26 Maggio 2025
Fabio Cagnazzo ora è libero. Anche di ristabilire la verità dei fatti
Difendere un principio significa difendere tutti e ciascuno.

Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Dallo scorso 23 maggio il colonnello Fabio Cagnazzo è un uomo libero.
Dopo oltre sei mesi di detenzione in carcere.
Nel novembre 2024 il Gip di Salerno aveva disposto la detenzione in carcere per Fabio Cagnazzo. Accusato dalla Procura di Salerno di aver pianificato l’omicidio di Angelo Vassallo. Sindaco di Pollica.
La sezione Riesame del tribunale di Salerno aveva confermato la detenzione in carcere per Cagnazzo, per Lazzaro Cioffi e Giuseppe Cipriano.
L’ordinanza del riesame viene impugnata dai tre indagati. La Cassazione, ad aprile, annulla l’ordinanza e chiede al Riesame di pronunciarsi nuovamente.
Sulle motivazioni della Cassazione rimandiamo ai precedenti articoli https://ilsud-est.it/attualita/cronaca/2025/05/12/il-col-fabio-cagnazzo-i-soliti-quattro-gatti-e-rita-de-crescenzo/ e https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/cronache/giudiziaria/2025/05/10/vassallo-unindagine-flop-tra-buchi-e-contraddizioni.
La nuova udienza al Riesame si è svolta il 22 maggio e il 23 viene disposta la scarcerazione del colonnello Cagnazzo.
Grande felicità da parte della famiglia, degli amici, dei suoi avvocati, delle persone che lo sostengono.
Felicità più che giustifica.
Non è, però, finita. Le accuse rimangono e la Procura della Repubblica di Salerno dovrà decidere che fare.
Probabilmente chiederà il rinvio a giudizio cercando di rinforzare l’impianto accusatorio che la Cassazione ha messo profondamente in discussione.
Bisognerà anche leggere le motivazioni del Riesame.
Un rinvio a giudizio che dovrà superare lo scoglio della “ragionevole previsione di condanna” introdotta dalla riforma Cartabia.
Criterio di valutazione ben illustrato in questa analisi dell’avvocato Giuseppe Della Monica.
La condivisione di queste analisi tecniche non ha scopo accademico ma vuole contribuire ad illustrare il funzionamento dei meccanismi del processo penale. Per poter dare un giudizio consapevole su una materia così delicata. Perché ciascuno di noi potrebbe vivere lo stesso calvario . Questa è la prima lezione della dolorosa vicenda del colonnello Cagnazzo.
Oggettivamente tenendo conto dei rilievi della Cassazione la ragionevole previsione di condanna potrebbe essere messa in discussione.
Detto ciò, per quanto possa apparire paradossale, ora la parte a cui conviene di più il processo è proprio quella di Fabio Cagnazzo.
Per molti anni Cagnazzo ha vissuto con questa ombra maligna che ha condizionato la sua vita e quella delle persone a lui legate da amore e affetto. Più volte è stato indagato con altrettante archiviazioni eppure l’ombra è rimasta. Ombra diventata incubo nel novembre scorso.
L’ennesima archiviazione o un non luogo a procedere rischiano di non cambiare la situazione. Rimarrebbe la paura di una nuova pagina.
Il colonnello Cagnazzo ha tutto il diritto di chiedere, dopo il dibattimento, la più ampia e definitiva assoluzione ex art. 530 c.p.p. Dibattimento che può, ci permettiamo di dire deve, stabilire anche come sono nate le accuse contro il colonnello.
Da uomo libero Cagnazzo saprà operare ancora di più per ristabilire la verità dei fatti. Assistito dai suoi legali. Sostenuto dagli affetti.
Anche noi, che a vario titolo facciamo informazione, possiamo e dobbiamo dare un contributo.
Provando a far luce sui molti aspetti da chiarire nella dinamica dell’omicidio del sindaco Vassallo. Sulle dinamiche che portarono alle accuse, anche mediatiche come ad esempio la lettera anonima inviata alle “Iene”, a Fabio Cagnazzo.
La seconda lezione che ci ha dato la vicenda del colonnello Cagnazzo, lo aveva già fatto Enzo Tortora ma lo abbiamo dimenticato evidentemente, è che non ci si può limitare a fare cronaca in questi casi.
Bisogna coltivare il dubbio. Individuare i punti deboli. Evitando il frenetico salire e scendere dai carri dei presunti vincitori.
Senza sostituirsi agli investigatori e alla magistratura. Con lo scopo, però, di fornire alla pubblica opinione elementi concreti, verificati e imparziali di valutazione.
Per evitare sentenze mediatiche. Che possono distruggere una vita. Possono uccidere.
Non a caso Papa Leone XIV ha invitato tutti gli operatori dei media ad “Inseguire la verità non il consenso”.
Adattando una famosa frase possiamo dire che il compito di chi fa informazione non è riportare semplicemente chi dice che fuori piove e chi dice che fuori c’è il sole ma guardare fuori dalla finestra e scoprire cosa è vero.
Con e per il colonnello Cagnazzo, che rappresenta anche i tanti che vivono situazioni drammaticamente simili, continuiamo un cammino verso la verità. Per sostenere un fondamentale diritto Costituzionale.
Perché a tutti può capitare di essere nei panni di Fabio Cagnazzo ed è giusto ripeterlo continuamente. Perché difendere un principio significa difendere tutti e ciascuno.
Difesa che si basa, anche, sul coraggio di guardare fuori dalla finestra.
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