13 Luglio 2025
L’omicidio di Angelo Vassallo, le accuse a Fabio Cagnazzo e quei sopralluoghi di troppo
Se gli elementi accusatori non sono simmetrici e armoniosi nel formare un solido impianto accusatorio, bisogna coltivare il dubbio.

Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Depositate le motivazioni con cui il Riesame di Salerno ha annullato, lo scorso 23 maggio, l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del colonnello Fabio Cagnazzo e degli altri indagati.
Le motivazioni, però, sostengono la solidità dell’impianto accusatorio. L’ordinanza di custodia cautelare è stata annullata solo per il venir meno delle esigenze cautelari.
Nonostante le molte osservazioni e perplessità espresse dalla Cassazione https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/cronache/giudiziaria/2025/05/10/vassallo-unindagine-flop-tra-buchi-e-contraddizioni .
Secondo i giudici del Riesame Cagnazzo ha messo in essere un “pacifico e poderoso depistaggio”. Oltre ad avere un “buco” di ventitré minuti proprio nel momento dell’omicidio
Sul “pacifico e poderoso depistaggio” ritorneremo prossimamente considerato che sembra assai poco pacifico e poderoso. Mentre sui famosi ventitré minuti abbiamo già fatto delle osservazioni https://ilsud-est.it/attualita/inchiesta/2025/02/10/fabio-cagnazzo-quei-ventitre-minuti-di-troppo/ .
Sempre secondo i giudici del Riesame è vero che non esiste prova di un preventivo accordo tra il colonnello Cagnazzo e gli assassini ma per superare questa lacuna basta la logica.
Considerato che è “pacifico” che Cagnazzo ha depistato lo avrà fatto nell’interesse di qualcuno.
Torneremo anche su questo percorso logico.
In questa sede ciò che ci interessa sono i famosi due sopralluoghi fatti ad Acciaroli per preparare l’omicidio di Angelo Vassallo.
Secondo la pubblica accusa la minuziosa ricostruzione di questi sopralluoghi è la prova dell’attendibilità di Romolo Ridosso.
Uno avvenuto il 28 agosto 2010 nei pressi dell’abitazione di Angelo Vassallo. Il secondo avvenuto il 3 settembre 2010 per individuare la presenza di telecamere di sorveglianza ad Acciaroli.
Il più “interessante” è il secondo. Sopralluogo che secondo le dichiarazioni di Romolo Ridosso così avvenne.
La sera del 2 settembre incontra casualmente il carabiniere Lazzaro Cioffi e iniziano a parlare del più e del meno. Poi il Cioffi gli chiede di recarsi dal Cipriano Giuseppe perché il giorno successivo deve recarsi ad Acciaroli per fare un servizio.
Lazzaro Cioffi chiede al Ridosso di accompagnare il Cipriano perché ha una migliore acutezza visiva.
Romolo Ridosso si reca da Giuseppe Cipriano dal quale apprende che bisognava andare ad Acciaroli per verificare la presenza di telecamere lungo il percorso.
Il 2 settembre, verso le 10 del mattino, Ridosso passa a prendere il Cipriano. Non da solo però. In macchina c’è anche il figlio.
Un delicato sopralluogo decisamente affollato.
Ridosso dichiara che Cipriano non gli spiega il perché della verifica della presenza di telecamere e lui non lo chiede.
Non lo chiede perché aveva capito che probabilmente riguardava il sindaco di Acciaroli (Pollica).
Lo aveva capito perché, sempre secondo le dichiarazioni di Ridosso, nel periodo giugno-luglio 2010 Cipriano gli dice che Angelo Vassallo doveva essere sparato nelle gambe.
Vassallo si stava opponendo al rilascio di licenze che al Cipriano erano necessarie per aprire delle attività commerciali.
Inoltre, sempre nel periodo giugno/luglio, un dipendente del Cipriano Giuseppe aveva rubato in una delle proprietà del sindaco. Inoltre facendo uso di sostanze stupefacenti il dipendente aveva attirato l’attenzione di Angelo Vassallo sul consumo di stupefacenti ad Acciaroli.
Romolo Ridosso si offre, è lui che lo dichiara, di gambizzare Vassallo per 50.000 euro.
Ricapitolando, nel giugno-luglio Vassallo non doveva essere ucciso ma gambizzato. Il movente? Niente traffico di droga in grande stile ma delle licenze non concesse e un consumatore di stupefacenti che ruba al sindaco.
