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Esteri

Israele si va sempre più radicalizzando:  politici e  partiti di destra

Dalla solidarietà e dall’appoggio incondizionato per l’eccidio di 1200 israeliani si è passati alle proteste di massa contro Israele nei campus universitari statunitensi

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Credit foto https://www.tio.ch/dal-mondo/cronaca/1739557/israele-hamas-gaza-capo-accordo-mossad

Di Fulvio Rapanà

Dopo quattro mesi orribili  la guerra tra Israele e Hamas si trascina e Israele, che pur non avendo iniziato le ostilità, sembra più isolato che mai nel mondo. Dalla solidarietà e dall’appoggio incondizionato per l’eccidio di 1200 israeliani si è passati alle proteste di massa contro Israele nei campus universitari statunitensi, nelle strade del Regno Unito e delle altre capitali dell’occidente, all’appello con l’accusa di “genocidio” del Sud Africa alla Corte Internazionale di Giustizia. Gli Stati Uniti, i migliori amici di Israele, hanno dato tempo a IDF di compiere un massacro di civili a Gaza facendo finta prima di intercedere su Israele  dall’evitare  eccessi militari sui civili inermi, poi a chiedere un ridimensionare delle attività militari per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari, quindi ad imporre sanzioni a 4 coloni  autori di violenze in Cisgiordania. Hanno proposto una bozza di risoluzione  al Consiglio di Sicurezza dell’ ONU, per un cessate il fuoco umanitario, ma senza alcuna trattativa preventiva con gli altri componenti permanenti del consiglio di sicurezza  è stata respinta. Biden ha  mandato per ben 5 volte Blinken in giro per le capitali del medioriente a mangiare tartine; si sono fatte trapelare fantomatiche telefonate burrascose fra Biden e Netanyahu con ingiurie come “Netanyahu è uno stronzo”. Tutto con il  solo fine di dare a Israele il tempo per chiudere la questione . Come  capita spesso dall’incidente del Tonchino in Vietnam, alle armi di distruzioni di massa dell’Iraq in poi  alla “guida suprema dell’occidente”  le bugie e le falsità sono diventate la pratica corrente tanto delle  amministrazioni democratiche quanto repubblicane.

Gli Usa sono a totale protezione di una “democrazia” israeliana che da oramai almeno 20 anni, con Netanyahu al potere, sta scivolando sempre di più verso una radicalizzazione politica, sociale e religiosa. Netanyahu potrebbe essere costretto a dimettersi una volta finita la guerra, se non prima, dal momento che gli obiettivi non  sono chiari o,  come la distruzione di Hamas, appaiono piuttosto fumosi, ma come la storia israeliana ha ripetutamente dimostrato, soprattutto negli ultimi decenni, episodi di guerra o di violenza estrema come quello attuale non hanno fatto altro che rafforzare un’inclinazione a destra della società. Senza andare troppo indietro , nel 2008-2009 successivamente all’Operazione Piombo Fuso e l’invasione massiccia di Gaza da parte di Israele nel 2008-2009, gli israeliani hanno votato nuovamente Netanyahu. Nel maggio del 2021, una nuova escalation con Hamas ha portato a una violenza di strada senza precedenti tra ebrei e cittadini arabi in Israele, seguita da una serie minore di violenze nel 2022 e da un duro scontro con la Jihad islamica palestinese nel maggio del 2023, ma alle ultime elezioni ha vinto ancora Netanyahu . Se questo è lo schema che si è ripetuto negli ultimi 20 anni, gli israeliani, anche se  incolpano la leadership del paese per i catastrofici fallimenti in termini di sicurezza legati agli attacchi del 7 di ottobre, sembra improbabile che il loro orientamento politico di base muti e potrebbero eleggere un nuovo governo in continuità o forse anche peggio di questo attuale. Nel sondaggio , appena cinque giorni prima degli attacchi di Hamas, della Hebrew University,  è emerso che due terzi degli israeliani si identificavano come di destra (o “di destra” o “di destra moderata”) mentre il dieci per cento si identificava come di sinistra.

Ma chi sono i politici e i partiti che rappresentano  questa tendenza a destra della società isrealiana. Ovviamente Netanyahu, che guida il governo quasi ininterrottamente dal 2009. Nel 2019 è stato accusato in giudizio per corruzione, frode e abuso di potere. Nel 2020 è iniziato il processo. Una condizione che non solo ha indebolito il Likud, ma gli ha alienato l’alleanza con i partiti centristi. Per restare  al potere Netanyahu  ha così pilotato la nascita della lista di “Sionismo Religioso”, che riunisce  tre partiti di estrema destra razzista e xenofoba, in una lista unica e che insieme al Likud e al voto degli  ultra ortodossi a cui ha promesso finanziamenti e permettere la renitenza alla leva militare, gli ha permesso di vincere le elezioni nel 2023.

