Mettiti in comunicazione con noi

Economia & lavoro

Le PMI Innovative Aperte alla Collaborazione nelle Regioni Italiane

È un indicatore costituito da un rapporto. Il numeratore è composto dal numero di piccole e medie imprese con attività di cooperazione all’innovazione, ovvero aziende che hanno sviluppato accordi di cooperazione su attività di innovazione con altre imprese o istituzioni nel triennio precedente all’indagine.

Pubblicato

su

Sono cresciute in media del 93,62% tra il 2018 ed il 2023

L’European Innovation Scoreboard-EIS calcola il valore delle PMI Innovative aperte alla collaborazione con altre imprese o organizzazioni pubbliche. È un indicatore costituito da un rapporto. Il numeratore è composto dal numero di piccole e medie imprese con attività di cooperazione all’innovazione, ovvero aziende che hanno sviluppato accordi di cooperazione su attività di innovazione con altre imprese o istituzioni nel triennio precedente all’indagine. Il denominatore è composto dal numero totale di piccole e medie imprese. Tale indicatore misura il grado di coinvolgimento delle PMI nella cooperazione per l’innovazione. Le innovazioni complesse, in particolare nell’ambito ICT, dipendo dalla capacità di attingere a diverse fonti di informazione e conoscenza o di collaborare allo sviluppo di un’innovazione. Tale indicatore misura il flusso di conoscenza tra enti pubblici di ricerca e imprese e tra imprese e altre imprese. L’indicatore è limitato alle PMI in quanto quasi tutte le grandi imprese sono coinvolge in attività di cooperazione all’innovazione. I dati fanno riferimento alle regioni italiane nel periodo tra il 2018 ed il 2023.

PMI innovative con altre nel 2023.   La collaborazione tra imprese nelle varie regioni italiane è un indicatore fondamentale del dinamismo economico e della capacità di innovazione del tessuto imprenditoriale. L’analisi dei dati del 2023 mostra una variegata mappa di cooperazione tra le imprese in Italia, evidenziando sia cluster regionali di elevata collaborazione sia aree con minor intensità di reti imprenditoriali. In particolare, il Trentino Alto Adige si distingue con un valore di 368,59, il che suggerisce un ambiente eccezionalmente collaborativo e possibilmente una serie di politiche e infrastrutture che favoriscono l’integrazione e la sinergia tra le imprese. Questo alto livello di collaborazione può essere correlato alla struttura economica della regione, che include una forte presenza di industrie specializzate come quelle agroalimentari, meccaniche e turistiche, settori in cui la cooperazione tra aziende può generare significativi vantaggi competitivi. Al contrario, la Valle d’Aosta mostra il valore più basso, 58,34, indicando una minore inclinazione o capacità delle imprese locali di instaurare partnership forti. Questo può essere attribuito alla sua geografia e alla dimensione limitata del mercato locale, che potrebbero ostacolare la formazione di reti imprenditoriali estese. Le regioni come Emilia Romagna e Veneto, con valori rispettivamente di 188,40 e 178,65, mostrano anche un elevato grado di collaborazione. Queste regioni, note per il loro spirito imprenditoriale e per clusters industriali ben sviluppati, dimostrano come un tessuto economico solido e diversificato possa essere un terreno fertile per collaborazioni fruttuose. La presenza di distretti industriali, spesso orientati all’esportazione, potrebbe spiegare l’alta intensità di collaborazioni, essenziale per l’innovazione e la crescita in contesti competitivi globali. Regioni come la Campania e la Sardegna, con punteggi relativamente bassi di 91,63 e 95,17, potrebbero riscontrare barriere strutturali o mancanza di incentivi adeguati per una maggiore integrazione tra le imprese. Questo potrebbe riflettere limitazioni sia in termini di risorse finanziarie sia di accesso a reti e conoscenze, che sono cruciali per l’attivazione di collaborazioni efficaci Interessante è anche il caso della Lombardia, che con un valore di 155,48, si posiziona bene ma non ai livelli più alti. Essendo una delle regioni economicamente più forti d’Italia, questo dato potrebbe suggerire che mentre la quantità di imprese e l’economia sono robuste, vi è ancora margine per potenziare la collaborazione diretta tra le aziende. L’analisi suggerisce diverse interpretazioni possibili e implica che per alcune regioni potrebbero essere necessari interventi mirati per stimolare maggiormente la collaborazione interaziendale. Incentivi statali, sostegni per la creazione di reti e miglioramenti infrastrutturali potrebbero essere alcuni degli strumenti utili a incrementare l’integrazione economica regionale. Allo stesso tempo, la comprensione dei fattori culturali, economici e strutturali che influenzano la collaborazione in diverse aree potrebbe fornire spunti cruciali per politiche regionali più efficaci. In sintesi, i dati del 2023 riflettono una fotografia complessa del panorama di collaborazione interaziendale in Italia, che, se adeguatamente interpretata e supportata da politiche adatte, può portare a una maggiore coesione economica e a un incremento della competitività a livello sia nazionale sia internazionale.Inizio modulo

PMI innovative con altre nelle regioni italiane tra il 2018 ed il 2023.  L’analisi dell’evoluzione della collaborazione interaziendale nelle regioni italiane dal 2018 al 2023 fornisce un quadro interessante della dinamica economica locale e del cambiamento nelle reti di imprese. I dati mostrano aumenti significativi in quasi tutte le regioni, con Basilicata, Campania e Veneto che registrano le maggiori crescite percentuali, indicando un’intensificazione delle sinergie aziendali. La Basilicata è la regione con l’aumento più notevole, passando da 29,89 a 169,03, con un incremento assoluto di 139,14 e una variazione percentuale straordinaria del 465,50%. Questo salto può indicare l’implementazione di politiche regionali efficaci volte a stimolare la collaborazione tra le imprese, forse anche in risposta a precedenti isolamenti geografici ed economici. Al contrario, la Sardegna mostra una tendenza opposta, con una diminuzione da 135,64 a 95,17, e una variazione percentuale negativa del -29,83%. Questo declino potrebbe riflettere sfide particolari, come cambiamenti nel tessuto economico o nella disponibilità di incentivi per la collaborazione. La Campania e il Veneto hanno entrambi mostrato aumenti notevoli, rispettivamente del 180,68% e del 184,96%. Questi dati suggeriscono una ripresa e una crescita dell’attività collaborativa che può essere collegata a una rinascita economica post-crisi o a nuove iniziative imprenditoriali che favoriscono la cooperazione. La regione del Trentino Alto Adige continua a essere un esempio eccezionale di alta collaborazione interaziendale, con un salto da 186,85 a 368,59, mostrando non solo un alto valore assoluto ma anche una sostanziale crescita percentuale del 97,27%. Questo può riflettere una cultura forte e consolidata di cooperazione tra le aziende, supportata da un ambiente istituzionale favorevole. L’Emilia Romagna, un’altra regione con un robusto tessuto industriale, ha visto anch’essa una significativa crescita della collaborazione interaziendale, con un aumento del 235,58%. La presenza di distretti industriali e di una rete di piccole e medie imprese che collaborano in vari settori può spiegare questo aumento. Analizzando i dati si può notare che, ad eccezione della Sardegna, tutte le regioni italiane hanno mostrato un aumento della collaborazione tra imprese. Questo fenomeno suggerisce un generale orientamento verso la collaborazione come strumento per aumentare la competitività e l’innovazione.

