12 Gennaio 2025
Il colonnello Fabio Cagnazzo e le Idi di marzo
Continuiamo e continueremo a raccontare questa strana e dolorosa vicenda.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Continuiamo e continueremo a raccontare questa strana e dolorosa vicenda.
Partendo dal 1° novembre 2009, quando i carabinieri comandati da Fabio Cagnazzo arrestano il latitante Pasquale Russo https://www.marigliano.net/2009/11/arresto-russo-soddisfazione-del-generale-mottola/13344/.
Non un arresto qualunque. Pasquale Russo viene arrestato dopo sedici anni di latitanza,
Non sono pochi sedici anni. Una così lunga latitanza richiede appoggi e complicità. Spesso anche da parte di personaggi insospettabili.
Che spesso rimangono nell’ombra. Pronti a tutto per rimanere nell’ombra. Emuli di Marco Giunio Bruto sono pronti ad accoltellare alla schiena.
Dopo questo importante arresto al colonnello Fabio Cagnazzo iniziano a succedere strane cose. Inquietanti.
Nel luglio 2010 un “pentito” riferisce alla Polizia che i carabinieri di Castello di Cisterna sono collusi con clan della camorra. Non fa nomi ma si inizia a parlare di un trasferimento di Fabio Cagnazzo.
Il 5 settembre 2010 viene ucciso Angelo Vassallo sindaco di Pollica. Secondo le odierne accuse il colonnello Fabio Cagnazzo sarebbe stato la mente di quest’omicidio.
Nell’ottobre 2010 viene formalizzato il trasferimento a Foggia di Fabio Cagnazzo. Che reagisce con questa lettera https://napoli.repubblica.it/cronaca/2010/10/05/news/carabinieri_cagnazzo_addio_polemico-7759484/. Non sarà l’unica lettera. Ventisei Pm della DDA di Napoli scrivono a favore del colonnello Cagnazzo https://www.napolitoday.it/cronaca/camorra-trasferimento-fabio-cagnazzo.html.
Trasferimento giustificato nella forma, visto che per il grado raggiunto non poteva più comandare il gruppo di Castello di Cisterna, ma che suscita perplessità riassunte in questa interrogazione parlamentare https://documenti.camera.it/_dati/leg16/lavori/stenografici/sed365/bt08.htm.
Bisogna fare delle riflessioni basate sulla logica che è guida imprescindibile in tribunale . Già è molto difficile credere che un investigatore esperto possa fare dei “depistaggi” così maldestri da accusare sé stesso. Ancora più difficile è credere che Fabio Cagnazzo, dopo aver partecipato ad un omicidio, possa scrivere queste parole: «Un uomo si può uccidere anche con le parole, con le bugie e con le illazioni» .
E anche oggi ci sono solo parole contro il colonnello Cagnazzo. Esiste prova di modifiche o tagli al video di sorveglianza? Esiste prova di bossoli fatti sparire? Abbiamo prove di un movente?
Nel 2010 il colonnello Fabio Cagnazzo scrive anche altro. Parole profetiche: “gli amici veri (pochissimi)”.
Possibile che sia un mostro tanto cinico da fare appello a così nobili sentimenti dopo aver coperto un omicidio? La sua storia professionale e umana dice fermamente di NO.
Inoltre se era già “sotto i riflettori”, dopo i fatti del luglio 2010, che senso aveva partecipare in prima e maldestra persona ad un omicidio che avrebbe colpito la pubblica opinione? Un mandante, “una mente” rimane lontano dal luogo dell’omicidio. Tende a crearsi alibi inattaccabili.
Fabio Cagnazzo sarebbe in un solo colpo disonesto e “fesso”. Veramente difficile anzi impossibile da credere.
Il colonnello Cagnazzo viene quindi trasferito a Foggia. Non verrà più assegnato a comandi in Campania. La sua preziosa esperienza nella lotta alla camorra non viene più sfruttata.
Viene inviato in Kosovo al comando della MSU. Si farà notare per la sua azione di comando brillante e di grande umanità https://jfcnaples.nato.int/kfor/media-center/archive/news/2017/kfor-made-a-donation-in-mitrovica-north .
Poi ritorna in Italia. Nel 2017 ha l’incarico di comandante del comando provinciale dei carabinieri di Frosinone.
Quella di Frosinone è una provincia che vede la presenza della malavita organizzata legata all’ infiltrazione economica. Oltre ad essere luogo di rifugio per boss https://www.frosinonetoday.it/cronaca/pignataro-interamna-arrestato-latitante-antonio-polverino.html. Confina a nord con la provincia di Roma, ad ovest con quella di Latina e a sud con quella di Caserta.
Quando arriva, nel settembre 2017, a Frosinone Fabio Cagnazzo trova un caso estremamente delicato. L’omicidio di Serena Mollicone.
Un caso molto delicato anche per l’Arma. Si ipotizzava infatti che l’omicidio fosse avvenuto nella caserma carabinieri di Arce. Ad opera dei maresciallo Mottola, di suo figlio e di sua moglie con la complicità di due carabinieri.
Un secondo caso Cucchi. Con maggior e devastante peso mediatico.
Il colonnello Fabio Cagnazzo si mette al lavoro. Crea una squadra che lavora unicamente al caso Mollicone.
Nel 2019 le indagine vengono chiuse e si arriva al rinvio a giudizio. Fabio Cagnazzo viene, giustamente, elogiato.
Attenzione, però, le cose sono più complesse.
L’informativa conclusiva preparata dagli uomini del colonnello Cagnazzo, che vale la pena di leggere tutta, non si limita ad indicare gli elementi a carico degli odierni imputati.
Evidenzia anche delle “piste” complementari che richiamano ciò che era Arce nel 2001.
Nel 2001 ad Arce la camorra era di casa, letteralmente. Il boss Gaetano Marino aveva una villa ad Arce https://www.altroquotidiano.it/lomicidio-di-serena-mollicone-e-il-giallo-di-arce-dichiarazioni-shock-del-padre-guglielmo-la-camorra-aiuto-gli-assassini/. Gaetano Marino sarà poi arrestato nel novembre 2004 dal capitano Fabio Cagnazzo https://internapoli.it/3053-catturati-i-cassieri-del-clan-di-lauroil-comune-aiuta-lanziana-punita-dai-pusher/ .
Un boss non sceglie a caso dove comprare una villa. Evidentemente Arce offriva “tranquillità” se non addirittura complicità a più livelli. Un investigatore esperto come Cagnazzo questo lo sa benissimo.
Inoltre Arce era evidentemente così “sicura” da permettere la più “ricca” e sanguinaria rapina della storia recente della provincia di Frosinone. Il 28 maggio 1998 presso l’ufficio postale di Arce viene ucciso Maurizio Polisena durante una rapina che frutta 740 milioni di lire https://ilsud-est.it/attualita/inchiesta/2024/02/12/maurizio-polisena-laltro-mistero-di-arce/ .
Rimane il fondato sospetto che Serena Mollicone sia la vittima di qualcosa di indicibile e complesso https://ilsud-est.it/attualita/2024/08/12/serena-mollicone-vittima-di-giuda/ . Dietro il volto sorridente di Serena Mollicone potrebbe nascondersi un verminaio di insospettabili complicità.
Resta un dato oggettivo. Dal 2010 al 2019 il colonnello Fabio Cagnazzo viene lasciato relativamente “tranquillo” da pentiti e anonimi.
Appena, però, incrocia nuovamente la camorra e possibili collusioni con insospettabili ripartono pentiti e lettere anonime. Succede nel 2010 e nel 2019.
Casualità? Coincidenze? Forse ma anche no. Cercheremo di dare una risposta. In attesa che sia fatta Giustizia.
Presto. Perché queste accuse stanno logorando il colonnello Cagnazzo e la sua famiglia. Possibile che un servitore dello Stato non possa avere i domiciliari?
Come potrebbe fuggire un carabiniere che non è mai fuggito davanti alla malavita? Come potrebbe inquinare le prove? E quale delitto potrebbe reiterare?
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