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Intervista ad Alessandro Bonafede: presidente dell’ASS. ISOLA Italia*
di MADDALENA CELANO
M. C.: Con quale ONG ha collaborato e che ruolo ottenne? Era un semplice cooperante o il leader di un progetto sociale in Colombia?
A. B.: Ho lavorato come cooperante di una ONG che aveva il compito di proteggere la vita di attivisti sociali: sindacalisti leader contadini soprattutto e leader indigeni.
Mi proposero di fare il presidente ma ho rifiutai per attenermi alla mia passione: responsabile della comunicazione e accompagnatore internazionale, cosa che mi ha permesso di viaggiare molto e vedere paesaggi bellissimi, conoscere gente meravigliosa in zone dove nemmeno i bogotani conoscono adeguatamente, invece che stare in un ufficio, dietro a una scrivania con gli occhi sullo schermo di un pc.
La ONG si chiamava IPO International Peace Observatory, poi il progetto è stato chiuso e se ne è aperto un altro che si chiama IAP International Action for Peace.
Sarebbe interessante se i nostri lettori, su youtube ascoltassero il brano dei Los Nandez, Lero lero, è un brano che descrive adeguatamente l’ attuale realtà colombiana
(https://www.youtube.com/watch?v=hSBCO6wx2i8) .
Ho vissuto in molte metropoli e sono romano ma il mio mondo ideale assomiglia più a una cittadella di 200mila abitanti massimo con paesini intorno. Il resto l’ho già visto e mi annoia.
In Colombia più volte mi hanno chiesto se volevo maneggiare armi e ho sempre rifiutato. Mi sono trovato in mezzo a numerose sparatorie, sia urbane che da guerra vera campestre. Non è proprio semplicissimo mantenere la calma come se stessi su facebook, a casa propria.
M. C.: Purtroppo il TRENO DELLA STORIA, quando va bene, passa una volta ogni 150 anni! Chi sa se vedremo mai una rivoluzione… Forse continueremo a vivere in un paese capitalista che ci toglierà la dignità fino alla morte! Sempre che non si fugga per raggiungere l’America Latina o il Donbass! Come ha vissuto queste continue rivolte campestri o contadine?
A. B.: la guerriglia fa esattamente questo: attacca velocemente e a fondo e si ritira ancora più velocemente. La guerra la faccio per vincerla: SI VIS PACEM PARA BELLUM (se vuoi la pace preparati alla guerra). Sennò stabilizzo il risultato, come diciamo a Torpignatatra, e mi tengo quello che ho! Intanto suggerisco ai nostri lettori un nuovo video che descrive le rivolte contadine in Colombia: Toma de las FARC a mitu coordinada y planeada por el…
(https://www.youtube.com/watch?v=eeZgy8rgWYs)
M. C: Ha mai collaborato con le FARC?
A. B.: Non sono precisamente PRO-FARC ma di tattiche militari ne capiscono tanto per rimanere in topic! “Beh, Alessandro noi delle FARC non siamo stinchi di santo…” uno delle FARC mi disse durante un incontrato al bar! Mi dispiace ma qui ti contesto lo schema logico di base. Il conflitto colombiano è esente da giudizi kantiani di valore, sennò si fa neocolonialismo europeo. Non si può schematizzare in chi ha ragione e chi ha torto. Magari fosse così!
Facendo un parallelo con Cuba (dove tra l’altro si trova la sede della Massoneria Internazionale: in cui i più grandi massoni internazionali s’incontrano annualmente): “Cuba non è quello che ha voluto essere. Cuba è quello che ha potuto essere” (Fidel Castro).
Io ero sposato con la nipote del Gran Maestro della Massoneria Colombiana: ma divorziai molto presto. Sono fuggito da questo contesto: vivere come un iper-privilegiato ricco tra migliaia di poveri. Purtroppo non sono furbo. Lasciai tutto e andai a vivere a San Augustin, nel quartiere 7 Agosto di Bogotá (la Torpignattara bogotana): però stavo in una casa di artisti poveri ma divertentissimi (senza cocaina).
Quando si ha denaro a sufficienza, si ragiona così: “proviamo a fare di più”. Ma quando ne hai pochi si ragiona differentemente, come loro: “teniamoci quello che abbiamo e prendiamocene un po’ di più piano piano”. A Torpigattara si dice: stabilizzare il risultato…
Suggerisco un brano su youtube che descrive la vita nei quartieri poveri bogotani: El viejo nandez en mi barrio (https://www.youtube.com/watch?v=zl-XlK7iubk). Sono 12 anni che combatto. Una volta a Santa Marta (Caribe colombiano) mi hanno sparato su un piede ma per scherzo perché lavoravo come cameriere: facevo la lasagna, la pizza, organizzavo feste gratis per il villaggio e la gente mi voleva bene anche se nell’ area paramilitare non ero affatto ben visto! Mi hanno anche rubato un computer…
M. C.: Non è chiara la risposta: cosa ne pensa del processo di pace e del ruolo politico delle FARC?
A. B.: Il referendum per il sì o il no alla pace, tenutosi nell’ Ottobre 2016, è finito con pochissimi voti (10000) a favore del no all’accordo poiché moltissimi pensano che prima le FARC debbano rispondere dei propri crimini.