PMI innovative con altre nelle macro-regioni italiane tra il 2018 ed il 2023. L’evoluzione della collaborazione tra le PMI innovative nelle macro-regioni italiane dal 2018 al 2023 offre un’interessante prospettiva sulla dinamica di cooperazione e sviluppo tecnologico regionale. L’analisi dei dati riflette variazioni significative, che possono fornire spunti per comprendere meglio le politiche regionali, le infrastrutture di supporto all’innovazione e il clima imprenditoriale generale. La regione del Sud mostra una traiettoria di recupero notevole dopo un periodo di stagnazione nel biennio 2019-2020, con valori fermi a 45,91. Questo stallo potrebbe riflettere le difficoltà economiche o una minore concentrazione di risorse e reti di supporto per le PMI innovative. Tuttavia, il marcato incremento registrato dal 2021 al 2023, culminante in un valore di 125,53, evidenzia un cambiamento sostanziale, con un incremento assoluto di 57,27 e una crescita percentuale dell’83,90%. Questo risultato suggerisce che, forse grazie a nuove politiche di sostegno o a un rinnovato focus sulle industrie ad alta tecnologia, il Sud ha iniziato a superare i propri ostacoli strutturali, creando un ambiente più favorevole per la collaborazione tra PMI innovative.Nel Nord, l’area è caratterizzata da un continuo e significativo aumento della collaborazione tra PMI innovative, con un salto da 82,73 nel 2018 a 179,20 nel 2023. Questo incremento, che si traduce in un aumento assoluto di 96,47 e una percentuale di crescita del 116,61%, testimonia una robusta infrastruttura e una solida rete imprenditoriale che supporta l’innovazione continua e la cooperazione. Il Nord, con il suo tessuto industriale avanzato e le numerose iniziative di supporto alle imprese innovative, continua a dimostrare la sua capacità di attrarre e sviluppare talenti e tecnologie di punta.Per quanto riguarda il Centro, dopo un periodo di apparente declino nel 2021, dove il valore scende a 67,18, si assiste a una ripresa notevole fino a raggiungere 131,89 nel 2023. Questo comporta un aumento assoluto di 50,98 e un aumento percentuale del 63,01%. Questo recupero può essere interpretato come il risultato di un rinnovato impegno per rafforzare le politiche di innovazione o migliorare le reti di collaborazione tra le PMI. La presenza di importanti centri urbani e accademici potrebbe aver giocato un ruolo cruciale nel facilitare questo rinnovamento, sostenendo l’adozione di tecnologie innovative e la condivisione di risorse e competenze. In sintesi, i dati del periodo 2018-2023 riflettono un contesto in evoluzione per le PMI innovative nelle diverse macro-regioni italiane. Il Nord si conferma come leader nell’innovazione e nella collaborazione, mentre il Sud e il Centro mostrano segni di una dinamica positiva, superando le sfide e capitalizzando nuove opportunità. Queste tendenze sottolineano l’importanza di politiche mirate e di un supporto continuo alle PMI innovative per stimolare la cooperazione e la crescita economica. La crescita delle collaborazioni tra PMI innovative è cruciale per il rafforzamento della competitività e per la capacità di risposta alle sfide del mercato globale, sottolineando l’essenzialità di un ambiente che favorisca l’interazione, l’apprendimento condiviso e l’innovazione trasversale.

