01 Dicembre 2025
La corsa all’Intelligenza Artificiale fra Washington e Pechino

Di Fulvio Rapanà
Si susseguono con un inquietante aumento le preoccupazioni per una possibile bolla di tutto il settore tecnologico americano trascinato in basso dalle evidenze che l’Intelligenza Artificiale (AI) non è nel breve quella rivoluzione che come afferma Sam Altman, CEO di Open AI, “potrà rimodellare il corso della storia umana” paragonando questa ricerca al Progetto Manhattan, con il quale gli USA realizzarono le bombe atomiche, sganciate su Hiroshima e Nagasaki , aprendo di fatto l’era nucleare.
E’ un boom o una bolla
Intanto per chiarire l’Intelligenza Artificiale (IA) non è un programma o un software ma si tratta di sistemi di algoritmi, che analizzando grandi quantità di dati, che gli sono stati inseriti dall’uomo o che apprendono su internet, sono in grado di identificare schemi, fare previsioni e prendere decisioni autonome. In sintesi, l’obiettivo dell’IA è creare macchine in grado di pensare e agire in modo intelligente e autonomo.
E’ stata definita la realizzazione dell’utopia, una tecnologia che potrebbe portare ad un’era di iper-produttività e abbondanza in cui l’unica questione sarà come distribuire, equamente, i benefici. L’ho chiesto a mio figlio che vive a Berlino e mi ha risposto “chiedi all’IA di produrre i tuoi vini, senti un po’ che ti risponde”. Il mondo finanziario dell’occidente, che su questi progetti sta ancora e sempre di più investendo montagne di denaro, incomincia a temere che le cose non stiano esattamente in questo modo e si chiede se il boom non sia in realtà una bolla. E’ una domanda da un trilione di dollari che sta spingendo l’economia americana, con il PIL che segnerebbe una crescita al 0,3/0,5% rispetto all’attuale 2,8%, sostenuta proprio dagli investimenti in questo settore. Si stanno costruendo Data Center ciclopici, che hanno reso Larry Ellison di Oracle l’uomo più ricco del mondo, si riattivano centrali nucleari dismesse per alimentare i Data Center che sono ad altissimo consumo energetico. Sulla scia di questi investimenti il valore dei titoli in borsa delle aziende coinvolte sono aumentate fino a 50 volte i valori tecnici nonostante quasi tutte non fanno profitti e non ne faranno per i prossimi 3/5 anni. L’esempio più evidente è proprio OpenAI su cui si sono riversati centinaia di miliardi di investimenti che sta già fatturando miliardi di dollari ma continua a perdere soldi con una velocità sorprendente. Pensano che entro il 2030 la situazione migliorerà. Nel 2030!!. La fortuna di queste aziende tecnologiche è che il mondo della finanza vive molto di “aspettative” , investo 1000 dollari e fra due o tre anni ne potrei incassare 100000 $ così come è avvenuto per il Bitcoin acquistati a 0,18 $ nel 2008 e ora valgono 80.000 dollari, ma qualche mese fa ha anche toccato 120.000 dollari. Attualmente le uniche che hanno profitti sono le solite Google, Meta, Amazon e Microsoft, Nvidia che guadagnano miliardi con prodotti che fanno da sempre a meno dell’ Intelligenza Artificiale. Sul tavolo c’è un’altra questione che introduce incertezza nel settore: dove indirizzare i colossali investimenti e cosa fare dei sistemi che saranno creati.