I tre partiti di estrema destra, che appoggiano il Likud, riunite nella lista Sionismo Religioso, hanno in parlamento 14 seggi:

Potere Ebraico: propugna un’ideologia razzista e xenofoba contro i Palestinesi . A capo del partito è Itam Ben Gvir  già messo sotto accusa 46 volte per reati gravi come vandalismo, istigazione al razzismo e sostegno a organizzazione terroristica. E’ stato condannato otto volte, una delle quali per istigazione al razzismo. A 18 anni aveva un curriculum così fitto da essere esentato dal servizio militare, ma oggi è a capo del Ministero della Sicurezza Nazionale. Dopo la sua nomina a ministro il Washington Post ha tirato fuori un video in cui si vede un giovanissimo Ben Gvir minacciare in televisione il premier Yitzhak Rabin: “Siamo arrivati alla tua macchina, presto arriveremo fino a te”. Due settimane dopo Rabin veniva assassinato.

Tkuma (Unione Nazionale): ha sette parlamentari  a capo c’è Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze, che in una conversazione privata resa recentemente pubblica si è dichiarato “omofobo e fascista”, per lui “Il popolo palestinese è un’invenzione che ha meno di cent’anni di vita. Hanno una storia o una cultura? No, non le hanno. I palestinesi non esistono, esistono solo gli arabi”.

Noam: è l’ultima forza coalizzata in sionismo religioso e la meno rilevante (un solo seggio alla Knesset).

Il primo obiettivo politico di questa nuova coalizione è ovviamente quello personale di Netanyahu di stare al potere come “elemento di equilibrio” fra le varie forze che la compongono, ma ve n’è un altro a cui tirano da sempre tutte le destre nel mondo : scardinare lo stato di diritto partendo dal sistema giudiziario,   così come ha fatto Orban in Ungheria o Morawiecki in Polonia, o come in modo più goffo, si vuole fare in Italia, iniziando dal ridurre il ruolo, le funzioni, e i poteri della Corte Suprema e quindi, a scendere, condizionare politicamente tutte le altre istituzioni liberali.   

Colpire e sottomettere la Giustizia al potere politico è solo strumentale al reale obiettivo del gruppo di Sionismo Religioso: Annettere ad Israele definitivamente la Cisgiordania e Gaza, riducendo in uno stato di ulteriore minorità la popolazione palestinese, negando di fatto i diritti civili anche ai cittadini israeliani di origine araba. Da qui il sostegno ai coloni e alla loro visione millenarista della creazione di una Grande Israele, ma anche a chiunque agisca con i fatti (leggi la violenza) con questo proposito. C’è poi, ovviamente, una politica culturale non dissimile da quella di altre forze di  destra: la difesa della famiglia tradizionale, l’ostilità ai diritti civili, l’odio per l’egualitarismo di stampo socialista, insofferenza verso lo stato di diritto, l’emancipazione femminile in rapporto con l’uguaglianza di genere.

Ma la società israeliana ha ancora anticorpi vivi e vitali e ha reagito contro la riforma voluta da Netanyahu e dai partiti di governo che ha polarizzato come non mai la società israeliana, con mesi di manifestazioni ininterrotte  e la presa di posizione contraria addirittura di elementi dell’esercito e dell’intelligence. Un fatto senza nessun precedenti nella storia di Israele.

La guerra ha mandato in frantumi tutte le certezze e le sicurezze che Netanyahu ha elargito a piene mani in questi anni di potere. Scrive Ehud Barak, ex capo di stato maggiore dell’esercito e primo ministro dal 1999 al 2001,”  La guerra ha messo in luce la sconcertante incompetenza strategica del governo e un sorprendente vuoto di leadership al vertice. I membri del governo, soprattutto quelli di Sionismo Religioso, hanno esitato a prendere decisioni cruciali, non sono riusciti a cooperare tra loro nella gestione della guerra, hanno attaccato i vertici dell’IDF e sono apparsi imbarazzantemente indifferenti e distratti quando si è trattato di gestire le relazioni con il più importate alleato di Israele, gli Stati Uniti, il tutto orchestrato da un approccio narcisistico, manipolativo e miope di Netanyahu”.  

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