22 Giugno 2025
Acciaroli, ombre sul mare: le vicende di Francesco Mastrogiovanni, Angelo Vassallo e Fabio Cagnazzo
Facciamoci guidare solo dal rispetto per la dignità dell’imputato che è innocente ai sensi dell’art 27 della Costituzione e dalla ricerca della Verità.

Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Tre uomini con storie diverse le cui vite si incrociano ed intrecciano ad Acciaroli.
Il mare queste cose le fa. Raccoglie, nel suo perpetuo viaggio, storie di posti lontani per poi adagiarle sulla spiaggia.
Anche ad Acciaroli il mare racconta le sue tante storie. Storie belle. Ma anche storie brutte. Come le storie del maestro, del sindaco e del colonnello.
Iniziamo dal maestro. Francesco Mastrogiovanni. Amato dai suoi alunni che lo chiamavano il maestro più alto del mondo. Gli volevano bene.
Invece il destino non gli ha voluto bene.
Francesco Mastrogiovanni era anarchico. Anarchico negli anni 70.
La strage di Piazza Fontana, il “malore attivo” di Pinelli. Il dito era sempre puntato contro gli anarchici.
Francesco Mastrogiovanni era un giovane mite, intellettuale. Anarchico per spirito di libertà. Lontano dalla violenza.
Non basterà per evitargli il carcere. Nel 1972 durante la mortale aggressione a Carlo Falvella cerca di frapporsi per evitare il peggio. Non ci riuscirà. Prima una coltellata che gli apre le porte dell’ospedale. Poi ad aprirsi sono le porte del carcere.
Verrà assolto ma il carcere lo ha segnato.
Nel 1999 viene arrestato, incarcerato e condannato in primo grado per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Verrà poi assolto e risarcito per ingiusta detenzione.
Due volte in carcere da innocente. Esperienza traumatica per chiunque.
Francesco, tra il 2002 e il 2005, subisce due TSO.
Riesce a trovare un suo equilibrio. Ad insegnare.
Nell’estate del 2009 decide di andare nel Cilento in vacanza.
Ne ha passate già tante. Meriterebbe un po’ di serenità. In alternativa basterebbe che la sorte si scordasse di lui.
Invece no. Il destino si mostra ancora cattivo e spietato.
Nella serata del 30 luglio 2009 Mastrogiovanni entra con la sua auto nell’isola pedonale di Acciaroli frazione di Pollica. Interviene la Polizia Locale di Pollica.
Gli operanti verbalizzano che Mastrogiovanni “aveva lo sguardo perso nel vuoto e procedeva a forte velocità”.
Il sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, parlando con gli agenti della polizia locale accenna ad un TSO. Ma quella notte non ci sarà nessun atto formale.
Il trattamento sanitario obbligatorio (TSO) è rigidamente disciplinato e non sembra essere lo strumento adatto per quelle che erano infrazioni al codice della strada. Tanto più che il TSO deve essere proposto al Sindaco da un medico motivando e in presenza di queste tre condizioni: presenza di necessità ed urgenza, l’intervento dei medici viene rifiutato dal soggetto e non è possibile intervenire al di fuori di un ospedale.
Francesco Mastrogiovanni ritorna a San Mauro del Cilento presso il campeggio dove trascorre le vacanze.
La mattina seguente prende nuovamente l’auto e viene intercettato dalla Polizia Locale di Pollica. Inizia un inseguimento a cui partecipano anche i carabinieri.
Mastrogiovanni ritorna presso il campeggio di San Mauro Cilento. Scende dall’auto e si butta in mare.
Arrivano carabinieri e vigili urbani che presidiano la spiaggia. La guardia costiera invia una vedetta.
Francesco Mastrogiovanni è circondato da terra e dal mare. Ha paura. Come può aver paura una persona che ha conosciuto il carcere da innocente.
Arrivano anche i medici della Asl. Per loro è da TSO. Dopo due ore Mastrogiovanni esce dal mare.
Secondo i testimoni è tranquillo e collaborativo. Beve un caffè. Si lava. A questo punto il TSO poteva essere riconsiderato.
I medici invece confermano e il sindaco di Pollica lo autorizza per telefono. Anche se materialmente il TSO avviene in altro comune.
Mastrogiovanni in ambulanza viene portato presso l’ospedale di Vallo della Lucania dove non vuole andare “perché lì mi ammazzano”.
Paure di una persona squilibrata? No. Perché Franco Mastrogiovanni muore dopo esser stato legato 87 ore ad un letto d’ospedale. Senza cure. Senza cibo. Senza dignità.
Sono immagini forti ma bisogna avere il coraggio di guardarle.
Le sentenze sono arrivate e le condanne anche.
Restano alcune domande sulla procedura del TSO. Perché se il fermo è avvenuto a San Mauro Cilento è stato il Sindaco di Pollica ad autorizzarlo? Perché Mastrogiovanni non viene cercato già nella notte? Inoltre perché insistere nel TSO quando dopo essersi calmato potevano ritirargli la patente e farlo riaccompagnare a casa?
A queste domande Angelo Vassallo non ha potuto rispondere, in qualità di testimone, nel processo che ha visto come imputati alcuni medici ed infermieri dell’ospedale di Vallo della Lucania. Perché è stato ucciso il 5 settembre 2010 mentre rientrava a casa.
Diverse le piste seguite per il suo omicidio. Tutte legate alla sua azione di contrasto dell’infiltrazione criminale e dello spaccio di droga. Soprattutto il contrasto al traffico di droga come vedremo.
Piste validissime. Ci sono però delle considerazioni.
Uccidere un sindaco come Angelo Vassallo porta ovviamente gli investigatori ad indagare proprio sui tentativi di investire soldi sporchi ad Acciaroli e di trafficare droga.
La malavita preferisce non uccidere dove vuole fare affari. L’omicidio potrebbe aver senso se la vittima ha raccolto elementi concreti da inviare alla magistratura.
Non ci sono, però, prove di questo.
Negli ultimi tempi le indagini per l’omicidio del sindaco Vassallo, sulla base delle dichiarazioni di pentiti, hanno portato a quattro indagati sottoposti a misura cautelare in carcere.
Successivamente le misure cautelari sono state annullate dopo l’intervento della Cassazione https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/cronache/giudiziaria/2025/05/10/vassallo-unindagine-flop-tra-buchi-e-contraddizioni .
Tra gli indagati il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo accusato di essere la mente sia del traffico di droga che dell’omicidio del sindaco Vassallo.
L’ufficiale dei carabinieri che ha condotto centinaia di operazioni contro i camorristi accusato di fare affari con loro. Difficile da immaginare. Impossibile da credere.
Fabio Cagnazzo ha vissuto probabilmente lo stesso stato d’animo di Franco Mastrogiovanni. Descritto da Gigi Sabani, vittima di ingiusta detenzione. “Morire ad occhi aperti”.
A questo punto ci si potrebbe chiedere ma l’omicidio di Angelo Vassallo è collegato alla morte di Mastrogiovanni?
La risposta è no. Assolutamente no.
Allo stesso tempo però fornisce spunti per un ragionamento.
Come abbiamo visto anche nella vicenda del TSO a Mastrogiovanni, l’azione di Angelo Vassallo e della sua Polizia Locale era molto operativa ed intransigente. Definito dalla stampa “sindaco sceriffo” per la sua azione di contrasto alle varie forme di illegalità https://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/15/pollica-al-voto-fra-i-misteri-e-i-veleni-dellomicidio-vassallo/111416/
Possiamo, quindi, escludere che ci sia stata la reazione violenta di qualcuno toccato dai provvedimenti del sindaco? Un qualcuno che potrebbe non avere legami con il traffico di droga o riciclaggio di denaro sporco.
La cronaca ci racconta di sindaci aggrediti per vicende legate alla gestione dei servizi sociali, agli appalti comunali, alla gestione dei controlli dei pubblici esercizi. Addirittura per delle multe. Il movente è molto soggettivo. In un momento di rabbia si può uccidere per motivi apparentemente “minori”.
La dinamica dell’omicidio non indica una mano professionale. Troppi colpi quasi indicare molta rabbia. Vassallo viene atteso dove si incrociano le uniche due strade che portano a casa sua. Prima degli spari tutto sembra indicare una discussione.
Inoltre l’assassino , con eventuali complici, rimane esposto in attesa di Vassallo. Si fermano dove il sindaco deve necessariamente passare a prescindere dal percorso scelto. Segno, forse, che non è stato seguito. Ci sono elementi da considerare e spiegare: l’auto è contromano ma non sembra che ci siano state manovre di emergenza e il freno a mano è tirato; l’auto si ferma in prossimità di un piccolo spiazzo dove per una persona era possibile sostare senza occupare la sede stradale e controllare entrambe le strade da dove poteva arriva Vassallo.

La vittima non cerca di fuggire alla vista dei soggetti ignoti. Viene scelto un punto dove Vassallo doveva rallentare ed era più facile fermarlo. Perché nonostante questa brusca “improvvisata” Angelo Vassallo non tenta nessuna manovra evasiva ma anzi si ferma e tira il freno a mano? Si può ipotizzare che la vittima viene fermata da persone dalle quali non temeva l’aggressione mortale?



Inoltre per essere un omicidio organizzato dalla malavita manca l’elemento distintivo. L’uso della moto. Per affiancare l’auto , sparare e fuggire. Un modus operandi standard tanto che L’Intelligenza Artificiale alla domanda di rappresentare la modalità tipica usata dalla malavita campana così risponde.

Nell’omicidio Vassallo viene invece usata una modalità statica molto rischiosa.
Riassumendo. Non sembra un appuntamento programmato visto che a pochi metri c’era un luogo più “comodo” dove fermare le auto come illustrato nella fotografia. Nemmeno sembra probabile la dinamica che vede l’auto di Vassallo bloccata improvvisamente da un veicolo. La vittima accosta con precisione la sua auto, tira il freno a mano e ha il finestrino abbassato.

Ci concentriamo e ci concentreremo sulla scena del crimine perché è l’unico elemento oggettivo. Sull’attendibilità delle dichiarazioni dei pentiti, invece, non possiamo dimenticare il precedente in cui i centrini divennero droga.
Ci sono molte altre considerazioni da fare sull’omicidio di Angelo Vassallo e le faremo.
Recentemente la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali diversi punti della normativa che regola il TSO https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?param_ecli=ECLI:IT:COST:2025:76. Tardi per Franco ma può salvare altre vite.
Speriamo che anche la normativa che regola la custodia cautelare possa essere cambiata per evitare le sofferenze patite da Fabio Cagnazzo e da tanti altri.
Ci sarà un processo per l’omicidio di Angelo Vassallo. Un processo che sarà seguito e raccontato. Nel farlo ricordiamoci di Franco Mastrogiovanni: facciamoci guidare solo dal rispetto per la dignità dell’imputato che è innocente ai sensi dell’art 27 della Costituzione e dalla ricerca della Verità.
Quella verità che non muore mai nemmeno se la leghi per 87 ore ad un letto di contenzione.
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