16 Giugno 2025
Iran: tra sfide interne, pressioni esterne e il valore della sovranità
L’Iran ha dimostrato di saper resistere. Ora resta da capire se saprà anche riformarsi, restando fedele a sé stesso.

Di Maddalena Celano
L’Iran rappresenta uno dei Paesi più complessi e strategicamente rilevanti del Medio Oriente. A oltre quarant’anni dalla rivoluzione del 1979, che trasformò profondamente il volto politico e sociale della nazione, l’Iran continua a essere oggetto di attenzioni, analisi e, talvolta, interferenze da parte di potenze regionali e globali.
Nonostante le difficoltà economiche legate a un duro regime sanzionatorio imposto da Stati Uniti e alleati, e nonostante le proteste cicliche nate da legittime rivendicazioni interne, il Paese ha finora dimostrato una sorprendente coesione e resistenza. Questo ha spinto molti osservatori a interrogarsi sul perché, a dispetto delle pressioni, non si sia mai arrivati a una vera e propria guerra civile o a un collasso delle istituzioni.
Una parte dell’opinione pubblica, specie tra la diaspora o tra chi ha vissuto gli anni pre-rivoluzionari, guarda ancora con nostalgia alla monarchia e ad alcune caratteristiche di quell’epoca. Tuttavia, è innegabile che il sistema attuale, pur con tutte le sue contraddizioni, abbia saputo difendere l’indipendenza del Paese in un contesto internazionale fortemente ostile.
Negli ultimi anni, alcune emittenti satellitari e piattaforme digitali, spesso prodotte da enti esterni – in particolare israeliani – hanno intensificato il tentativo di influenzare l’opinione pubblica iraniana, con programmi in lingua persiana che mescolano intrattenimento, musica e messaggi politici. Questi contenuti, talvolta camuffati da semplice nostalgia culturale, promuovono visioni favorevoli a un cambio di regime che, di fatto, rispecchierebbe interessi non iraniani.
Tra le figure emerse come simboli dell’opposizione, spicca Reza Pahlavi, figlio dell’ultimo scià. Sebbene alcuni lo vedano come possibile alternativa, resta diffusa in Iran la percezione di una sua eccessiva vicinanza alle potenze occidentali e a Israele, elementi che ne compromettono la legittimità agli occhi di gran parte della popolazione.
Parallelamente, le tensioni geopolitiche con Israele, il conflitto a Gaza, e l’alleanza tattica con la Russia collocano Teheran in un delicato equilibrio. Sebbene Mosca sia oggi un alleato, la storia insegna che le relazioni russo-iraniane sono state spesso segnate da ambiguità e interessi contrastanti, soprattutto per quanto riguarda l’accesso al Golfo Persico.
Alcuni analisti paventano l’ipotesi, in caso di caduta del sistema attuale, di una frammentazione dell’Iran in aree d’influenza esterne – russe, israeliane, saudite – favorita anche dalla diversità etnica e linguistica del Paese. Uno scenario che rischierebbe di cancellare secoli di storia e unità nazionale, aprendo la porta a un futuro di instabilità.
In questo contesto, il popolo iraniano appare diviso, ma non rassegnato. Il desiderio di cambiamento convive con la volontà di difendere la propria sovranità e identità, conquistate con fatica e custodite nonostante le gravi difficoltà economiche e sociali.
Qualunque trasformazione futura, se ci sarà, non potrà prescindere da un elemento essenziale: dovrà nascere dall’interno, senza imposizioni, manipolazioni o calcoli geopolitici esterni. L’Iran ha dimostrato di saper resistere. Ora resta da capire se saprà anche riformarsi, restando fedele a sé stesso.
