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Perché difendere Canfora anche se non si è d’accordo

Il 16 aprile il professor Luciano Canfora verrà processato per aver definito “neonazista nell’animo” il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I fatti risalgono al 2022, quando la leader di Fratelli d’Italia era ancora Onorevole. Considerata l’evidente sproporzione di potere, poiché si tratta innegabilmente di un processo impari, è partita una petizione di oltre cento intellettuali, accademici, giornalisti, incluso l’ANPI e addirittura il quotidiano francese Liberation.

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In copertina, il professor Luciano Canfora, 81 anni. Credit foto Antonio Pignato, licenza CC. 4.0.

di Alessandro Andrea Argeri

Il 16 aprile il professor Luciano Canfora verrà processato per aver definito “neonazista nell’animo” il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I fatti risalgono al 2022, quando la leader di Fratelli d’Italia era ancora Onorevole. Considerata l’evidente sproporzione di potere, poiché si tratta innegabilmente di un processo impari, è partita una petizione di oltre cento intellettuali, accademici, giornalisti, incluso l’ANPI e addirittura il quotidiano francese Liberation.

Gli antefatti. Nel 2022 Canfora aveva definito Giorgia Meloni “neonazista nell’animo” poiché Fratelli d’Italia, partito di cui è leader nonché fondatrice, nasce dalle ceneri dell’MSI, il quale a sua volta affonda le radici nella Repubblica di Salò, governata da Mussolini dal 1943 al 1945 sotto protezione della Germania nazista. La connessione è indiscutibile, non a caso il partito di Meloni ha pure la fiamma tricolore dell’MSI nel simbolo, senza contare come il Governo non abbia mai condannato eventi quali le manifestazioni neofasciste di Via Acca Larentia a Roma o il pestaggio degli studenti delle scuole di Firenze, tanto per citarne due recenti.

Veniamo ora al caso in sé. Nella denuncia per diffamazione ai danni di un intellettuale da parte del capo del Governo dobbiamo distinguere due aspetti: da un lato c’è il diritto di critica, inviolabile, sacrosanto, da tutelare con ogni mezzo possibile in una società democratica, mentre dall’altro c’è quello di offesa. I due non vanno confusi poiché c’è un’etica anche, o soprattutto, nella comunicazione, siccome si può dire tutto, ma non in qualsiasi modo. Tuttavia in questo caso c’è un’evidente sproporzione di forze in quanto il potere politico si confronta a processo con un privato cittadino, in una situazione in cui, poiché l’accusa viene dal Presidente del Consiglio dei ministri, il Governo potrebbe addirittura costituirsi parte lesa.

Inoltre preoccupano in Italia i sempre più frequenti attacchi a ogni possibile voce di dissenso, dai giornali alle istituzioni culturali, dai presentatori televisivi agli intellettuali. Alcuni esempi recenti: Arianna Meloni ha denunciato Natarangelo del Fatto Quotidiano per una vignetta, poi con la sorella Giorgia ha querelato il cantante dei Placebo; il ministro della Difesa Crosetto ha denunciato Domani e il Giornale; Adolfo Urso, ministro dello Sviluppo economico, ha attaccato La Repubblica e Report, programma di giornalismo investigativo da anni in lotta con la politica per le sue inchieste quasi sempre eclatanti; il sottosegretario di Stato Fazzolari, quello ritratto in una foto vestito da SS, addirittura segna tripletta con Domani, La Stampa e Dagospia.

Eppure quando si ricopre una posizione di rilievo bisogna necessariamente aspettarsi di ricevere critiche. La capacità di gestirle è quindi segno di consapevolezza sia del proprio ruolo sia di una comprovata responsabilità istituzionale. Si può essere in disaccordo o meno con le idee del professor Luciano Canfora, tuttavia è importante firmare la petizione per difenderlo poiché domani potrebbe capitare a noi, o a un qualsiasi privato cittadino, per un post sui social oppure per un’opinione espressa in pubblico, di essere processati da chi detiene il potere. D’altronde, da qui all’Ungheria il passo è breve, ma in un Paese dove si censura Peppa Pig per “cambiare la narrativa del Paese” potremmo anche diventare il regno del Fantabosco. Dove sono le opposizioni in tutto questo? Forse sono impegnate a combattere il male assieme alle Winx. Nel dubbio, alle prossime elezioni voterò Ben Ten.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).