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Economia & lavoro

La Spesa in Innovazione per Dipendente nelle PMI nelle Regioni Italiane

Tale indicatore misura l’input direttamente correlato alle attività di innovazione. I dati sono disponibili per le 20 regioni italiane nel periodo 2018-2023.

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È cresciuta in media del 32,22% nelle regioni italiane tra il 2018 ed il 2023

L’Eurostat calcola il valore della spesa per l’innovazione per dipendente nelle PMI. L’indicatore è costituito da un rapporto nel quale al numeratore è presenta la somma della spesa totale per l’innovazione delle PMI in standard di potere di acquisto ed al denominatore l’occupazione totale nelle PMI innovative. Tale indicatore misura l’input direttamente correlato alle attività di innovazione. I dati sono disponibili per le 20 regioni italiane nel periodo 2018-2023.

Andamento della spesa per l’innovazione per occupati nel 2023.  I dati sulla spesa per l’innovazione per occupato nel 2023 mostrano una significativa variazione regionale nell’investimento in attività innovative in Italia. Con la Calabria che guida con la spesa più alta, 172,39 per occupato, possiamo vedere un chiaro impegno regionale verso l’innovazione o una base occupazionale relativamente più ristretta che potrebbe aver alzato la media per occupato. Al contrario, la Basilicata registra l’investimento più basso con solo 75,77 per occupato, che potrebbe riflettere limitazioni nelle risorse disponibili o diverse priorità economiche a livello regionale. Regioni notoriamente industrializzate come Lombardia e Emilia Romagna mostrano investimenti solidi, ma non estremi, suggerendo una distribuzione più bilanciata degli investimenti per l’innovazione su un vasto numero di occupati. Questo scenario mette in evidenza come le politiche di innovazione siano fortemente diversificate in base alla regione, influenzate da una varietà di fattori tra cui l’economia locale, la dimensione dell’industria e le priorità politiche. Mentre il nord mostra una tendenza generale verso investimenti più elevati nell’innovazione, ci sono eccezioni significative nel sud che investe moderatamente.

Andamento della spesa per l’innovazione per occupati tra il 2018 ed il 2023 nelle regioni italiane. L’analisi dei dati relativi alla spesa per l’innovazione per occupato tra il 2018 e il 2023 evidenzia cambiamenti significativi nelle diverse regioni italiane, con variazioni sia in termini assoluti che percentuali. La Calabria si distingue per il maggiore incremento, sia assoluto che percentuale, con un aumento di 98,07 per occupato, corrispondente a una crescita del 131,96%. Questo notevole salto potrebbe riflettere un intensificarsi delle politiche di incentivo all’innovazione o un cambio di direzione nelle strategie economiche regionali. D’altra parte, la Basilicata mostra un trend opposto, con una diminuzione di 7,76 per occupato e una riduzione del 9,29%, segnalando forse una riduzione dell’interesse nei confronti dell’innovazione o restrizioni di budget. Altre regioni come Lombardia ed Emilia Romagna hanno registrato aumenti moderati ma stabili, circa il 35%, indicando un supporto continuativo all’innovazione. Il Trentino Alto Adige presenta un quadro di quasi totale stabilità con un incremento marginale. Avendo già un livello elevato di spesa nel 2018, questo potrebbe suggerire che la regione ha raggiunto una sorta di saturazione o equilibrio nell’investimento per l’innovazione. Questi dati offrono una panoramica della varietà di approcci e di cambiamenti nelle politiche regionali riguardanti l’innovazione. Mentre alcune regioni hanno aumentato significativamente il loro impegno, altre sono rimaste più conservative o hanno ridotto le spese.

