01 Dicembre 2025
Che nessuno distolga lo sguardo da Gaza!

Di Rosamaria Fumarola
Di Gaza non si parla più. Ciò a cui ambivano Israele ed i suoi sostenitori si è realizzato: continuare “il lavoro” senza il fastidioso cicaleccio dell’ opinione pubblica mondiale. La Striscia è stata così di fatto consegnata ai suoi carnefici e la Cisgiordania alla violenta efferatezza dei coloni. Importante è stata tuttavia proprio la reazione generata nei due anni in cui si è consumata la mattanza, che ha segnato un limite oltre il quale l’umanità ha dimostrato di non essere disposta a tollerare il laissez faire consentito a Netanyahu. Se qualcuno ritiene però che tale reazione abbia posto termine alla disumanizzazione ed allo sterminio del popolo palestinese, sarà costretto a ricredersi. La barbarie che si è scatenata in Medio Oriente ha suscitato sì la reazione indignata del mondo e questa ha sollevato un dibattito sull’arroganza del potere esercitato da quella che in molti considerano ancora la sola democrazia in area mediorientale. È forse proprio questo dibattito la sola cosa positiva che il genocidio dei gazawi ha prodotto, perché ha imposto alle coscienze addormentate dell’ occidente, interrogativi a cui prima o poi si dovrà dare una risposta e che avrà la responsabilità di imporre con la verità ai criminali un cambiamento, un argine che troppi anni orsono sarebbe dovuto essere imposto. Sintomatico è a tal proposito anche il silenzio caduto su un fenomeno quale la Global Sumud Flottilla, che ha dimostrato che un no può sempre essere detto e che uccidere un attivista è un conto, assassinarne centinaia perché hanno varcato un confine marittimo, peraltro illegittimo è altra cosa. Non riconoscere il ruolo determinante della Flottilla, che ha rappresentato una spina nel fianco dell’ occidente complice di Netanyahu e che è stata capace di risvegliare l’opinione pubblica mondiale, racconta molto meglio di tanti discorsi che a Gaza ed in Cisgiordania la persecuzione dei palestinesi non è destinata a lasciare il posto ad un vero cessate il fuoco. Và detto che la complessa situazione che Israele ha creato dopo la sua nascita nel 1948 ed il suo essere ormai per legge uno stato confessionale, ha di fatto posto in essere un’ anomalia che il tempo ha complicato, anche grazie ad una politica di violenza ed odio alla quale non ha mai abdicato. Gli orrendi fatti di cui si è reso responsabile hanno dimostrato che è necessario che questa democrazia sui generis comprenda che deve incominciare a fare un passo indietro e che se abbandonare quelle terre acquisite decenni fa non è possibile, almeno deve recedere dalla politica genocidaria e della ulteriore usurpazione territoriale. Solo questo fornirebbe la prova di un interesse concreto a dare avvio al processo di pace. Diventa fondamentale ora più che mai non cedere al disinteresse, ma restare vigili su quanto accadrà a Gaza ed in Cisgiordania, imparando a formulare accuse per ogni abominio di cui Israele si renda responsabile, affinché risponda dei propri atti puntualmente. Pagare per crimini tanto grandi è quasi impossibile, lo so, ciò che invece è auspicabile è un processo di riconciliazione che parta da un’ ammissione di colpevolezza. Il regime segregazionista dell’ apartheid in Sudafrica, prese anch’esso avvio nel 1948. Alla ricomposizione della dolorosa frattura tra neri ed afrikaners si giunse solo nel 1994, a cui contribuì l’istituzione della Commissione di Verità e Riconciliazione da parte di Nelson Mandela e che diede finalmente avvio alla pace. Mandela è stato a lungo presidente del Sudafrica. In molti gli rimproverano di non aver portato a compimento tutte le riforme ed i cambiamenti che il suo popolo si aspettava, ma tutto ciò era in fondo prevedibile. La storia ha bisogno di tempi lunghissimi per portare davvero alla nascita di democrazie compiute. La cosa certa è che però questo non accade senza che il percorso di pace prenda avvio dal riconoscimento della Verità e della responsabilità delle colpe. Solo dopo può avere inizio il nuovo tempo della Riconciliazione.
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