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Inchiesta

Bruno Fardelli, omicidio dimenticato all’ombra di Montecassino

Alle tante vite bruciate sulla strada per Montecassino è stata trovata sia una spiegazione che un colpevole : la guerra. Invece Bruno Fardelli attende ancora. Forse anche lui è rimasto vittima di una guerra : quella tra la luce e il buio che spesso si contendono l’animo umano.

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Credit foto Pierdomenico Corte Ruggiero

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

La cultura è chiave essenziale per capire l’umanità che ci circonda ma purtroppo spesso non è sufficiente per difendersi dalla follia omicida.

 Di cultura e di amore per la cultura Bruno Fardelli ne aveva tanta. Cinquantuno anni, tre lauree e una grande passione per la storia.

Fardelli viveva in una città simbolo di storia e di cultura : Cassino. Cassino che con l’Abbazia Benedettina di Montecassino è cuore di cultura e di religiosità. Un proverbio locale recita “ Chi Montecassino non vede Paradiso non crede”.

 Montecassino quindi anticamera per il Paradiso, ma anche luogo d’ inferno terreno per mano della follia della guerra. Durante la Seconda Guerra mondiale Montecassino e Cassino sono teatro di terribili combattimenti. Finita la guerra, di Cassino e della sua Abbazia restano solo macerie.

La voglia di ricostruire è tanta. Cassino risorge insieme alla sua Abbazia. Bruno Fardelli appartiene a quella generazione che ha conosciuto in tenera età gli orrori della guerra. Generazione che si forma nel dopoguerra e che rimane contagiata dallo spirito di rinascita e ricostruzione che troverà negli anni del boom economico la massima espressione.

Bruno Fardelli contribuisce molto alla ricostruzione morale e culturale di Cassino. È uno dei fondatori dell’Università degli Studi di Cassino, è un punto di riferimento culturale della città.

Fardelli è proprietario del ristorante “K2” che si trova sulla strada panoramica che porta a Montecassino. Vicino al ristorante si trova un’area archeologica che grazie all’impegno di Bruno Fardelli viene strappata allo stato di abbandono.

Chissà quanto era ancora pronto a dare Bruno Fardelli alla sua Cassino. La risposta è una di quelle perse nel vento. Perché Bruno Fardelli viene ucciso nella notte tra l’otto e il nove maggio 1987 nel suo ristorante.

 Viene colpito ripetutamente alla testa con un oggetto di metallo, le cronache riportano che dovrebbe trattarsi di una specie di lima del tipo usato dagli operai Fiat, che verrà ritrovato nella zona archeologica probabile via di fuga dell’assassino.

Fardelli lotta con il suo assassino, a dimostrarlo lembi di pelle e capelli trovati sotto le unghie della vittima.

Il corpo viene ritrovato la mattina del 09 maggio dalla sorella di Bruno Fardelli.

Colluttazione, diversi colpi alla testa con un oggetto che a quanto pare l’assassino aveva portato con sé Che indicazioni possiamo ricavare ? Forse nella tarda serata Bruno Fardelli rientra a casa ( viveva infatti in una dépendance vicino al ristorante ) e sorprende un ladro.

Certo è possibile ma è possibile che nel silenzio della notte in una zona poco trafficata il ladro non abbia sentito rientrare Fardelli per tempo? Forse l’assassino attendeva la vittima per rapinarlo o per vendicare presunti torti.

 Le piste vagliate furono molte: dal tossicodipendente con cui Fardelli aveva avuto una discussione poche ore prima di morire ad alcuni ragazzi della “ Cassino bene “. Solo sospetti che non trovando sostegno nelle prove portarono all’archiviazione del caso.

L’assassino di Fardelli probabilmente era un buon conoscitore sia del ristorante che della zona archeologica tanto da potersi muovere di notte. Possibile che abiti vicino al luogo del delitto.

 L’assassino potrebbe aver portato per giorni i segni visibili della colluttazione. L’aver gettato l’arma del delitto in prossimità del ristorante potrebbe essere segno che ha agito in forte stato di agitazione e di non perfetta lucidità. Stato presente forse anche nelle ore successive e quindi rimasto nella memoria di quanti hanno incontrato l’assassino.

Gli esami sui reperti con le nuove tecnologie sono una delle vie per la risoluzione del caso. Ma è altamente probabile che nella memoria di qualcuno sia rimasto qualche decisivo ricordo che forse all’epoca sembrava poco importante.

Alle tante vite bruciate sulla strada per Montecassino è stata trovata sia una spiegazione che un colpevole : la guerra. Invece Bruno Fardelli attende ancora. Forse anche lui è rimasto vittima di una guerra : quella tra la luce e il buio che spesso si contendono l’animo umano.

Cassino ha un debito con Bruno Fardelli, un uomo che ha voluto rendere la Città Martire centro di cultura della civiltà per strapparla al ricordo della distruzione e dell’oblio della ragione.

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