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21 Luglio 2025

Sul dossier Epstein i MAGA si stanno mangiando fra di loro

Come succede spesso il diavolo mette la coda proprio dove e quando meno te lo aspetti.

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Credit foto https://www.ndtv.com/world-news/donald-trump-jeffrey-epstein-controversy-united-states-poll-news-latest-trump-faces-backlash-as-69-americans-believe-epstein-details-concealed-8893702

Di Fulvio Rapanà

Trump e gli altri “amici di merende” di Jeffrey Epstein pensavano che stava andando tutto per il meglio e che l’affaire sulla vita, le attività, le amicizie,  i reati e la morte del  “finanziere” stavano per andare in archivio con il timbro del Dipartimento delle Giustizia degli Stati Uniti e la firma della Procuratrice Generale Palm Bondi. E invece come succede spesso il diavolo mette la coda proprio dove e quando meno te lo aspetti. La    sequenza degli avvenimenti. Epstein  arrestato il 6 luglio 2019, con l’accusa federale per traffico sessuale di minori in Florida e New York, è stato trovato morto suicidato nella sua cella il 10 agosto 2019 per impiccagione;  dopo la morte gli influencer pro-Trump hanno diffuso la notizia che esisteva una “lista di clienti” di Epstein. Nel 2023, Kash  Patel , attuale capo dell’FBI,  disse a Benny Johnson , un podcaster MAGA, che i membri del Congresso avrebbero dovuto “mettersi i pantaloni da grandi e farci sapere chi sono i pedofili”. Nel settembre 2024, Dan Bongino, ora vicedirettore dell’FBI, affermò in televisione: “ragazzi, la lista dei clienti di Epstein è una cosa enorme” che “avrebbe scosso il Partito Democratico“. Sempre nel 2024 in piena campagna presidenziale e prima di diventare direttore dell’FBI , Kash Patel affermò a Glenn Beck , un conduttore radiofonico di destra, che “l’FBI aveva il “libro nero” di Epstein e che era sotto il diretto controllo del direttore dell’FBI”. Tutti questi interventi erano diretti a screditare l’amministrazione Biden che avrebbe avuto intenzione ad insabbiare i file. Nel febbraio 2025, con la nuova amministrazione Trump, Pam Bondi, già procuratore generale , ha dichiarato a Fox News che “la lista era sulla mia scrivania in questo momento, pronta per essere esaminata”, dichiarazione in seguito parzialmente smentita:  “mi riferivo al fascicolo sul caso Epstein, non a una lista specifica di clienti”. La situazione ha incominciato a  precipitare ed è ricomparsa a lettere cubitali sui giornali quando nell’ambito del suo divorzio dal movimento MAGA, Elon Musk ha affermato che Trump e il suo alleato Steve Bannon erano presenti nei documenti di Epstein: “Come si può pretendere”, ha scritto Musk , “che la gente abbia fiducia in Trump se non pubblica i documenti di Epstein?“. A seguire nella prima settimana di luglio  il Dipartimento di Giustizia, in un memorandum non firmato ,  ha dichiarato che i file andavano archiviati, senza pubblicarli, “in quanto non vi erano prove che Jeffrey Epstein avesse una lista di clienti o che avesse ricattato personaggi di spicco per vari illeciti e  inoltre che era sicuro che Epstein si era suicidato”. Per ultimo e ancora più gravi sono state le dichiarazioni di un personaggio MAGA dalla prima ora fedelissimo di Trump,  Tucker Carlson, che in un intervento in Florida 1) ha accusato apertamente le autorità federali , non Trump,  di voler “mettere a tacere”  la verità sul caso di  Epstein, sostenendo che “il governo ignora intenzionalmente le domande scomode” sollevate dai cittadini e dai media indipendenti: “ perché il governo degli Stati Uniti ha archiviato il caso con tanta fretta e con così poco interesse alla verità? Forse perché Epstein lavorava probabilmente per il Mossad?” inoltre,  ha dichiarato Carlson, “quando ho chiesto spiegazioni, la risposta è stata: “Caso chiuso taci complottista!”