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Contro ogni virilismo: il marxismo autentico è anche e prima di qualsiasi cosa …femminista

È ora di smetterla con la retorica che relega le donne al ruolo di amanti, segretarie, angeli del ciclostile.

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Di Maddalena Celano

Nel dibattito politico contemporaneo, capita purtroppo di imbattersi in interpretazioni distorte e viriliste del marxismo, che dimenticano – o fingono di dimenticare – che Marx, Engels e Lenin hanno apertamente denunciato lo sfruttamento delle donne, anche quando esso avviene all’interno della classe lavoratrice. Non si tratta di un dettaglio secondario, ma di una componente fondamentale di ogni reale analisi materialista.

Già ne L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, Engels descrive l’oppressione femminile come la prima forma di oppressione sistemica della storia umana. La subordinazione delle donne nella sfera domestica, il loro relegamento al lavoro di cura non retribuito, la riduzione a proprietà del maschio sono, per i fondatori del socialismo scientifico, il prototipo dello sfruttamento capitalistico.

Lenin stesso, nel dialogo con le femministe rivoluzionarie dell’epoca, fu chiaro: la rivoluzione è nulla senza l’emancipazione reale delle donne. Non bastano slogan: bisogna cambiare materialmente le condizioni di vita, partire dalla socializzazione del lavoro domestico e dal coinvolgimento diretto delle donne nei processi decisionali della lotta rivoluzionaria.

Eppure, ancora oggi, alcuni “marxisti” – più virilisti che comunisti – si ostinano a ignorare o minimizzare i crimini patriarcali che avvengono anche dentro le mura domestiche proletarie. Come se l’essere operai potesse esonerare gli uomini dal riconoscere il proprio privilegio di genere e il proprio potenziale ruolo di oppressori. È il contrario di ciò che intendeva Marx: la classe operaia non può liberarsi se non riconosce e abbatte tutte le gerarchie imposte dal capitalismo, inclusa quella patriarcale.

I dati parlano chiaro. In Italia, secondo il Ministero dell’Interno (Report novembre 2023), l’85% degli omicidi volontari con vittime donne sono commessi da partner o ex partner uomini. Sono state uccise 102 donne solo nei primi 10 mesi del 2023, di cui 53 dal partner o ex. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che quasi una donna su tre nel mondo ha subito almeno una volta nella vita violenza fisica o sessuale da un uomo.

Questa è lotta di classe. Lo sfruttamento delle donne, anche tra le classi subalterne, è un crimine. La violenza domestica, il lavoro domestico gratuito, l’uso del corpo e del tempo femminile come diritto “implicito” dell’uomo operaio sono forme di dominio patriarcale che il socialismo non può accettare.

La solidarietà di classe reale non si costruisce invisibilizzando queste dinamiche, ma affrontandole radicalmente. L’operaio maschio non ha alcun diritto di dominare, violentare, sfruttare o ignorare la compagna con cui condivide condizioni materiali di vita. Il marxismo o è anche femminista, oppure si trasforma in una maschera ideologica per perpetuare altri privilegi.

È ora di smetterla con la retorica che relega le donne al ruolo di amanti, segretarie, angeli del ciclostile. Serve un’organizzazione rivoluzionaria in cui le donne siano soggetti politici a pieno titolo, leader, teoriche, militanti attive. Non si costruisce il socialismo escludendo metà del genere umano.

Lottiamo per un comunismo che liberi davvero tutte e tutti.