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BANDA DELLA UNO BIANCA, UNA VERITA’ INCOMPLETA

La Fiat Uno bianca era il veicolo utilizzato per compiere le azioni criminose. La banda era composta da 6 elementi di cui 5 poliziotti: i tre fratelli Savi (Roberto, Fabio, Alberto), Pietro Gugliotta, Marino Occhipinti, Luca Vallicelli. Fabio Savi è l’unico a non essere in Polizia.
La banda opera in Emilia-Romagna dal 1987 al 1994. La banda compie 103 azioni criminose, provocando la morte di 24 persone e il ferimento di 102.

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Credit foto https://incronaca.unibo.it/archivio/2021/01/13/uno-bianca-lintercettazione-finisce-in-procura

di Pierdomenico Corte Ruggiero

“Arancia meccanica”, almeno una volta è capitato di sentirne parlare.

Il film di Stanley Kubrick ha fatto epoca e scandalo. Racconta in maniera cruda e realistica la violenza di gruppo e della corruzione del potere.

Arancia meccanica non è semplicemente il titolo di un film, nel linguaggio comune è diventato sinonimo di gruppo criminale che usa particolare violenza nel compiere reati.

Come nel caso della banda della Uno Bianca.

La Fiat Uno bianca era il veicolo utilizzato per compiere le azioni criminose. La banda era composta da 6 elementi di cui 5 poliziotti: i tre fratelli Savi (Roberto, Fabio, Alberto), Pietro Gugliotta, Marino Occhipinti, Luca Vallicelli. Fabio Savi è l’unico a non essere in Polizia.

La banda opera in Emilia-Romagna dal 1987 al 1994. La banda compie 103 azioni criminose, provocando la morte di 24 persone e il ferimento di 102. L’attività principale del gruppo criminale era la rapina. Vengono rapinati caselli autostradali, uffici postali, banche, benzinai.

Si capisce subito che non sono rapinatori comuni.

Usano tecniche militari, sono disciplinati, rapidi e spietati. Non esitano a sparare su chiunque può costituire ostacolo. La banda riesce sempre ad evitare pattuglie e posti di blocco.

Inoltre, vengono usate armi dal grande volume di fuoco, tra cui la versione civile del fucile d’assalto Beretta AR70.

Le azioni criminali della banda non sono legate solo alle rapine. Nel 1990 uccidono due persone in un campo nomadi di Bologna, nel 1991 uccidono due operai senegalesi. Sono omicidi provocati dall’odio razziale dei componenti della banda.

L’azione più sanguinosa commessa dalla banda della Uno Bianca è l’uccisione di tre carabinieri avvenuta il 4 gennaio 1991 a Bologna quartiere Pilastro. Negli anni precedenti avevano ucciso altri due carabinieri e un poliziotto.

Nonostante la crescente violenza, le indagini non portano a nulla. Per molti anni vengono battute piste sbagliate e non si riesce a dare il giusto valore agli indizi trovati. Solo nel 1994 viene creato un pool investigativo presso la Procura di Rimini. Pool che dopo pochi mesi viene sciolto e le indagini vengono coordinate da Roma.

Le indagini però non fanno progressi, la banda rimane senza volto. Fortunatamente ancora per poco. L’ispettore Baglioni e il sovraintendente Costanza sono due poliziotti in servizio presso il commissariato di Rimini. Loro non si arrendono, vogliono mettere fine alle azioni criminali della Banda della Uno bianca.

Ottengono la delega ad indagare dalla Procura di Rimini. Baglioni e Costanza scoprono un elemento determinante.

I rapinatori dimostrano di conoscere molto bene le banche che rapinano, segno evidente che compiono approfonditi sopralluoghi prima di compiere la rapina.

Baglioni e Costanza decidono di appostarsi davanti alle banche situate nelle zone dove i rapinatori erano soliti colpire. Con la speranza di notare qualche persona sospetta.

La loro pazienza viene premiata, nel novembre 1994 notano, davanti ad una banca, una persona alla guida di una macchina con la targa resa irriconoscibile dal fango. I due poliziotti decidono di approfondire.

Scoprono che l’auto appartiene a Fabio Savi. Una volta individuato Savi, diventa facile risalire progressivamente ai membri della banda. Scoprire che la banda era composta quasi interamente da poliziotti suscita scalpore e polemiche.

La vicenda della Uno Bianca si conclude con la condanna dei componenti della Banda. Eppure, rimangono delle domande senza risposta.

Erano solo cani sciolti animati da odio e avidità? Secondo le sentenze è così. Resta, però, il dubbio di un progetto più articolato. Una delle ultime pagine della strategia della tensione?

Molti dubbi anche sulla dinamica della strage del Pilastro. La pattuglia dei carabinieri doveva svolgere un servizio di vigilanza fissa. Perché invece erano in via Casini?

Perché gli assassini della Uno Bianca dopo aver gravemente ferito i tre carabinieri invece di fuggire continuano a sparare? Per poi finire le vittime con un colpo alla nuca.

Un’intercettazione telefonica, porta a sospettare l’esistenza di pressioni su una testimone che ha assistito alla strage del Pilastro.

Molti dubbi che hanno spinto, recentemente, i famigliari delle vittime del Pilastro a chiedere e ottenere la riapertura delle indagini.

Di positivo in questa brutta storia c’ è che la Polizia ha dimostrato di essere un organismo sano.

Quando si parla della Uno Bianca si ricordano sempre i fratelli Savi. Invece, si dovrebbe parlare di più di Baglioni e Costanza. Abbiamo bisogno di esempi positivi.

Arancia meccanica è un film che lascia ben pochi segnali positivi, la realtà fortunatamente è diversa.

Anche nelle vicende più tristi e violente possiamo anzi dobbiamo trovare elementi di riscatto.

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