Esteri
Aree di crisi nel mondo n. 23 del 24-1-2020
di STEFANO ORSI
Virus nCoV2019
Per la prima volta apro un mio articolo senza parlare di ciò che sta accadendo in qualche scenario in cui alcuni stati si difendono dall’attacco d altri stati, come in Siria ad esempio, ma parlando della lotta di un Paese contro un pericolo devastante, la guerra della Cina contro la Pandemia da corona virus nCoV2019 detto virus Wuhan dal nome della prima città dove è stato individuato un focolaio.
Stiamo assistendo ad una vera lotta contro il tempo ed un nemico finora inarrestabile.
Pochi giorni fa la certezza della mutazione avvenuta nel virus divenuto più contagioso e virulento, simile ad una influenza per la capacità di trasmettersi molto elevata, prima appariva meno facile il contagio.
Ad un certo punto qualcosa è cambiato e la notizia che 15 tra infermieri e medici di un ospedale fossero stati infettati da un solo paziente ha destato non poca preoccupazione nella comunità medica che segue l’evolversi della situazione.
Poco dopo sono iniziate le misure draconiane del governo cinese, chiusura totale di Wuhan, chiusi aeroporto, stazioni ferroviarie, terminal degli autobus, e le strade ed autostrade.
Una città da milioni di abitanti isolata dal mondo, ma forse era tardi per chiudere la stalla quando ormai i buoi ne erano usciti.
Poco dopo Wuhan, arriva la notizia che anche Huanggang e altre città subiscono la medesima misura precauzionale, e divengono 18 milioni nel giro di un solo giorno, e 35 milioni sono ormai i cittadini in quarantena.
Il governo di Pechino, ordina la proibizione di ogni festeggiamento per il capodanno cinese, vieta l’accesso ai tratti di Muraglia cinese più visitati, 70.000 cinema sono da ieri chiusi, da oggi è fatto divieto di viaggiare per turismo all’estero dalla Cina o verso la Cina. Chiusa anche il Disney Resort di Shangai.
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Persino la Città Proibita, nel cuore della stessa Pechino è chiusa a tutti i visitatori.
Si tentano misure disperate per evitare l’affollamento dei luoghi di svago e turistici che favorirebbero inevitabilmente la diffusione del virus.
La percezione che ho e che hanno alcuni medici consultati, è che il servizio sanitario cinese, nelle aree colpite si trovi estremamente vicino al collasso.
Finora le cifre ufficiali sono queste:
881 casi ufficiali
26 decessi legati direttamente al virus,
11 città messe in quarantena per 35 milioni di abitanti circa.
Queste cifre ci dicono che la mortalità in un ambiente con i servizi ospedalieri attivi ed efficienti e disponibilità a sufficienza di medicinali, antibiotici, antipiretici e quant’altro, compresa eventuale assistenza alla respirazione, trattandosi di virus polmonare, si mantiene vicina al 3%.
Per farci una idea di cosa significhi, essendo virulenta e contagiosa come la normale influenza, questa epidemia in caso di diffusione simile all’influenza stagionale potrebbe colpire tra i 5 e gli 8 milioni di contagi, nell’ultimo anno ad esempio i contagiati da influenza sono stati appunto circa 5 milioni (https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/08/22/andata-la-stagione-influenzale-tutti-numeri-italia/?refresh_ce=1 ) e circa 1000 le vittime.
Stimando un numero simile di contagi, ma essendo un virus nuovo i rischi di contagio sono molto più elevati ed una mortalità attorno al 3%, si può ipotizzare un numero di decessi legato al nuovo corona virus di circa 150.000, stiamo parlando di cifre davvero allarmanti.
Al momento però mancano i dati per sapere se il numero di vittime si sia concentrato nelle fasce di pazienti in cui l’influenza normale causa vittime, persone già ammalate e deboli ad esempio, o se abbia colpito ed ucciso anche persone del tutto sane.
Altro dato preoccupante è osservare come stia collassando il sistema di assistenza medico di fronte al rischio di epidemia o pandemia, i medici stessi sono tra i contagiati e pertanto resi inabili alle loro funzioni di assistenza, occorre ora esaminare se la percentuale di decessi dovesse aumentare con il progressivo collasso degli ospedali, venendo a mancare assistenza medica ai malati più gravi.
La situazione, in poche parole è davvero preoccupante.
Si pone una questione secondaria ma non meno importante.
Con 35 milioni di persone in quarantena e i trasporti da e per le città poste in stato di “assedio” di fatto, come si riuscirà a rifornirle di ogni tipo di assistenza e fornitura di generi di prima necessità?. I cittadini potranno o dovranno recarsi al lavoro? Mancheranno a breve cibo o anche energia? Sono domande di non poco conto, perchè anche d questo si rischia di morire, di fronte ad una situazione simile come far fronte ad una catena di logistica tale da garantire un regolare rifornimento di cibo? È qualcosa di mai avvenuto prima, e nemmeno ipotizzato o sperimentato. L’unica misura similare era stata presa in Sierra Leone durante l’epidemia di Ebola, nel 2014, ma solo in alcune province erano i casi più gravi e comunque per tutto il Paese venne richiesto ai cittadini di non uscire di casa per almeno 3 soli giorni, ma la Sierra Leone non arriva nemmeno ai 9 milioni di abitanti della sola Wuhan…
Tutto ci fa temere che le misure di quarantena non rimarranno limitate a queste città e di fronte all’eventuale impossibilità di rifornirle adeguatamente, situazione nemmeno difficile da ipotizzare, come reagiranno i cittadini?
Siamo di fronte ad uno dei peggiori scenari tipici del cinema catastrofico, studiare le misure prese e l’effetto che generano sulla popolazione e le strutture sanitarie è essenziale per programmare una azione efficace e tempestiva presso le nostre strutture.
Capire quali divengano scorte di medicinali da procurarsi per gli ospedali, misure per evitare il contagio del personale medico e anche quei piccoli accorgimenti individuali che ci permettano di rischiare ed allontanare un rischio di contagio per noi o i nostri cari.
Vorrei immaginare che al momento ci siano nostri osservatori sul posto a studiare con attenzione ciò che accade e far tesoro degli eventuali errori , in modo da imparare e non commetterli a nostra volta se la situazione dovesse sfuggire di mano e l’epidemia diffondersi nel mondo.
Ricordo l’attenzione ai tempi del rischio di pandemia da Aviaria pochi anni fa, quel virus che non si trasferiva da uomo a uomo era molto meno pericoloso di questo, spero che in breve si prendano le opportune misure finalizzate alla sistematica riduzione dei rischi di diffusione, e questo significa anche limitare il traffico delle merci oltre che delle persone, in quanto anch’esse ed il personale che le accompagna possono divenire veicolo di infezione.