Puglia, Molise, Basilicata, Campania ed Abruzzo. Essa ha nel suo patrimonio storico, culturale e soprattutto linguistico uno dei suoi valori aggiunti rispetto a tante altre comunità della Terra Ionica che, pur avendo ospitato gli Albanesi durante questi cinque secoli, hanno perso i riti religiosi, la lingua, gli usi e costumi. San Marzano ha conservato un peculiare patrimonio culturale, comprensivo di tradizioni popolari e religiose, tradizioni musicali come canti popolari albanesi sacri e profani della tradizione, storico-linguistici, etnografici come anche preziosi costumi e tradizioni popolari ed un ricco repertorio di racconti e detti popolari trasmesso oralmente dai nonni ai nipoti nelle generazioni passate.
*ufficio stampa