Divario Nord-Sud. Il divario Nord-Sud in Italia è un tema centrale nell’analisi dello sviluppo economico e dell’innovazione, particolarmente evidente quando si esaminano le dinamiche delle PMI innovative che collaborano con altre aziende nelle diverse macro-regioni italiane dal 2018 al 2023. L’analisi rivela una disparità significativa nelle traiettorie di crescita e nella capacità di collaborazione interaziendale, riflettendo differenze strutturali e di opportunità tra le regioni. Nel Sud, dopo un netto calo nel periodo 2019-2020, con valori stagnanti intorno a 45,91, si osserva una ripresa nei tre anni successivi, raggiungendo un valore di 125,53 nel 2023. Questo aumento, che corrisponde a un incremento percentuale dell’83,90%, segnala un rinnovato dinamismo e l’effetto di politiche mirate a incentivare l’innovazione e la cooperazione tra PMI. Tuttavia, nonostante questa crescita, il Sud parte da una base più bassa rispetto al Nord, indicando una storica carenza di infrastrutture e supporto per l’innovazione che solo recentemente sta iniziando a essere indirizzata. Il Nord, d’altra parte, mostra una capacità più grande e costante di sostenere e espandere la collaborazione tra PMI innovative. Partendo già da un valore più alto nel 2018 (82,73), il Nord ha visto un aumento costante e significativo, culminante in un valore di 179,20 nel 2023, con un aumento percentuale del 116,61%. Questo suggerisce non solo una base di partenza più robusta ma anche un ambiente che continua a favorire l’interazione e la sinergia tra imprese innovative, supportato da un tessuto economico e istituzionale più forte e da un accesso più ampio a risorse finanziarie, tecnologiche e umane. Il Centro, con una traiettoria che mostra un calo nel 2021 seguito da una ripresa nel 2023, rispecchia una situazione di media volatilità, ma con una crescita complessiva inferiore rispetto al Nord e una ripresa meno marcata rispetto al Sud. Il valore del 2023 di 131,89 e l’aumento percentuale del 63,01% indicano miglioramenti, ma anche qui le sfide strutturali e di contesto sembrano limitare il potenziale di collaborazione rispetto al Nord. Queste dinamiche confermano l’esistenza di un divario Nord-Sud non solo in termini di valori assoluti ma anche nella velocità e nella capacità di adattamento e crescita. Mentre il Nord si avvantaggia di un contesto preesistente più favorevole, il Sud deve affrontare ostacoli maggiori, sebbene mostri segnali di una significativa capacità di recupero quando vengono forniti adeguati supporti. Il divario rispecchia in parte le disparità più ampie dell’economia italiana, con il Nord che beneficia di una maggiore concentrazione di distretti industriali, di infrastrutture avanzate e di un più ricco ecosistema di innovazione. Il Sud, più marginale in questi contesti, richiede strategie mirate per colmare queste lacune, come incentivi specifici per l’innovazione, il miglioramento delle infrastrutture di ricerca e sviluppo, e una maggiore integrazione nel tessuto economico nazionale e internazionale. In conclusione, il divario Nord-Sud nelle dinamiche di collaborazione tra PMI innovative rimane un indicatore critico delle sfide e delle opportunità nell’economia italiana.

Politiche economiche. Per stimolare lo sviluppo delle PMI innovative e collaborative in Italia, è fondamentale adottare una serie di politiche economiche mirate, che prendano in considerazione sia incentivi fiscali e finanziari sia il supporto diretto alle infrastrutture e alla formazione. Questi interventi devono essere particolarmente sensibili alle disparità regionali, cercando di ridurre il divario significativo tra il Nord e il Sud del paese, e dovrebbero essere implementati attraverso un approccio coordinato che coinvolga il governo, le istituzioni locali e il settore privato. In primo luogo, è cruciale offrire incentivi fiscali e finanziari che possano stimolare direttamente l’innovazione e la collaborazione tra PMI. Ciò include l’introduzione o l’incremento di crediti d’imposta per ricerca e sviluppo, soprattutto per progetti che prevedono collaborazioni tra diverse PMI o tra PMI e istituti di ricerca e università. Altresì, estendere le agevolazioni fiscali per gli investitori che scelgono di supportare finanziariamente startup e PMI innovative può incentivare l’ingresso di nuovo capitale e nuove competenze nel settore. Un ulteriore rafforzamento dei fondi di garanzia aiuterebbe le PMI a ottenere accesso a finanziamenti a condizioni favorevoli, essenziale per sostenerne la crescita e l’espansione. Il supporto diretto attraverso grant e sovvenzioni per progetti di innovazione collaborativa è un altro pilastro fondamentale. In particolare, si dovrebbero favorire le iniziative che promuovono le partnership interregionali, con l’obiettivo di superare le barriere geografiche e economiche che spesso isolano le PMI del Sud. La promozione e il sostegno a incubatori e acceleratori che facilitano la collaborazione e il trasferimento tecnologico tra le imprese innovatrici contribuiscono anche a creare un ambiente fertile per la nascita di nuove idee e prodotti. Inoltre, un servizio di consulenza e supporto finanziario per la protezione della proprietà intellettuale potrebbe salvaguardare le innovazioni e stimolare ulteriori collaborazioni. Per quanto riguarda le infrastrutture, un investimento significativo nelle infrastrutture digitali è imperativo, specialmente nelle regioni meno sviluppate. Questo non solo favorirebbe l’innovazione digitale, ma anche faciliterebbe la collaborazione a distanza, aspetto sempre più rilevante nell’era post-pandemica. È inoltre essenziale promuovere reti di collaborazione stabili tra imprese, università e centri di ricerca, per incentivarne l’interazione continua e produttiva. La formazione e lo sviluppo delle competenze rappresentano un ulteriore campo d’azione. I programmi di formazione tecnica e manageriale per i leader delle PMI potrebbero concentrarsi su come gestire l’innovazione e le collaborazioni interaziendali efficacemente. Promuovere partnership stabili tra PMI e università può facilitare lo scambio di conoscenze e tecnologie, amplificando l’impatto dell’innovazione. Infine, per affrontare il divario regionale, è necessario sviluppare piani di sviluppo su misura per le aree meno avanzate, mirati a stimolare l’innovazione e la collaborazione in loco. Questi piani dovrebbero anche incentivare la decentralizzazione delle attività di innovazione, distribuendo progetti strategici e risorse ben oltre le grandi aree metropolitane del Nord, per garantire una maggiore equità nel sviluppo economico e tecnologico del paese. L’implementazione di queste politiche richiede un impegno costante e coordinato tra i diversi livelli di governo e il settore privato. Solo attraverso un approccio olistico e inclusivo è possibile garantire che le PMI italiane non solo sopravvivano in un mercato competitivo, ma prosperino, contribuendo significativamente all’economia del paese grazie alla loro capacità di innovare e collaborare.

