Cultura
Quale storia?
di MICAELA RICCI
Dalla storia “magistra vitae” alla storia “comunista” dei libri scolastici, secondo la Carlucci
Proprio nell’anno di commemorazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia la storia sembra riaffacciarsi in maniera alquanto inusuale sullo scenario dei dibattiti politici degli ultimi giorni; questa volta, però, non si tratta di celebrare o demonizzare un eroe come Garibaldi o di approfondire un determinato periodo storico ma di una polemica che incarna le vere contraddizioni della nostra epoca, dibattuta tra un bisogno di memoria storica e una volontà opposta di cancellare i segni della nostra civiltà.
In un momento storico in cui il precariato nega la dignità dei giovani, la politica sembra non offrire un quadro rassicurante al nostro paese e gli africani emigrati chiedono asilo per la loro sopravvivenza, i deputati del Pdl si distraggono e “allentano la tensione” interrogandosi sulla presunta tendenziosità dei libri di storia nell’ambito scolastico. I testi scolastici, secondo l’esperta Gabriella Carlucci, alla quale chiediamo quanti libri di storia abbia mai aperto e sfogliato, sarebbero colpevoli di “gettare fango su Berlusconi”, creando un vero e proprio “indottrinamento” per “plagiare” le giovani coscienze per meri fini elettorali. Forse i deputati del Pdl non considerano le giovani generazioni come esseri pensanti e dotati di un proprio senso di autocritica e la richiesta che venga istituita una commissione parlamentare d’inchiesta sull’ “imparzialità dei libri di testo scolastici” offre l’immagine errata di una storia fatta da coloro che la scrivono e non da coloro che l’hanno realmente vissuta, con i sacrifici, il sangue e gli ideali più veri. E’ il punto di partenza di tale proposta che sembra travisare il vero senso della storia, intesa come accadimento ma anche come ideologia, politica, e lotta per i propri ideali.
Per il nostro ministro Gelmini “qualche volta” c’è un problema di oggettività nel trattare il fatto storico e, per tale motivo, è necessario valutare tale proposta che verrà affidata al giudizio del parlamento. Ma allora se i libri di storia sono parziali e tendenziosi lo sono anche le spiegazioni scolastiche di tanti professori che sugli stessi libri si sono formati, motivo per cui sarebbe giusto riformare tutta la classe insegnante? Questo interrogativomostra l’insensatezza di tali argomentazioni soprattutto da parte di chi a scuola non ha mai insegnato e non conosce la realtà multiforme e variegata dei manuali scolastici. Il capogruppo Pdl in commissione Cultura, Emerenzio Barbieri, immagina di poter «verificare quali siano i testi faziosi, dare loro il tempo di adeguarsi prima di ritirarli dal mercato». Ma la faziosità naturalmente è stabilita da chi crede che la verità sia detenuta da una ristretta cerchia di ben pensanti e si rifiuta di interrogare gli avvenimenti storici nella loro peculiarità e nel loro senso più sincero. La censura ha coinvolto il manuale “La Storia”di Della Peruta-Chittolini-Capra, edito da Le Monnier, poichè Palmiro Togliatti viene definito “uomo politico intelligente, duttile e capace di ampie visioni generali” e Berlinguer “un uomo di profonda onestà morale e intellettuale, misurato e alieno dalla retorica”. Bisogna, insomma, iniziare a pensare che la celebrazione delle qualità di un uomo politico che per ideologie è lontano dal pensiero berlusconiano sia una critica a Berlusconi e non un apprezzamento di ciò che di positivo quel personaggio ha prodotto nel suo determinato contesto storico. Tutto viene giudicato secondo un criterio di confronto con il presente in una lettura della storia erronea e fuorviante.
La reazione politica del Pd è quella di affermare che “ormai i rappresentanti del Pdl vedono i comunisti dappertutto” e che il Pdl “vorrebbe una scuola pubblica di regime, completamente asservita al potere del governo, in cui si lavori contro la capacità critica delle nuove generazioni”. L’unione degli studenti si chiede come si possa dare vita ad un processo senza alcun fondamento di realtà per distogliere l’attenzione dai problemi reali della scuola. Gli studenti si domandano “come possano essere messi sotto attacco, senza alcuna competenza nel settore, degli intellettuali e studiosi come quelli citati dalla Carlucci nello stesso modo con cui sono stati additati gli insegnanti delle scuole pubbliche”. Si tratta di una censura de facto, sempre secondo l’associazione degli studenti, “che ricalca lo stile delle dittature fasciste” mentre sarebbe più opportuno ricordare all’’On. Carlucci e al suo governo che “la Costituzione Italiana che loro tanto attaccano, sancisce la libertà di insegnamento e la libertà di pensiero, e le loro proposte sono fuori da ogni quadro democratico e costituzionale”. Lo stesso professore di uno dei libri incriminati, il professor Franco Della Peruta, classe 1923, presidente dell’Istituto lombardo di storia contemporanea, definisce questa proposta come “un’attività censoria” che “ricorda tempi inquisitori di infausta memoria” e, di certo, lui la storia l’ha studiata ed è più legittimato ad esprimere un giudizio critico sugli avvenimenti oggetto di interpretazione politica.
Per concludere su questo polverone culturale o, sarebbe meglio dire pseudo-culturale, è doveroso ricordare che la base di ogni giudizio è la conoscenza e che la diversa sensibilità di ogni studioso o docente di storia è un valore da salvaguardare contro l’appiattimento del dibattito culturale che sembra dividere ogni idea all’interno di due categorie, il berlusconismo o il contro-berlusconismo. L’Italia ha bisogno ancora di credere che le categorie di valutazione possano anche essere esterne a queste due correnti di pensiero e che i docenti siano ancora i liberi depositari di un sapere che nessun pregiudizio o preconcetto dovrebbe intaccare.