02 Dicembre 2024
Serena Mollicone e la sindrome de “ Il processo del lunedì”
Guglielmo Mollicone ha sempre e solo cercato la giustizia dei tribunali. E anche davanti ad una sentenza definitiva assolutoria dei Mottola, lui non si sarebbe arreso.
Perché sapeva che le partite si vincono sul campo non in tribuna stampa.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Sarà la Cassazione, nel 2025, a mettere probabilmente la parola fine alla vicenda processuale legata all’omicidio di Serena Mollicone.
La Procura Generale ha depositato il ricorso in Cassazione. Con argomenti che sembrano incentrati sulla carenza di motivazioni. Con il rischio di violazione della novella normativa introdotta nel 2017. Ribadita in recenti sentenze della Suprema Corte https://neldiritto.it/sezioni/penale/21056/doppia-conforme-assolutoria-al-pm-e-escluso-il-ricorso-per-vizio-di-motivazione.html .
Vedremo, rimanendo in rispettosa attesa dell’unico responso che ha valore. Quello dei giudici.
Attesa che invece non vuole o non può permettersi il mondo dell’informazione.
La scorsa settimana è stata trasmesso l’ennesima puntata speciale delle “Iene” dedicata al caso di Serena Mollicone.
Approfondimento giornalistico con la presenza anche del giornalista Pino Rinaldi che ha evidenziato gli elementi a favore degli imputati. Quindi è stato assicurato il contraddittorio.
In realtà solo apparentemente. Primo perché Rinaldi è stato massacrato sui social. A dimostrazione di una marcata insofferenza verso pareri discordanti. A cui si aggiunge la mancata concessione, ad oggi, a Cassino di una sede istituzionale per la presentazione del libro del Prof. Lavorino che coordina i consulenti della famiglia Mottola.
Le opinioni altrui possono anzi devono essere criticate, in modo documentato e civile. Con la querela se presentano contenuti diffamatori. Invece silenziarle, se non per i motivi previsti dalla legge, è sempre censurabile. Perché i diritti garantiti dalla Costituzione sono sacri. Rimaniamo fedeli al brocardo Legum servi sumus ut liberi esse possimus.
Inoltre quella di Rinaldi è stata una voce minoritaria in un contesto chiaramente accusatorio. Senza dimenticare che sarebbe stato opportuna la presenza dei legali degli imputati.
“Le Iene” hanno sempre sostenuto una linea chiaramente accusatoria contro i Mottola. Sposando totalmente la linea della Procura. Nulla da dire è un loro diritto.
Discorso diverso è voler far passare una posizione di parte per una verità accertata.
Estrapolare brani di sentenze (a proposito perché non pubblicarle integralmente?) per sostenere le proprie tesi è infatti indicativo di atteggiamento partigiano che non può sostituire le sentenze dei tribunali. Le sentenze vengono “demolite” in aula dai giudici non sui social.
Perché altrimenti rischiamo la sindrome de “Il processo del lunedì”. La mia squadra gioca la partita (processo) e perde. Invece di analizzare le cause della sconfitta accuso l’arbitro (i giudici). Poi perdo nuovamente e ancora accuso l’arbitro senza autocritica.
Per dimostrare le mie ragioni organizzo una bella puntata usando la moviola per evidenziare mille e mille volte i presunti torti e gli episodi dubbi.
Intanto però la partita è persa. Nel calcio come nelle vicende giudiziarie contano solo i risultati.
Certo l’opinione pubblica deve essere informata. Esiste differenza tra informare e invocare il giudizio popolare. Ad esempio perché il caso di Serena Mollicone, tra gli altri, non può essere trattato con questo stile?
Inoltre il giudizio popolare è sostanzialmente inutile. Perché non cambia il risultato.
Accusare i Mottola con un impianto accusatorio oggettivamente debole significa o prendersi la responsabilità di accusare degli innocenti o permettere a dei colpevoli di uscirne assolti.
Perché, nel caso di assoluzione definitiva, qualcuno dovrà farsi una domanda. Non si poteva aspettare ancora prima di celebrare questo processo e nel frattempo colmare le lacune? Il processo per l’omicidio di Nada Cella inizierà quasi dopo trent’anni dai fatti.
Bisognava coltivare il dubbio: “non è che accusiamo degli innocenti?” “con indizi così deboli rischiamo di vedere assolti gli imputati anche se colpevoli?”
Le vicende giudiziarie non sono una partita di calcio e il tribunale non è uno stadio. Non è che ad ogni fischio (sentenza) circondiamo l’arbitro per protestare e in alcuni casi invocare l’invasione di campo. Inoltre anche se la Cassazione dovesse disporre un nuovo processo, i nuovi giudici potrebbero usare il/la VAR (perizia d’ufficio sulla porta) e il risultato sul campo (assoluzione) verrebbe quasi sicuramente confermato.
Guglielmo Mollicone ha sempre e solo cercato la giustizia dei tribunali. E anche davanti ad una eventuale sentenza definitiva assolutoria dei Mottola lui non si sarebbe arreso.
Perché sapeva che le partite si vincono sul campo non in tribuna stampa.
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