Conclusioni. Le PMI innovative aperte alle collaborazioni sono aumentate in media nelle regioni italiane del 93,62% tra il 2018 ed il 2023 passando da un ammontare di 76,58 unità fino ad un valore di 148,27 unità. Guardando alle macro-regioni italiane possiamo notare che il valore delle PMI innovative aperte alle collaborazioni è cresciuto in tutte le macro-regioni tra il 2018 ed il 2023. Nel Sud dell’83,90%, nel Nord del 116,61% e nel Centro del 63,01%. Tuttavia, se guardiamo al 2023 in termini di valore assoluto possiamo notare che esiste un divario tra il Centro-Sud ed il Nord. Infatti mentre il Sud Italia, nel 2023, ha fatto segnare un valore di 125,53 ed il Centro Italia ha fatto segnare un valore di 131,89 unità, il valore del Nord Italia rimane molto più elevato attestandosi intorno ad un ammontare del 179,2. La collaborazione per le PMI Innovative è particolarmente rilevante. Infatti le PMI innovative non hanno la forza economica di costruire dei dipartimenti specializzati nella Ricerca e Sviluppo o nell’Innovazione Tecnologica in grado di produrre brevetti, marchi, design, innovazione di prodotto e di servizio. Ne deriva pertanto che le PMI innovative, soprattutto all’interno di un medesimo settore di attività economica, tendono a crescere attraverso la collaborazione, nell’ambito dei sistemi di open innovation creando gli “ecosistemi di innovazione”. Tali sistemi possono essere stabiliti per legge, o per accordo tra privati, oppure possono scaturire “naturalmente” per esigenza operativa e tattica delle imprese che intendono utilizzare le esternalità positive delle reti per poter crescere pure avendo a disposizione meno risorse di quelle che le grandi imprese possono investire in termini di Ricerca & Sviluppo. Ne deriva pertanto la necessità di creare dei sistemi di facilitazione della collaborazione tra PMI innovative per stimolare la crescita economica e la competitività e consentire anche alle piccole organizzazioni economiche di poter offrire ai propri clienti dei prodotti che siano innovativi in termini di prodotti e processi.

Fonte dei dati: https://projects.research-and-innovation.ec.europa.eu/en/statistics/performance-indicators/european-innovation-scoreboard/eis# Immagini elaborate dall’Autore.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©

Professor of Risk Management at University of Bari Aldo Moro.