Due parole sulla “brillante” pensata di gambizzare Angelo Vassallo. Anche l’ultimo ladro di polli non poteva non sapere ciò che avrebbe comportato: la scorta per Vassallo, l’azione decisa di magistratura e forze dell’ordine, l’interessamento del Governo.
A settembre, invece, il movente dell’omicidio diventa la scoperta da parte di Vassallo di un grosso traffico di droga gestito da un alto ufficiale dei carabinieri. Fabio Cagnazzo.
Traffico di droga di cui non si trovano riscontri oltre alle dichiarazioni dei pentiti. Da dove arrivava? Dove era tenuta ad Acciaroli? Dove sono finiti i soldi ricavati?
Torniamo al sopralluogo del 3 settembre.
Secondo le dichiarazioni di Ridosso, Cioffi gli chiede di andare da Cipriano per fare un sopralluogo.
Perché Cioffi e Cagnazzo avevano bisogno di questo sopralluogo? Conoscevano perfettamente la zona.
Quando si organizza un omicidio si cerca di limitare il numero delle persone coinvolte.
Logica vuole poi che siano gli esecutori materiali a studiare il luogo e il percorso. Qui invece Ridosso e Cipriano vanno sul posto. Poi devono riferire a Cioffi che poi riferisce a Cagnazzo e solo alla fine le informazioni arrivano agli esecutori.
Esecutori materiali, ricordiamolo, che nel delitto Vassallo non sono mai stati individuati. Particolare non secondario.
Qui abbiamo Cipriano che deve essere accompagnato da Ridosso che si porta il figlio. Una scia di testimoni.
Sembra la trama di Italian Secret Service con il grande Nino Manfredi.
Questo, però, non è un film e non sembra nemmeno il piano criminale elaborato da due investigatori dei carabinieri con grande esperienza.
Certo si potrebbe ipotizzare un tentativo da parte di Cioffi e Cagnazzo di incastrare Ridosso e compagnia.
Ipotesi che non sembra reggere. Perché Ridosso avrebbe fatto subito, come ha fatto, il nome di Cioffi.
Come non convince l’interpretazione in chiave accusatoria del confronto manesco che Fabio Cagnazzo ha con Pierluca Cillo. Che nell’ottobre 2010 accusa pubblicamente Cagnazzo di essere coinvolto nel traffico di droga e nell’omicidio.
Secondo la tesi accusatoria Fabio Cagnazzo nell’ottobre 2010 era impegnato in un depistaggio “poderoso”. Il depistaggio serve per allontanare i sospetti. Invece Cagnazzo aggredisce in pubblico Cillo attirando l’attenzione. Mettendosi sulla testa la scritta al neon “sospetto”. Che senso ha?
Poteva essere invece la reazione istintiva, certamente scomposta e ovviamente indignata ad accuse ritenute false ed offensive.
I dubbi sono molti sul movente e sulla dinamica dell’omicidio. Diventano moltissimi parlando del depistaggio di cui è accusato il colonnello Cagnazzo https://ilsud-est.it/attualita/cronaca/2025/03/10/fabio-cagnazzo-i-primi-atti-di-polizia-giudiziaria-nellomicidio-vassallo/ .
Dubbi su cui torneremo con più articoli.
Le nostre analisi e quelle che verranno non sono frutto di innocentismo militante o di attacco al lavoro degli investigatori o di conoscenza personale con il colonnello Cagnazzo. Mai avuto il piacere di conoscerlo.
Sono dettati dalla necessità, di stampo autistico, di ordine e simmetria. Che soprattutto nelle indagini è fondamentale.
Se gli elementi accusatori non sono simmetrici e armoniosi nel formare un solido impianto accusatorio, bisogna coltivare con decisione il dubbio.
Perché la possibilità di una persona innocente in carcere deve essere il nostro peggiore incubo.
A ciò si aggiunge una notazione irritualmente personale.
Nel seguire il processo per l’omicidio di Serena Mollicone, mi sono posto e mi pongo una domanda.
E’ possibile credere che quel colonnello Fabio Cagnazzo che ha lottato con e per Guglielmo Mollicone per avere giustizia, era in realtà una maschera dietro cui si nascondeva un trafficante di droga e un pianificatore di morte?

Credit foto archivio storico “Il Corriere della Sera”
No, non è possibile.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©