M. C.: Attaccare un normale partito politico?! Un movimento di difesa contadina che ha deposto le armi e che ha deciso ad operare nel rispetto della dialettica democratica? Perché, i paramilitari sarebbero esenti da colpe? Non sono i fascisti di Alvaro Uribe ostili alla dialettica democratica?
A. B.: La guerra è guerra! La guerra è uno stato d’ eccezione ed è esente dalle regole di una normale dialettica democratica. Un’amica psicologa mi ha detto che ci vorranno 15 anni minimo per rimarginare i danni psicologici di 50 anni di guerra. Una donna specializzata in psicologia del post conflitto.
M. C.: Crimini delle FARC?! Perché i paramilitari usavano bouquet di fiori?! E le migliaia di bambine e ragazzine stuprate e rapite dai paramilitari, rinchiuse nei loro bordelli legali, bordelli sostenuti dallo stato colombiano per finanziare l’acquisto di armi e uccidere indios e contadini?!
A.B.: Oh, finalmente ci siamo!
No di certo: se si fanno correttamente i conti e si è intellettualmente onesti, i crimini di guerra sono per il 60% imputabili ai paramilitari e solo il 40% è imputabile alle varie guerriglie! Ora c’è una nuova guerriglia: l’Esercito Popolare di Liberazione che ha messo una bomba in un supermercato e ha ammazzato una ragazza straniera, proprio questo mese, pochi giorni fa. Vorrei qui ricordare che anche un semplice cantante di un gruppo rap “alerta camerada” (attenzione compagno) è stato freddato con un colpo alla nuca.
M.C.: Ma se appena le FARC hanno deposto le armi, i paramilitari hanno ricominciato a macellare ex guerriglieri e contadini! Vi sono più morti adesso che con la guerriglia! Che senso avrebbe continuare a demonizzare solo le FARC?
A. B.: Ancora ricordo un concerto rap in un quartiere popolare di Bogotá, in cui i cantanti avevano meno di 18 anni. Mentre cantava una ragazza, tanto erano di fuoco le liriche e ad alto contenuto sociale che l’esercito colombiano pretese di fermare il concerto. Cosa che non avvenne solo per la presenza di noi cooperanti internazionali. Quello a cui tengo particolarmente è evidenziare come la Colombia sia un posto meraviglioso, dove fare turismo sostenibile e responsabile, una terra con una ricchezza incredibile di flora, fauna e buon cibo. Il conflitto armato impedisce di visitare larghe zone del paese e impone alla popolazione civile sofferenze enormi. Sono inoltre un non violento e un pacifista per convinzione: non penso che nella nostra metà di mondo occidentale vi siano gli estremi per giustificare forme di opposizione violenta e che la violenza diffusa sia un gran problema anche in tutto il continente americano. Parallelamente sono contrario a qualunque forma di dittatura.
M. C.: Non pensa che il termine dittatura ormai sia ormai inflazionato? Usato dai presunti “democratici” per demonizzare qualsiasi tentativo, da parte dei paesi sovrani e autonomi dagli USA, a restare sovrani e autonomi…? Ad esempio, si accusa di “dittatura” il governo Venezuelano. Cosa che indigna! Quel governo non è in alcun modo definibile una dittatura, non lo è sotto il profilo giuridico, non lo è sotto il profilo ideologico, tantomeno sotto il profilo della partecipazione popolare! Ovviamente non considero dittatura neanche il sistema cubano che ritengo persino superiore e più evoluto del sistema Venezuelano! Sai bene che a Cuba annualmente si svolgono libere elezioni, l’astensionismo non esiste, la partecipazione popolare è massiccia, si candida tutta la società civile (associazioni e comitati popolari) e l’ unica entità a cui è proibito candidarsi è proprio il Partito Comunista Cubano! Ecco perché dico che, spesso, sedicenti anarchici o “democratici” si rendono inconsapevolmente servitori dell’imperialismo USA! Non trovo giusto neanche demonizzare la guerriglia, nei paesi in via di sviluppo, che spesso altro non è che resistenza partigiana verso regimi efferati che praticano apartheid, pulizia etnica, genocidi ed esproprio abusivo di terre ai contadini!
A. B.: Nella “costituzione” inglese (il termine costituzione è improprio perché si tratta di paesi del Common Law non del Civil Law), è sancito il diritto alla ribellione popolare in caso di dittatura. Voltaire disse: schiacciate l’infame! Dove l’infame era la Chiesa Cattolica che esercitava da secoli un regime autoritario e repressivo. La nostra democrazia è nata dalla ribellione popolare della Resistenza dei partigiani, comunisti per lo più ma anche liberali, cattolici, etc. Da ciò nacque la nostra “democrazia”, sulle ceneri del fascismo. La Colombia è l’unico paese dell’America latina dove non c’è stata una dittatura negli anni 70. Tuttavia vi è stato un conflitto armato durato più di 50 anni, tutt’ora in corso. Nelle democrazie occidentali siamo indubbiamente di fronte a una forma nascente e inedita di totalitarismo, basato sulla dittatura della merce, il saccheggio delle risorse naturali, la guerra imperialista, etc. E’ anche vero però che sono stati faticosamente rosicchiati spazi di libertà e altri bisogna conquistarne. Ma il processo è culturale, sociale e politico. Non certo militare!
*(organizzazione di solidarietà, per la resistenza non violenta e la tutela delle popolazioni indigene in Colombia) cooperante, internazionalista e attivista pacifista