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“Vorrei la pelle nera”, contro il razzismo per Abiola Wabara

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di MICHELE DE GREGORIO

“Abiola è una delle nostre migliori giocatrici e solo dei mentecatti possono rovinare uno spettacolo sportivo come sono i playoff. Sicuramente non fanno parte del pubblico abituale della Pool Comense e della pallacanestro in generale. Il basket è sempre stato caratterizzato dalla multirazzialità e i giocatori stranieri e di altre etnie hanno, nel tempo, permesso al nostro sport di crescere e di affermarsi. Mi auguro che sia un caso isolato ed esprimo tutta la solidarietà mia personale e di tutta la federazione ad Abiola”.


Queste le parole con cui Dino Meneghin, presidente di Federbasket, nonché ex stella della nazionale italiana maschile di basket, ha commentato l’episodio di razzismo ai danni della giocatrice Abiola Wabara accaduto lo scorso 6 aprile durante la partita dei playoff del campionato femminile di basket tra Pool Comense e Bracco Geas, compagini rispettivamente di Como e Sesto San Giovanni. L’incontro è stato vinto per 75-65 dalla Bracco Geas in cui milita la Wabara, ma purtroppo ci si ricorderà anche di questo vergognoso episodio di razzismo oltre che del risultato.

Passando ai fatti, durante la gara, uno sparuto gruppo di idioti locali, si è scoperto essere ultrà del mondo del calcio infiltrati, ha cominciato ad insultare ripetutamente Wabara. L’allenatore della Geas, Montini, ha richiamato l’attenzione di uno degli arbitri su quanto stava accadendo ma la gara è proseguita. La cestista ha continuato a giocare mostrando indifferenza per quanto stava accadendo ma possiamo immaginare benissimo quale fosse il suo stato d’animo. Al termine dell’incontro ad Abiola, 30 anni, nata e cresciuta a Parma da genitori nigeriani, nazionale azzurra, una laurea a Baylor, negli Usa, pittrice per hobby, sono saltati i nervi dopo quel bombardamento e si è avvicinata agli ultrà. Tempestivamente sono intervenuti il presidente Mazzoleni e la sua capitana Giulia Arturi che, con fatica, sono riusciti a fermarla ma nel frattempo la Wabara continuava ad essere insultata con frasi come “scimmia” o “negra di m….” e contemporaneamente era raggiunta anche da sputi. Uno spettacolo assolutamente indegno a cui hanno assistito, purtroppo impassibili, gli 800 circa spettatori presenti nel palazzetto, un numero di molte volte superiore al manipolo di 15-20 mentecatti che ha dato vita allo show. La società civile ed i tifosi veri dovrebbero isolare queste persone e fare fronte comune contro di loro per far si che tali accadimenti non si verifichino più, oltretutto in uno sport che ha fatto della multirazzialità una bandiera ed un’occasione di crescita per tutti, anche a livello di prestazioni sportive.

In settimana la decisione della FIP di dar vita all’iniziativa “Vorrei la pelle nera” in segno di solidarietà alla giocatrice e per dare un segnale forte a questi pseudo tifosi che il mondo dello sport è unito più che mai nella lotta al razzismo e a qualsiasi discriminazione in genere. L’iniziativa consiste, per tutti i cestisti del campionato italiano, nello scendere in campo nel prossimo turno di campionato con il viso tinto di nero. L’invito è stato rivolto anche a tutti i tifosi presenti nei vari palazzetti dove si disputeranno le partite per mostrare l’unione di tutto il mondo della pallacanestro nel condannare questa vergogna. Anche la Pro Sesto calcio, capolista del girone C di Promozione, indosserà una maglia con la scritta: “Abiola Wabara una di noi!”. Ci si augura che anche il palazzetto in cui si disputerà gara-2 delle semifinali playoff tra Cras Taranto e Bracco Geas sabato sera si completamente tinto di … nero!

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo