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28 Aprile 2025

Eventi di prostituzione e la gestione di locali ad essa dedicati tra le nuove attività economiche dell’ Istat

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Di Rosamaria Fumarola

Nel belpaese periodicamente erano state avanzate da parte di questo o di quel rappresentante della destra, proposte che miravano alla riapertura delle cosiddette “case chiuse “ ed alla tassazione dell’attività svolta dalle prostitute. Stavolta, a causa dell’attuale difficile congiuntura è passata pressoché inosservata l’introduzione nella classificazione delle attività economiche dell’Istat, dell’organizzazione di eventi di prostituzione e della gestione di locali di prostituzione. Dallo scorso primo aprile infatti, chi gestisce una casa di appuntamenti può aprire partita IVA e denunciare i redditi al fisco. Sorge spontanea una domanda anzi due: da quando lo sfruttamento della prostituzione è stato depenalizzato? E cosa sta difendendo dunque Salvini quando plaude alla misura come espressione di buonsenso e legalità? Mutatis mutandis la cosa mi ha fatto venire in mente la  cantonata che Giorgia Meloni continua ad infliggersi incaponendosi sulla difesa del CPR di Gjader, in Albania. Ignoranza e spocchia non sembrano infatti far difetto ai rappresentanti del nostro governo ed interi tomi potrebbero essere scritti per un elenco esaustivo delle figure barbine a cui non hanno saputo rinunciare. Nel frattempo converrà riflettere sul senso delle parole di Salvini, che a parte il limite nella conoscenza del nostro ordinamento, rivelano l’incapacità di inquadrare la problematica nella sua complessità. Pagare le tasse per il lavoro svolto significa infatti solo banalizzare e ridurre un fenomeno complesso quale la prostituzione ad un semplice do ut des, che prescinde dalla peculiarità di “ciò che do affinché tu dia”. Mi sia consentito tuttavia fare un passo di lato. In  ogni battaglia non vi è difesa migliore che quella portata avanti dai diretti interessati, che potranno ricevere il supporto di altri non direttamente coinvolti, ma che non potranno mai, in ragione di questo sostegno, sottrarsi all’impegno diretto. Tranne rare eccezioni e tutte concentrate negli anni settanta però, pochi hanno potuto assistere a cortei nei quali le prostitute rivendicavano la tutela dei loro diritti e questo perché su di esse grava uno stigma millenario che rende la loro condizione molto più difficile da difendere di qualsiasi altro consorzio umano. Ma torniamo a Salvini, che ritiene che sia giuridicamente doveroso tassare le prostitute in quanto lavoratrici autonome e che non pare minimamente sfiorato dal dubbio che non possa trattarsi di un normale lavoro qualcosa che vede il proprio corpo oggetto di compravendita (non è necessario aver superato brillantemente il concorso in magistratura per averlo ben chiaro). Il nostro diritto si sforza di porre i cittadini  in condizioni di uguaglianza formale e sostanziale e non può esistere uguaglianza laddove  non si disponga di niente altro che il proprio corpo per procurarsi da vivere. È dunque presente già in ciò una macroscopica violazione delle norme del nostro ordinamento, anche se pare che nessuno se ne accorga o voglia accorgersene, perché in fondo, affinché taluni godano di diritti è necessario che altri ne siano di fatto privi. È certo un mondo pieno di contraddizioni il nostro, nel quale si ha ben chiaro il concetto di uguaglianza, ma si sa che è necessario che alcuni non siano poi così uguali, affinché si possa continuare a disporre di essi in maniera da trarne il maggior profitto possibile. Anzi, a quanti si indignano al pensiero che esistano ancora oggi sacche di inimmaginabile povertà, converrà ricordare che la potenza di una civiltà si fonda quasi sempre sullo sfruttamento di altri. Non era dunque grande e potente la civiltà romana? Eppure (e infatti) la sua era un’economia schiavista. L’intera ricchezza dell’Europa e dell’America non sono state in gran parte finanziate dallo sfruttamento delle colonie anche negli anni in cui si affermò l’Illuminismo e Cesare Beccaria in Italia metteva in discussione la pena di morte? 

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Giornalista pubblicista, scrittrice, critica jazz, autrice e conduttrice radiofonica, blogger, podcaster, giurisprudente (pentita), appassionata di storia, filosofia, letteratura e sociologia, in attesa di terminare gli studi in archeologia scrivo per diverse testate, malcelando sempre uno smodato amore per tutti i linguaggi ed i segni dell'essere umano