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PROCESSO MOLLICONE, LE DICHIARAZIONI DI ROSA MIRARCHI
La memoria di Serena Mollicone impone una rigorosa ricostruzione logica dei fatti, sostenuta da elementi oggettivi.
Questa è l’ultima occasione per dare giustizia a Serena Mollicone. Per individuare eventuali persone rimaste fuori dal processo. Per integrare l’impianto accusatorio con nuovi elementi.
Credit foto www.raiplay.it
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Processo Mollicone, udienza del 3 dicembre 2021. Un testimone importante della Procura ritratta le sue dichiarazioni. Grande indignazione della famiglia di Serena Mollicone.
Questo è il riassunto offerto da diverse testate giornalistiche.
In realtà molti i non ricordo di Rosa Mirarchi donna incaricata delle pulizie presso la caserma di Arce nel 2001 e testimone d’accusa.
Ha veramente ritrattato le sue dichiarazioni?
Sit del 19 dicembre 2017: “Domanda: Lei, quindi, ha mai visto una porta rotta in questa Caserma? Risposta: Non ho mai visto nessuna porta rotta. Ricordo solo che in una circostanza, mentre mi trovavo nell’appartamento del M.llo Mottola, e precisamente nella cameretta dei figli Marco e Gianni, sita di fronte all’ingresso, mentre stavo prendendo da dietro la porta un asse da stiro, Anna Maria mi disse che il danno sulla porta era stato causato dal marito Franco durante un litigio con il figlio Marco. Io però, intenta a prendere l’asse da stiro, neanche ho alzato lo sguardo per visionare questo danno. In realtà non ho mai visto una porta rotta nello stabile della Caserma di Arce…”.
Sit del 19 dicembre 2017: “Domanda: Ci precisi meglio come e perché effettuò queste pulizie. Risposta: Un giorno che non so collocare temporalmente Anna Maria Mottola mi chiese questa pulizia straordinaria poiché a suo dire doveva effettuare lì una festa per la figlia Anna, forse il compleanno. Andammo prima a visionare questo appartamento; mi ricordo che era vuoto, nel salone di ingresso vi erano dei panni appesi ad un filo che andava da una parete all’altra. Mi ricordo che Anna mi portò nel salone e nel bagno di fronte all’ingresso ove si trovava anche una vasca da bagno: mi disse di pulire solo questo salone e questo bagno, quello che effettivamente poi feci. Non mi ha fatto visionare nessuna altra stanza ed io, infatti, non ricordo nemmeno quali e quante altre camere ci siano. Domanda: Che tipo di pulizie ha effettuato lì? Risposta: Premetto che si trattava di un appartamento praticamente vuoto, almeno per le stanze che ho visionato io; ho dovuto pulire con un prodotto disincrostante che forniva la ditta per cui lavoravo poiché il bagno ricordo era addirittura annerito ed erano presenti anche dei calcinacci che ho dovuto togliere usando un raschietto. Il cemento/calcinacci erano presenti maggiormente sui bordi delle pareti e nel salone. Domanda: Lei ricorda se nell’appartamento che ha pulito vi era una porta danneggiata? Risposta: No, nell’appartamento in questione non ho visto nessuna porta danneggiata né allora né dopo”.
Sit del 19 dicembre 2017: “Domanda: Tra gli altri ricordi che ha riferito in passato c’è la visione di una ragazza in sala d’attesa della Caserma di Arce. Risposta: Questa circostanza l’ho riferita a xxxx in quanto ho ancora fissa nella memoria l’immagine di una ragazza che io ho visto nel passare nella sala d’attesa e mi colpì per la sua bellezza: aveva un aspetto spavaldo, un viso angelico con i capelli scuri ma sono sicura che non era Serena perché a Frosinone ho visionato le sue foto e non l’ho riconosciuta”.
Ricapitolando, la Mirarchi aveva già ripetutamente dichiarato di non aver mai visto la porta danneggiata. Inoltre, aveva dichiarato che la ragazza vista nella sala d’attesa della caserma di Arce, non era Serena Mollicone.
La pulizia con l’acido può sembrare sospetta, oggettivamente però è anche compatibile con lo stato dei luoghi descritto dalla Mirarchi.
Se hai ucciso qualcuno, perché incaricare delle pulizie una terza persona, lasciando un testimone?
Non si tratta di sostenere l’innocenza o la colpevolezza degli imputati. Questo sarà compito dei tre gradi di giudizio.
La memoria di Serena Mollicone impone una rigorosa ricostruzione logica dei fatti, sostenuta da elementi oggettivi.
Lo impone anche la Corte di Cassazione.
Questa è l’ultima occasione per dare giustizia a Serena Mollicone. Per individuare eventuali persone rimaste fuori dal processo. Per integrare l’impianto accusatorio con nuovi elementi.
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