Cultura
Quante ipotesi sulla morte di Allende?
di NICOLA VICECONTI
La ricerca della verità sulle cause della morte di Salvador Allende ha sempre interessato gran parte dell’opinione pubblica e del giornalismo mondiale.
Sulla vicenda, la magistratura cilena ha aperto – negli oltre quarant’anni che ci separano dal quell’11 settembre del 73 – diverse inchieste volte ad accertare se effettivamente il presidente socialista si sia tolto la vita o se, invece, sia stato ucciso dai militari di Augusto Pinochet.
Sull’argomento ho trovato interessante un articolo di Maddalena Celano intitolato “Così ammazzarono Salvador Allende: la verità!”, pubblicato pochi giorni fa sulla testata on-line “IlSudEst”, riguardante una minuziosa ed interessante ricostruzione degli ultimi momenti vissuti da Allende, all’interno del palazzo presidenziale La Moneda.
Punto di partenza della ricostruzione della Celano è la scoperta di una fotografia inedita del cadavere del presidente cileno, sulla quale alcuni esperti di medicina-legale del Belgio hanno rilasciato interessanti dichiarazioni. In aggiunta alle posizioni dei medici legali, l’articolo ricostruisce in modo dettagliato interessanti osservazioni balistiche sull’arma che ha ucciso il presidente riportata nei rapporti ufficiali. Tutti elementi, questi, che potrebbero avvalorare l’ipotesi più volte formulata che a togliere la vita a Salvador Allende fu una raffica di mitra sparata a distanza ravvicinata e non un gesto suicida per mezzo della mitragliatrice regalata dal Primo Ministro cubano Fidel Castro.
Sicuramente una simile verità risulterebbe in contrasto con l’ultima pronuncia del tribunale cileno del gennaio 2014 che, nel confermare la tesi del suicidio, cita testualmente: “Non esiste nessun testimone che possa avvalorare la tesi dello scontro”.
Al di là dell’arma in possesso di Allende e dei suoi ultimi movimenti poco prima di morire all’interno de La Moneda, l’aspetto che più mi ha colpito di questa storia cilena è quello relativo alla crisi politica nei giorni precedenti al golpe. Non bisogna dimenticare che il programma dell’Unità popolare, forza di governo che raggruppava i partiti politici di sinistra capitanata da Allende, stava per apportare profondi cambiamenti alla struttura politico-sociale del Cile, in un periodo caratterizzato da una grande crisi economica nonché da una precisa azione politica destabilizzante, messa in atto da una forte opposizione. Consapevole di tale crisi, Allende decise di sottoporre direttamente al popolo la decisione di proseguire o meno nella riforma. Una proposta democratica che di fatto i cileni non ebbero il tempo di valutare poiché la morte del presidente avvenne proprio il giorno in cui Allende avrebbe dovuto annunciarla via radio.
La guerra del ceto borghese contro Allende inizia un anno prima (ottobre 1972) quando, in uno sciopero generale, il Cile si mobilita di fronte ad una inflazione galoppante. Nel frattempo l’estrema destra, con una formazione terroristica denominata “patria e libertà” destabilizzava il paese, seminando il terrore con una serie di attentati. Come in quasi tutte le dittature sudamericane, l’ascesa dei militari golpisti cileni al potere è stato realizzato secondo quanto già in precedenza pianificato.
E’ incredibile come il famoso cantautore cileno Ángel Parra sia riuscito a preconizzare, con una sua canzone il momento finale di Allende. Era l’8 settembre del 1973, giorno del compleanno di Beatrice una delle figlie del Presidente quando l’artista si esibì con la sua canzone che in una strofa recita: “¿Qué vas a hacer? Si una negra amenaza se cierne sobre ti, si diez mil asesinos disparan contra ti, ¿qué vas a hacer?”[1]
Tre giorni dopo, l’11 settembre, il piano golpista prende forma; il generale Palacios, incaricato di attaccare La Moneda, alla fine dell’operazione informa il suo pari grado generale Nuño con poche ed eloquenti parole: “Missione compiuta, Moneda presa, Presidente morto!”… il Cile si disfa così del primo presidente marxista liberamente eletto nella storia dall’umanità, un uomo che aveva dimostrato al mondo intero che socialismo e democrazia erano compatibili.
[1] Cosa farai? Se una nera minaccia ti sovrasta, se diecimila assassini ti sparano contro, Cosa farai?