Divario Nord-Sud. L’analisi dei dati sulla spesa per l’innovazione per occupato evidenzia l’esistenza di un divario Nord-Sud in Italia. Il Nord Italia, con la sua maggiore industrializzazione e concentrazione di imprese high-tech, registra investimenti significativi in innovazione. Questo è supportato da una migliore accessibilità a finanziamenti e incentivi, compresi quelli europei, che favoriscono contesti già sviluppati. Le infrastrutture economiche avanzate e la capacità amministrativa delle regioni settentrionali, come Lombardia ed Emilia Romagna, facilitano una spesa maggiore e più efficace per l’innovazione. Al contrario, nel Sud, nonostante ci siano eccezioni come l’impennata di investimenti in Calabria, regioni come la Basilicata hanno registrato una diminuzione della spesa, indicando persistenti sfide nel promuovere l’innovazione. Il divario evidenziato dai dati non solo riflette disparità economiche, ma anche differenze nelle capacità istituzionali e nella gestione delle risorse. Sebbene ci siano segnali di progresso in alcune regioni meridionali, il divario rimane marcato e richiede un impegno continuo e mirato a livello sia nazionale che regionale per ridurre efficacemente le disparità e promuovere un equo sviluppo economico in tutto il paese.

Politiche economiche. Per stimolare la crescita della spesa per l’innovazione per occupato nelle regioni italiane, occorre adottare una serie di politiche economiche mirate e ben coordinate. Iniziare con incentivi fiscali e finanziari, come detrazioni o crediti d’imposta per spese in ricerca e sviluppo, può motivare le aziende a investire maggiormente in innovazione. L’accesso a finanziamenti agevolati, come prestiti a tassi ridotti per progetti innovativi, può anche aiutare, specialmente le PMI. Sviluppare cluster tecnologici nelle regioni meno avanzate potrebbe concentrare risorse, competenze e infrastrutture, creando un ambiente fertile per l’innovazione attraverso la collaborazione tra università, centri di ricerca, start-up e imprese di medio-grandi dimensioni. Accanto a ciò, investire in programmi di formazione per sviluppare le competenze digitali e tecnologiche della forza lavoro è essenziale per incrementare la capacità delle imprese di gestire e implementare processi innovativi. La regolamentazione deve anche essere rivista per facilitare la sperimentazione e l’implementazione di nuove tecnologie, rimuovendo barriere burocratiche e accelerando i processi di approvazione. Promuovere la ricerca e lo sviluppo collaborativo, sia a livello nazionale che internazionale, può aprire nuove porte e introdurre tecnologie avanzate, particolarmente in settori chiave come l’intelligenza artificiale e le energie rinnovabili. Infine, supportare la registrazione e la protezione della proprietà intellettuale e adottare politiche di acquisto pubblico che favoriscano prodotti e servizi innovativi può incrementare l’innovazione riducendo il divario Nord-Sud.

Conclusioni. Il valore delle spese in innovazione per dipendente in media nelle regioni italiane, tra il 2018 ed il 2023 è cresciuto da un ammontare di 93,74 unità fino ad un valore di 123,95 unità ovvero pari ad un ammontare di 30,21 unità pari a 32,22%. Se guardiamo alle macro-regioni italiane possiamo notare una crescita della spesa in innovazione per dipendente nelle imprese. In modo particolare il valore della variabile nel Sud Italia, tra il 2018 ed il 2023, è cresciuto in media di un ammontare pari a 38,74%, nel Nord del 25,58% e nel centro, e nel Nord del 25,58%. Tuttavia permangono dei divari regionali. Infatti la spesa media nelle regioni del Nord è pari a 130,66 ed è superiore rispetto ai corrispondenti valori sia del Centro con un valore pari 128,83 che del Sud con 114,79. Tuttavia possiamo notare una convergenza delle macro-regioni del Centro Italia e del Sud Italia verso la macro-regione del Nord Italia. Dobbiamo considerare che è molto probabile che la spesa in innovazione per dipendente cresca in tutte le regioni ed anche nelle macro-regioni, sia perché tale obiettivo è espressamente richiamato nella dinamica delle politiche economiche europee a sostegno dell’innovazione tecnologica, sia perché le aziende hanno sempre più necessità di investire nell’innovazione di prodotto e di processo per incrementare la competitività ed aumentare l’orientamento nei confronti dell’export.

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Professor of Risk Management at University of Bari Aldo Moro.