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Il Foro romano

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di MARIA PACE

In origine semplicemente la piazza del mercato, si trasformò successivamente e per tutto il periodo repubblicano, nel centro politico, religioso e giudiziario della città e nel centro degli affari privati e pubblici; gradualmente circondata di edifici e monumenti, la piazza del Foro divenne il centro dell’Urbe  e il luogo delle memorie e delle cerimonie.


Chiamato anche Forum Magnum, era in  assoluto il più antico dei Fori presenti a Roma. Risale, infatti, ad epoca arcaica, alla prima età del ferro: nella zona occupata dal Foro c’era una necropoli, segno che il vicino colle Palatino era già abitato.

Interessata dalla presenza di alcune capanne e di un esteso cimitero, risalenti, come si è già detto, a cavallo tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro, la zona si trovò ben presto ad essere il centro di un processo di aggregazione di capanne e villaggi. Con la bonifica del Velabrum, cominciò a diventarne il cuore pulsante.

Il Velabrum era una palude che si estendeva nella pianura fra i Colli Quirinale, Campidoglio e Palatino, fino al Lucus Curtius, uno stagno formato dal ristagno delle acque trasportate dall’Amnis Petronia, dal Nodinus e dallo Spino, ruscelli che nascevano dal Quirinale e da altri Colli circostanti, oltre che da varie sorgenti, come quella del Tullianum.

La zona venne delimitata, pavimentata e lastricata e fu interdetta al passaggio dei carri da trasporto, poi,  gradualmente, fu circondata di  edifici e portici e da quel momento, si dette alla valle un assetto funzionale definito.

La zona ai piedi del Campidoglio fu destinata alla politica, mentre il resto, la parte più estesa, ebbe ruolo di piazza. Nella prima furono create la Curia e la Tribuna del Comizio, davanti alla quale era collocata una statua di Pitagora; nella seconda si tenevano le assemblee del popolo.

Era la piazza, in realtà, il Foro vero e proprio. Qui c’erano mercati e botteghe, ma anche Santuari ed  edifici pubblici.

Tra gli edifici sorti nella zona, forse il primo fu  la Regia che, secondo la tradizione, fu la residenza di Romolo; in seguito divenne quella del Pontefice Massimo. Composta da due edifici, fu distrutta dall’incendio del 64  e ricostruita nel 36 a.C.

A ridosso dell’Argiletum fu costruita la Curia, dove le tribù si radunavano per discutere di affari di stato. La Curia Hostilia,  il più antico luogo dove i Senatori  tenevano le loro adunanze, fu costruita. secondo la tradizione, da Tullo Ostilio. Era un’area sacra, rettangolare e orientata sui quattro punti cardinali; qui, fin dall’età repubblicana, i Senatori avevano a disposizione anche una zona detta  Senaculum, ossia un luogo in cui riunirsi al di fuori delle adunanze ufficiali.

La Curia ospitava la statua di Cibele, la Grande Madre Idea, giunta a Roma da Pergamo e  provvisoriamente ospitata sull’Ara della Curia, prima che vi trovasse posto la statua della Vittoria

Quando Augusto, stravolgendo la disposizione dei  monumenti,  fece edificare la Curia Julia, già voluta da Cesare, fece costruire anche il Foro di Cesare, il primo dei Fori Imperiali. Al centro della nuova Curia trovarono posto l’Altare e la Statua della Vittoria, a celebrazione della vittoria ottenuta  ad Anzio contro Antonio e Cleopatra; la splendida statua, dorata ed  alata, era stata sottratta a Taranto all’epoca della vittoria contro Pirro e portata a Roma..

All’estremità del Forum Magnum venne collocata l’Ara di Saturno, il cui Tempio, fra i più venerati dai Romani, era stato inaugurato dopo la cacciata dei Tarquini. Innalzato all’inizio del Clivus Capitolinus da Tito Larcio, il primo Dittatore di Roma, fu più volte restaurato e infine ricostruito ai tempi di Cesare, intorno al 42 a.C., con il bottino della guerra in Siria,. Del Tempio di Saturno restano, oggi, soltanto otto colonne. Qui si custodiva il tesoro pubblico per cui  il tempio veniva chiamato anche Aerarium Saturni.

Altri Santuari risalenti ad epoca più antica erano quello di Vesta, Signora del Focolare  domestico e di quello di Roma, fra i più antichi della città, quello di Giano e dei Dioscuri; il primo, raffigurato con due volti, era il dio degli Inizi: Giano bifronte guardava al passato e al futuro, dentro e fuori, mentre il Giano quadrifronte, guardava ai quattro punti cardinali. I Dioscuri, invece, erano i divini fratelli inseparabili, figli di Giove,  Protettori dei naviganti,

E poi, il Tempio del Divo Giulio e del Divo Augusto:  il primo, fatto innalzare da Ottaviano per onorare la memoria di Cesare divinizzato, proprio nel luogo dove il suo corpo era stato cremato e il secondo, innalzato ai piedi del Palatino. Accanto al primo troneggiava una grande tribuna da cui gli oratori parlavano al popolo e di fianco al secondo, danneggiato dall’incendio del 64 a.C. e restaurato da Domiziano, era stata  costruita  una biblioteca.

Una statua equestre di Domiziano era collocata al centro della piazza, in commemorazione della vittoria riportata dall’imperatore contro i Germani. Dopo la sua uccisione, a furor di popolo, e dopo la “Condanna alla memoria”, la statua venne distrutta e sostituita quasi due secoli dopo, da quella di Costantino,  presso il Lacus Curzius.

Il Lacus Curzius fu un luogo assai caro ai Romani, per una eroica leggenda legata al patrizio Marco Curzio.  Correva l’anno 362 a.C. e nel Forum Magnum si era all’improvviso aperta una grossa voragine che non fu possibile colmare in nessun modo .

I Romani a qual punto pensarono di chiedere responso agli Dei e gli Auguri, interrogati, fecero conoscere la volontà divina: la voragine si sarebbe chiusa soltanto se i Romani vi avessero gettato dentro quello che possedevano  di più caro e sacro. Il giovane Marco Curzio chiese a quel punto se le armi e il coraggio potevano considerarsi ciò  che di più sacro e prezioso possedeva un cittadino romano. Alla risposta affermativa, il giovane patrizio, armato di tutto punto, montò a cavallo e si precipitò nella voragine che immediatamente si richiuse sopra di lui.

A ricordo di grandi o eroiche imprese erano, dunque, collocate statue  o colonne, come la Colonna Rostrata,  innalzata in memoria del grande evento bellico costituito dalla vittoria navale del 260 a.C. a Milazzo, conseguita da Caio Duilio contro la flotta cartaginese rimasta quasi completamente distrutta;  i rostri delle navi  finirono attaccati alla colonna.

Questa ed altre meraviglie  contribuirono a trasformare la Roma modesta d’epoca repubblicana nello splendido Museo a cielo aperto d’epoca  imperiale. (continua)

Brano tratto da  “ANTICA  ROMA – Costumi e Tradizioni”  vol. II – in via di stesura  – di Maria Pace

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo