26 Maggio 2025
José Martí: la forza della poesia rivoluzionaria e la centralità storica di Cuba. Roma rende omaggio all’eroe dell’antimperialismo latinoamericano
Perché la poesia, come Martí ci ha insegnato, non è solo espressione estetica, ma anche strumento di libertà, di denuncia, di costruzione di un’immaginazione politica alternativa.

Di Maddalena Celano
Lunedì 19 maggio 2025, alle ore 18:00, presso l’Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia (Via Licinia 7, Roma), si è tenuto un evento culturale e politico di straordinaria rilevanza: la commemorazione del 130° anniversario della caduta in battaglia di José Martí, il più alto simbolo dell’indipendenza cubana e uno dei pilastri del pensiero antimperialista latinoamericano.
In un’epoca segnata da guerre, neocolonialismo economico e saccheggio delle risorse del Sud globale, il pensiero di Martí torna ad essere bussola e trincea, fonte inesauribile di resistenza e dignità per tutti i popoli che lottano per l’autodeterminazione.
L’incontro, promosso dall’Ambasciata cubana, ha visto protagonista il professor Pasquale Amato, insigne storico e studioso delle relazioni tra Europa e America Latina, che ha tenuto una conferenza appassionata dal titolo:
«La centralità mondiale dell’Avana nell’America ispanica del ‘700».
Amato ha ricostruito con competenza il ruolo dell’Avana come crocevia geopolitico dell’impero coloniale spagnolo, spiegando come la capitale cubana, già nel XVIII secolo, fosse uno snodo vitale delle rotte tra Europa, Africa e Americhe. Una città-fortezza, ma anche laboratorio di mescolanze culturali e tensioni sociali, da cui sarebbe poi germogliata la scintilla rivoluzionaria.
L’omaggio a Martí non è stato dunque solo celebrazione, ma affermazione militante della sua attualità. Poeta, giornalista, filosofo e rivoluzionario, José Martí visse e morì per un’idea: un’America Latina libera dal giogo coloniale e capace di costruire il proprio destino. Cadde in battaglia il 19 maggio 1895 a Dos Ríos, mentre guidava le truppe mambise nella lotta di liberazione contro il dominio spagnolo, lasciando un’eredità che riecheggia nei movimenti sociali e nelle lotte del XXI secolo.
Il professor Amato ha sottolineato che Martí non fu solo un patriota cubano, ma un precursore del pensiero latinoamericano decoloniale, ispirando generazioni di intellettuali e rivoluzionari, da Fidel Castro a Hugo Chávez, da Salvador Allende a Ernesto Che Guevara. La sua opera più celebre, “Nuestra América” (1891), resta un testo cardine per comprendere la necessità di un’identità latinoamericana autonoma, lontana dalle imposizioni culturali e politiche del Nord globale. In quel testo Martí ammoniva:
“Trincheras de ideas valen más que trincheras de piedra”,
le trincee d’idee sono più forti di quelle di pietra.
E ancora, scriveva con lungimiranza sull’imperialismo statunitense, rivelando con decenni d’anticipo l’agenda espansionista che avrebbe trasformato gli Stati Uniti nella potenza egemone dell’emisfero occidentale.
Martí denunciava la necessità di liberarsi non solo dal dominio politico, ma anche da quello culturale, linguistico e simbolico, con una visione che oggi possiamo definire chiaramente “anticolonialista e pluriversale”. Proprio per questo, la sua figura è stata ripresa in chiave rivoluzionaria dalla Rivoluzione cubana del 1959, che ne ha fatto il riferimento etico e morale per costruire un’educazione popolare, anticapitalista, fondata sulla dignità umana.
L’evento romano ha visto la presenza di ambasciatori e rappresentanti del corpo diplomatico latinoamericano, militanti dei movimenti di solidarietà internazionalista, esponenti di partiti anticapitalisti, studiosi e attivisti, tutti uniti dal desiderio di riaffermare il valore dell’internazionalismo come risposta alle barbarie neoliberiste e alla guerra globale permanente.
Il professor Amato ha infine ricordato:
“Essere oggi fedeli all’eredità di Martí significa difendere il diritto dei popoli a vivere senza sanzioni, senza embarghi, senza diktat finanziari, senza imposizioni ideologiche. Significa difendere la pluralità delle culture, dei sogni, delle lingue. E significa scegliere, ogni giorno, tra l’imperialismo e la solidarietà”.
In un passaggio particolarmente emozionante, il professore ha citato la centralità della poesia come arma di liberazione. Martí, infatti, non fu solo uomo d’azione, ma intellettuale organico rivoluzionario, per usare le parole di Gramsci: capace di unire la tenerezza per i bambini e la natura con la furia della denuncia politica. I suoi versi sono ancora oggi studiati nelle scuole cubane, a testimonianza di una rivoluzione che non ha mai disgiunto educazione e militanza, arte e impegno.
Questo appuntamento ha confermato, una volta di più, l’importanza della memoria storica come strumento di lotta. Ricordare Martí, oggi, significa scegliere da che parte stare: dalla parte di chi resiste, di chi sogna, di chi lotta per un mondo in cui la giustizia sociale prevalga sul profitto, in cui l’autodeterminazione dei popoli sia un diritto sacrosanto.
Viva José Martí.
Viva Cuba socialista.
Viva l’internazionalismo dei popoli in lotta.