. Per me e sintomo di una copertura sistemica”…. e ancora ”nessuno è andato fino in fondo ad indagare sulla sua vita e sulla morte perché era palese il suo legame con il  governo israeliano  ma guai a dirlo”. Le parole di Tucker sono state udite da milioni di persone che hanno votato Trump perché   “rigirasse come un calzino” lo stato profondo e corrotto del sistema politico americano  e che ora si ritrovano con “il morto in casa” di una amministrazione che prova a non  pubblicare fatti così gravi.  Peggio ancora è l’accusa mossa da  Carlson  che Epstein, ebreo, come agente del Mossad, complice la Maxwell, anche lei ebrea,  abbiano architettato e messo in atto un gigantesco giro pedopornografico e di violenza sessuale su minori con lo scopo principale di poter ricattare persone di altissimo profilo istituzionale, politico , militare e  sociale a livello mondiale sul suolo americano, e non solo,  a favore di Israele. A quel punto  nel mondo MAGA sono partite le accuse personali e gli scontri come quello alla Casa Bianca fra Bongino e Bondi, ritenuta colpevole di avere “sulla scrivania il dossier Epstein” e poi di averlo affossato e di cui il mondo MAGA, Laura Loomer in testa, ne chiede le dimissioni. Gli influencer pro-Trump incominciano a tirare in ballo direttamente “il capo” fra chi crede che sia tutta una macchinazione ordita alle sue spalle e chi ritiene che ci stia dentro “fino al collo” e ne ha ordinato l’insabbiamento.  Trump, che evidentemente teme di essere invischiato nella vicenda, ha fatto l’ annoiato: “ delle chiacchiere sulla vicenda ne ho abbastanza”. Ha quindi pubblicato uno sfogo su Truth Social di sostegno a Bondi “sta facendo un lavoro fantastico!” e poi ha rigirato la frittata “ i dossier su Epstein sono stati scritti da Obama, la corrotta Hillary, Comey, Brennan e i perdenti e i criminali dell’amministrazione Biden. L’FBI dovrebbe concentrare le indagini su frodi elettorali, corruzione politica, ActBlue, le elezioni truccate e rubate del 2020 e sull’arresto di criminali piuttosto che perdere tempo a indagare sui  soliti vecchi documenti ispirati dalla sinistra radicale su Jeffrey Epstein“. Ma la giravolta per incolpare i Democratici  non ha convinto i MAGA. Benny Johnson, commentatore di destra e molto vicino a Trump,  è decisamente contrariato: “ammettere che i file Epstein sono reali e che li hai letti, e che non ti piace il loro contenuto, e che sono stati scritti dai tuoi nemici, non è la cosa più convincente per quanto mi riguarda. Santo cielo!”. Negli ultimi giorni la questione ha fatto un ulteriore salto di qualità da quando il Wall Street  Journal ha pubblicato un articolo con il titolo: “Gli amici di Jeffrey Epstein gli hanno inviato lettere oscene per un album per il 50° compleanno. Una era di Donald Trump”. L’articolo descriveva una lettera, che per il WSJ è scritta di pugno da Trump, che conteneva il disegno di una donna nuda con la firma di Trump sotto la vita, alludendo ai peli pubici, e un messaggio scritto a mano  “Buon compleanno e che ogni giorno possa essere un altro meraviglioso segreto”. Trump ha negato che il bigliettino fosse il suo e ha intentato, presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti, una causa, per calunnia e diffamazione, nella quale contesta  che l’articolo “affermava falsamente che lui era l’autore, il disegnatore e il firmatario” del messaggio al signor Epstein. La denuncia sostiene che, “data la tempistica dell’articolo e l’enorme danno finanziario e reputazionale subito dal presidente Trump si chiede che i danni siano quantificati in misura non inferiori a 10 miliardi di dollari”. Il bersaglio della denuncia è uno dei poteri fortissimi del mondo in quanto l’editore del Wall Street Journal è il Dow Jones, che è la società che gestisce il listino più importate di Wall Street, il primo a livello mondiale, e che nella denuncia compare anche il nome di Rupert  Murdoch. Su Truth Social Trump appunta “non vedo l’ora di far testimoniare Rupert Murdoch nella mia causa contro di lui e il suo ‘mucchio di spazzatura’, il WSJ”. I serpenti cominciano a mordersi fra di loro e siamo ancora all’inizio.

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