Due strade diverse per Stati Uniti e Cina
Questo è un punto su cui divergono i due contendenti tecnologici di Cina e Stati Uniti e che secondo Cade Metz del NYT “deciderà chi avrà vinto la competizione e quindi ricaverà il migliore risultato dagli investimenti fatti”. Non è una domanda pletorica perché i due contendenti hanno preso strade diverse. Gli americani puntano ad arrivare per primi a realizzare un sistema di Intelligenza Artificiale Globale (AGI) in grado di eguagliare o superare la cognizione umana inclusa la capacità di apprendere cose nuove. La tesi è che chi realizzerà per primo l’AGI otterrà enormi vantaggi geopolitici e ulteriori progressi scientifici inclusa la capacità di impedire ad altri di raggiungere simili risultati. Con queste premesse la crescita economica americana potrebbe salire alle stelle e ottenere un inattaccabile vantaggio militare. Sarebbe “ L’età dell’oro” promessa da Trump?. Peccato che tra la realtà di una possibile bolla sistemica e l’”età dell’oro” ci sia un piccolo contrattempo chiamato Cina. Con investimenti inferiori, rispetto ai loro competitori statunitensi, sia le nuove aziende tecnologiche cinesi come DeepSeek, che i colossi come Huawei, sono sempre più a ridosso delle controparti americane, ma puntano su sistemi open source (utilizzo gratuito) per avere dei vantaggi a breve integrando sempre più massicciamente l’Intelligenza Artificiale nel sistema economico e sociale piuttosto che in attività speculative come fanno quelle americane. La Cina si sta muovendo molto rapidamente nell’integrazione, utilizzando l’Intelligenza Artificiale, dei robot nella società, nelle infrastrutture statali e all’interno della burocrazia, i dipendenti pubblici ad ogni livello seguono corsi di “alfabetizzazione” dell’AI sia ad uso privato che pubblico. Sul progetto chiamato AI PLUS che ha come obiettivo la completa implementazione dell’AI entro il 2030 nell’intera infrastruttura nazionale lo stato cinese ha stanziato 138 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti sono molto indietro su questo fronte per il semplicissimo motivo che gli investimenti nel settore sono privati a cui interessa poco che l’intera società faccia passi avanti ma badano agli utili e alla redditività il più velocemente possibile. Sull’utilizzo dei sistemi di AI nella pubblica amministrazione Washington non ha ancora un progetto ben preciso, ha iniziato a compiere aggiornamenti nei sistemi di sicurezza ma decenni di compartimentazione e procedure burocratiche rallentano l’innovazione. A questo si aggiunga che i modelli cinesi sono open source e solo quelli molto avanzati per le grandi aziende sono a pagamento. Questo permette alle società cinesi di avere miliardi di utenti che “allenano” e “istruiscono” i sistemi molto più velocemente rispetto a quelli americani che al contrario sono praticamente tutti a pagamento. Per meglio comprendere questa fondamentale differenza, nei sistemi open-source la memoria si autoalimenta con l’utilizzo da parte di centinaia di milioni di utenti , l’azienda che detiene il sistema deve solo eliminare ciò che non è utile o è errato o fuorviante. Nei sistemi a pagamento vi sono migliaia di persone, si parla per OpenAI di call center con 50000 persone in India, che inseriscono i dati già selezionati nel sistema. La differenza fra i due sistemi è legata al tipo di investimento che viene fatto nell’azienda. Se si tratta esclusivamente di privati l’azienda che ha speso miliardi di dollari, per addestrare modelli di base, vuole evitare che qualcun altro rilasci una versione open-source o open-weight, utilizzabile gratuitamente ma non scaricabile, che chiunque può ottenere gratuitamente in quanto riduce drasticamente il valore degli investimenti. Per trovare una soluzione Trump ha emanato un ordine esecutivo che deregolamenta lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e finanzia le aziende che sviluppano sistemi base open source.
Correre dietro all’utopia
E’ opinione sempre più diffusa che anche se gli americani arrivassero per primi come è già successo per l’elettricità, l’energia nucleare, il motore endotermico, a sviluppare l’AGI nel giro di qualche mese o un anno al massimo chi ha un ambiente tecnologico all’avanguardia riuscirebbe certamente a copiarla se mai migliorandola. Per questa serie di motivi nel campo americano incominciano a sentirsi i primi distinguo e un po’ di dubbi perché non è chiaro se l’AGI esiste per d’avvero, quanto tempo ci vorrà per realizzarla e quanti investimenti ancora ci vorranno, inoltre sono le stesse aziende del settore che hanno difficoltà a spiegare dove ci porterà questa tecnologia. Scrivono M.C. Horowitz e L. Kahn su Foreign Affairs : ”Washington deve operare attivamente a che il perseguimento dell’AGI non vada a scapito dell’adozione a breve delle applicazioni pratiche dell’Intelligenza Artificiale a tutti i livelli sia privati che pubblici con l’obiettivo di ottenere dei miglioramenti che soddisfino esigenze di efficienza dell’intero sistema. Per continuare a inseguire i modelli più sofisticati del mondo rischiamo di rimanere indietro come sistema paese rispetto ad altri che sfruttano meglio le innovazioni che l’AI fornisce. Correre dietro alle utopie potrebbe rivelarsi una scelta sbagliata che sancirebbe l’irrilevanza tecnologica e il declino definitivo degli Stati Uniti”
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