Società
SERENA MOLLICONE, LA GRANDE CONFUSIONE
Io posso essere fermamente convinto della colpevolezza degli imputati. Nel processo penale, però, non conta cosa penso ma cosa posso provare.
Il rispetto per Serena Mollicone, Guglielmo e Santino Tuzi, impone questo approccio rigoroso.
L’aula di Tribunale non è uno stadio fatto di tifoserie.
DI PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO
Credit foto https://www.7colli.it/serena-mollicone-sarebbe-stata-uccisa-nella-caserma-dei-carabinieri-di-arce-52081/
Franco Mottola indagato per possesso di materiale pedopornografico. Questa la grande novità emersa durante il processo per l’omicidio di Serena Mollicone.
Franco Mottola è uno dei cinque imputati per la morte della giovane di Arce.
Tutti i giornali, anche a livello nazionale, hanno dato la notizia.
Specificando che l’accusa di possesso di materiale pedopornografico non è assolutamente legata al processo per l’omicidio di Serena Mollicone. Inoltre, è stato il Presidente della Corte d’Assise di Cassino a chiedere di acquisire la documentazione legata alle presunte immagini pedopornografiche.
I giornalisti avevano il dovere di dare la notizia.
Dura la reazione della difesa di Franco Mottola. Specialmente del consulente Prof. Carmelo Lavorino.
La difesa svolge il proprio compito. Tutelato dalla Costituzione. I giornalisti anche.
In realtà nella vicenda dell’omicidio di Serena Mollicone, regna spesso una grande confusione.
Ad iniziare dalla differenza tra cronaca e giornalismo investigativo.
Un giornalista che si occupa di cronaca riferisce i fatti per come emergono dalle dichiarazioni delle parti. Senza approfondimento critico. Può decidere di dare maggior credito alla Procura o alla difesa. Può prendere posizione.
Il giornalismo investigativo è altro. Ha come scopo non quello di sostenere tesi di parte ma trovare la verità supportata da oggettivi elementi di prova.
Nella vicenda di Serena Mollicone, il giornalismo investigativo è stato quasi del tutto assente.
Ad esempio, la Procura di Cassino sostiene che il corpo di Serena Mollicone è stato trasportato nel bosco di Fontecupa la sera del 1° giugno 2001. Da Franco Mottola e sua moglie, usando la Lancia K di famiglia.
Un giornalista di cronaca si limita a dare la notizia. Con minore o maggiore enfasi.
Usando invece l’approccio del giornalismo investigativo, l’analisi è più approfondita. Il 1° giugno 2001 un violento temporale ha colpito la zona di Fontecupa. Un bosco con sentieri in terra battuta.
La Lancia K è lunga 4,69 metri e larga 1,82 metri. Non facile da manovrare al buio, con un terreno reso viscido dalla pioggia e non esiste prova che Mottola avesse conoscenza di Fontecupa. Inoltre, i testimoni che vedono Franco Mottola rientrare in caserma, nella notte tra l’1 e il 2 giugno, non riferiscono che avesse gli abiti bagnati o sporchi di fango.
Porsi queste domande non significa sostenere l’innocenza dei Mottola. Significa verificare se è possibile superare il ragionevole dubbio.
Anche su questo, grande è la confusione nella tragica vicenda di Serena.
Molti non comprendono la differenza tra convincimento personale e oggettive evidenze.
Io posso essere fermamente convinto della colpevolezza degli imputati. Nel processo penale, però, non conta cosa penso ma cosa posso provare.
Il rispetto per Serena Mollicone, Gugliemo e Santino Tuzi, impone questo approccio rigoroso.
L’aula di Tribunale non è uno stadio fatto di tifoserie.
Individuare eventuali lacune e cercare di colmarle è doveroso.
Non possiamo permettere che i famigliari di Serena e Santino siano costretti in futuro ad affrontare lo stesso dolore dei famigliari di Gilberta Palleschi dopo la sentenza della Cassazione.
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