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24 Novembre 2025

Responsabilità dei giudici, tra garanzie e ostacoli: quale riforma è davvero possibile

Giustizia e trasparenza

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Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Si discute vivacemente e si voterà sulla separazione delle carriere ma la questione della responsabilità dei giudici è uno dei terreni più delicati del confronto sulla giustizia italiana. Se ne parla da decenni e la si invoca ogni volta che un errore giudiziario diventa simbolo delle disfunzioni del sistema. Ma al di là degli slogan, cosa significa davvero rendere più incisiva la responsabilità dei magistrati? E quali sarebbero i vantaggi e i rischi di un intervento strutturale?

Nel nostro ordinamento la responsabilità esiste già, articolata su tre livelli: civile, disciplinare e penale. Il problema non è introdurla, ma definirla meglio e farla funzionare con maggiore trasparenza. Oggi i confini tra errore tecnico, valutazione discrezionale e colpa grave restano spesso incerti, creando tensioni e contenziosi.

Una riforma efficace dovrebbe muoversi lungo tre direttrici principali.

Chiarezza delle condotte sanzionabili. Una definizione più rigorosa dei casi in cui scatta la responsabilità aiuterebbe a distinguere l’errore umano dalla negligenza professionale, riducendo margini di ambiguità.

Rafforzamento dei controlli interni. Il Consiglio Superiore della Magistratura potrebbe prevedere valutazioni periodiche dell’operato dei magistrati, non solo reattive ai casi problematici. L’obiettivo: prevenire criticità e migliorare la qualità complessiva del lavoro giudiziario.

Percorsi risarcitori più semplici. Il cittadino danneggiato da un errore giudiziario oggi deve rivolgersi allo Stato, che solo in un secondo momento può rivalersi sul magistrato. Studiare forme di ristoro più dirette renderebbe il sistema più trasparente e meno farraginoso.

Una responsabilità meglio definita e più effettiva potrebbe portare vantaggi significativi.

Maggiore fiducia dei cittadini, spesso messa alla prova dalla lentezza e dall’opacità del sistema.

Incremento della qualità delle decisioni, grazie a criteri valutativi più chiari e a controlli regolari.

Riduzione degli errori non per effetto di timore, ma di un’organizzazione più solida e verificabile.

Qualsiasi riforma della responsabilità giudiziaria, però, si scontra con nodi profondi.

Indipendenza del magistrato. Un eccesso di vincoli potrebbe generare cautela eccessiva, con decisioni più prudenti che giuste. La libertà di giudizio resta un presidio irrinunciabile.

Il rischio di pressioni esterne. Se i criteri non sono blindati, la responsabilità può trasformarsi in uno strumento di condizionamento, politico o mediatico. Un pericolo che mina la credibilità stessa della giurisdizione.

La lentezza delle procedure. Un sistema disciplinare o risarcitorio troppo lento rischia di riprodurre gli stessi problemi che intende correggere.

Rendere più efficace la responsabilità dei giudici è possibile, ma solo se inserito in una visione più ampia: investimenti organizzativi, digitalizzazione reale, eliminazione degli arretrati, formazione continua. Una riforma isolata rischia di essere una bandiera ideologica; una riforma strutturale può invece cambiare il rapporto tra magistratura e cittadini.

Perché la giustizia non ha solo bisogno di essere autonoma e indipendente. Ha bisogno, soprattutto, di essere credibile.

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