Oasi Culturale
László Krasznahorkai vince il Premio Nobel per la Letteratura 2025
Benvenuti su “Oasi Culturale” rubrica de IlSudEst a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo.
Questa settimana parliamo di László Krasznahorkai vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2025.
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Di Sara D’Angelo
Si pronuncia Kras-nao-horkai. Il nome appartiene allo scrittore ungherese László Krasznahorkai vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2025.
Nato il 5 gennaio a Gyula, nella sua giovane età fu uno studente, come il padre, di studi giuridici a Szeged. Nel 1983 conseguì la laurea in Lingua e Letteratura ungherese a Budapest e da quel momento nacque lo scrittore.
Nella sua carriera letteraria ha scritto otto romanzi, cinque raccolte di racconti, ed ha firmato cinque sceneggiature col regista Béla Tarr, quattro di queste tratte dalle sue opere.
La passione per la musica influenza la sua scrittura nota per le frasi lunghe caratterizzate da una sensibilità ritmica che con il flusso armonioso e conforme tipico di un pentagramma musicale si identifica con le composizioni affini alla sua prosa.
Giovedi 9 ottobre, l’Accademia svedese lo ha proclamato vincitore del Premio Nobel che gli verrà conferito il prossimo 10 dicembre a Stoccolma, anniversario della morte di Alfred Nobel (ideatore e fondatore del premio) durante la cerimonia di premiazione. Questa la motivazione del premio: “Per la sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte”.
La vittoria di László Krasznahorkai succede a Han Kang, firma orientale del prestigioso riconoscimento nel 2024. Autrice del romanzo “La vegetariana” la sudcoreana Han Kang ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 2024 per l’intensa prosa poetica che affronta traumi storici ed espone la fragilità umana” e il Man Booker International Prize nel 2016. L’anno prima fu proprio László Krasznahorkai a vincere il Man Booker International Prize.
Tra i candidati ruotavano alcuni nomi di scrittori e scrittrici che però non hanno avuto possibilità di sposare la storia del premio.
In lizza il nome della cinese Can Xue, del romeno Mircea Cărtărescu, della canadese Anne Carson, dell’australiano Gerald Murnane e della messicana Cristina Rivera Garza, Salman Rushdie, Michel Houellebecq, Don DeLillo e Stephen King. A quanto pare si dovrà attendere ancora prima che il re del brivido sia incoronato dall’Accademia svedese. Anche quest’anno i milioni di lettori dello scrittore e sceneggiatore americano non hanno potuto leggere il suo nome nel più prestigioso albo a livello mondiale.
Oggi László Krasznahorkai ha 71 anni, il suo stile onirico-visionario si sparge con diffusione capillare in tutte le opere pubblicate in Italia da Bompiani.
“Satantango” è il suo romanzo d’esordio (1985) dal quale il regista ungherese Béla Tarr ha tratto un film famoso anche per la sua durata: 435 minuti, più di sette ore.
Quattro anni dopo fu pubblicato “Melancolia della resistenza” (1989), il romanzo risale all’epoca in cui Krasznahorkai si trasferì a Berlino grazie a una borsa di studio finanziata da DAAD, un’organizzazione che “promuove lo scambio scientifico-accademico tra persone ed istituzioni con la Germania, informando gli interessati sul panorama accademico tedesco e le borse di studio del DAAD”.
Dalla seconda prova di scrittura fu tratto un film di Béla Tarr, Le armonie di Werckmeister, del 2000.
Frasi lunghe e prive di punteggiatura dunque. L’ impronta stilistica si snoda tra razionalità e palcoscenici fuori da ogni logica. La tortuosità mentale torna sempre su temi già trattati, un’ossessione di chi è attore-spettatore di un mondo immaginario e segugio di verità introvabili.
Krasznahorkai vive più volte nello stesso margine lasciato in sospeso. Crede nella visione da lui manipolata al punto che, perfino uno specchio restituisce il riflesso, sì, ma consapevolmente distorto. La dimensione onirica invade e pervade la scrittura così vorace di misteri irrisolti con la mania di interrogare i deliri dell’anima.
La giuria del Booker Prize che gli ha assegnato il premio nel 2015 ha descritto così la sua opera: “Ciò che colpisce soprattutto il lettore sono le frasi straordinarie, di incredibile lunghezza, il cui tono passa da solenne a folle a interrogativo a desolato”. Susan Sontag una volta l’ha chiamato “Il maestro dell’apocalisse”. E lui: 《Senza Kafka non avrei scritto niente》, ha detto in una intervista.
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