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La comunicazione come nucleo della buona relazione con il paziente

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di MADDALENA COVIELLO

La stretta di mano tra paziente e medico

 


Un buon rapporto medico-paziente è fondamentale per un intervento terapeutico farmacologico, chirurgico o riabilitativo. Spesso la comunicazione determina la buona riuscita della relazione fra dottore e malato e dell’azione di cura più del farmaco stesso. Ad esempio Sigmund Freud, padre della psicanalisi, evidenzió l’importanza di infondere fiducia all’ammalato, oggi quanto più attuale in ogni area medica. Il rapporto tra i due è compromesso spesso dall’errore di considerare il paziente quale oggetto di studio e non come soggetto protagonista alla pari nel rapporto con il medico, veicolo del suo viaggio nella ricerca e nello studio della patologia della propria area di attinenza. In questo lavoro, si è dalla parte dei pazienti, su come loro percepiscono il medico e sul tipo di comportamento che esprimono verso di lui. Il punto di vista è solo quello dell’assistito, che diviene così soggetto di valutazione dell’atteggiamento del dottore, che di autovalutazione del proprio verso il sanitario. Trasmettere un’idea in primis del professionista in quanto persona umana è fondamentale, perché si riconosca la possibilità dei suoi margini di errore umanamente possibili e che non compromettono la salute del paziente. Questo riconoscimento del professionista d’aiuto, laddove l’idea di scienza fa attendere un individuo connotato di perfezione, fa sì che l’assistito sia meno giudice, più collaborativo e tollerante instaurandosi un rapporto di reciproca fiducia e umanità. Ovviamente tutto questo vale anche per l’ammalato. Il medico deve riconoscere di avere dinanzi a sé una persona avente una sua fragilità, che richiede soccorso. Non può basarsi su pregiudizi fittizi o elaborati, oppure errore che ricorre e deteriora la relazione, pensare che se il paziente si sia comportato in un tale modo, sia il suo carattere e non possa mutare. Può, infatti, cambiare la modalità di interfacciarsi al proseguire dell’esperienza dell’interazione. In particolare la riflessione fenomenologica della relazione comunicativa, in questo campo, è un tema centrale, soprattutto quando il medico deve dire al paziente della propria condizione di salute. In particolar modo quando soffre di una malattia grave sono necessarie delle scelte terapeutiche molto rischiose in cui si richiede il consenso del paziente all’intervento proposto. Il medico spesso subisce atteggiamenti prepotenti, ricorsi giudiziari e in alcuni casi la violenza. Va ricordato al malato che l’operatore sanitario si fa carico del paziente e senza della sua disponibilità non ci sarebbe persona che si occupa di lui, del suo problema e ciò che la malattia comporta. L’adozione di un metodo fenomenologico comunicativo è l’unica soluzione: ogni volta i due soggetti dovrebbero porre in essere il problema, affrontarlo con coscienza e senso di responsabilità, impegnarsi entrambi a migliorarlo senza chiudere il proprio pensiero in schemi mentali precostituiti.

 

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Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo