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SERENA MOLLICONE, RISCHI E PROSPETTIVE DELLA SENTENZA

Nessuna certezza quindi. Però la luminare indica una “compatibilità ottimale” tra il cranio di Serena e la lesione nella porta della caserma di Arce.
Saranno i giudici a decidere se “compatibilità ottimale” sarà sufficiente per una condanna.

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Credit foto https://www.7colli.it/serena-mollicone-sarebbe-stata-uccisa-nella-caserma-dei-carabinieri-di-arce-52081/

Di Pierdomenco Corte Ruggiero

Il giorno è arrivato. Cristina Cattaneo, consulente della Procura della Repubblica di Cassino, ha illustrato le proprie conclusioni innanzi la Corte d’Assise.

Un momento cruciale. Che decide la sorte degli imputati. L’accusa si regge sulla perizia del medico legale milanese e sulla testimonianza del fu Santino Tuzi.

La Professoressa Cattaneo non ha portato certezze. Non poteva. Ha lavorato su un corpo esumato dopo sedici anni. Ha esaminato foto e lavorato su ricostruzioni al computer. Con tutti i limiti connessi.

Nessuna certezza quindi. Però la luminare indica una “compatibilità ottimale” tra il cranio di Serena e la lesione nella porta della caserma di Arce.

Saranno i giudici a decidere se “compatibilità ottimale” sarà sufficiente per una condanna.

Sarà necessario anche trovare un movente, dimostrare che Serena è salita sull’auto di Marco Mottola, dimostrare che Franco Mottola conosceva il luogo dove è stato portato il corpo di Serena.

Fondamentale per la condanna rimane, però, la consulenza della Cattaneo.

Ovviamente la difesa con i propri consulenti cercherà di smontare le conclusioni dell’accusa. Non sarà facile. La Corte di Cassazione con sentenza 16458/2020 ha stabilito il primato del consulente del PM perché “sia pur nell’ambito della dialettica processuale, non è portatore di interessi di parte”. Orientamento spesso seguito nelle sentenze di primo grado già da anni.

La sentenza di eventuale condanna sarà, quindi, quasi totalmente fondata sulla consulenza Cattaneo.

Questo è, però, un grosso rischio.

Ipotizziamo la condanna in primo grado. Condanna che farà proprie le dichiarazioni di Tuzi e l’elaborato della Professoressa Cattaneo.

Cioè sulle dichiarazioni di un defunto che la Corte d’Assise non ha potuto ascoltare e che la difesa non ha potuto escutere. E sulla perizia del consulente del Pubblico Ministero.

Con queste premesse le difese chiederanno alla Corte d’Assise d’Appello di Roma una nuova perizia sulla porta. Perizia che quasi certamente concederà.

Il perito del giudice ha generalmente approccio più prudenziale. Con il rischio che molti elementi della sentenza di primo grado vengano meno.

È successo nel processo per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, nel processo per l’omicidio di Lidia Macchi.

Diverse sentenze, molto severe, emesse recentemente a Cassino per casi di omicidio, sono state riformate in senso favorevole al reo da parte della Corte d’Assise d’Appello di Roma.

L’assassino di Gilberta Palleschi era stato condannato all’ergastolo a Cassino ridotto poi a 20 anni; l’assassino dei fratelli Mattei condannato all’ergastolo a Cassino, pena ridotta a 30 anni; Donatella Di Bona e Nicola Feroleto erano stati condannati all’ergastolo a Cassino per l’omicidio del piccolo Gabriel. La Corte d’Appello di Roma ha riformato entrambe le condanne: 16 anni per la Di Bona e 24 per il Feroleto.

Quindi anche nel caso di condanna in primo grado non sarà il caso di titolare “giustizia è fatta”. Di illudere i parenti di Serena e Santino.

Onestamente bisogna ammettere che mancano ancora tasselli importanti. Cosa ha spinto Serena a recarsi presso la caserma di Arce? Forse per la denuncia; per una questione personale; forse perché ha dimenticato i libri. Troppi forse. Bisogna dimostrare poi che Marco Mottola alle 9:30 del 1° giugno 2001 era ad Isola Liri con la sua Y10.

Il percorso rimane ancora lungo e accidentato. Le certezze poche.

Abbiamo ancora tempo e occasioni per dare giustizia a Serena Mollicone, senza commettere errori.

Finalmente giustizia.

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