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Gli italiani, la luna e il dito: triste storia di promesse elettorali al ribasso

Mai come in questo momento il paese e la sua classe politica si somigliano e tutte le volte in cui si chiede loro di guardare la luna, l’uno e l’altra guardano il dito.

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Putin a scapito di quanto ha inteso far credere al mondo all’inizio del conflitto, non ha alcuna intenzione di lasciare l’Ucraina. Netanyahu prosegue la sua carneficina del popolo palestinese impedendo di porre qualsiasi argine ai suoi propositi di distruzione. E quanti con troppo anticipo hanno paventato uno scenario bellico mondiale, si trovano a veder con rammarico confermate le proprie previsioni. Certo nessun conflitto è circoscritto e non solo in un mondo perennemente connesso quale il nostro: gli esseri umani e tutto ciò che costruiscono vivono in quanto sono essi stessi relazioni. È questa la loro natura più autentica e profonda ed immaginare che una guerra, anche quella che nelle intenzioni di chi le dia avvio, sia isolata e senza conseguenze per altri è una visione miope e mai confortata da dati reali. Nel caso poi di quella tra Russia ed Ucraina, limitarne l’estensione non era affatto nelle intenzioni di Putin. Basta seguire anche superficialmente le notizie dei TG  per comprendere che sono ormai pochi i paesi che nel conflitto non siano coinvolti e schierati per la difesa dei propri interessi, con un blocco o con l’altro. La nostra conoscenza poi delle politiche di paesi in apparenza lontani, ma che hanno un peso anch’esso determinante sullo scenario mondiale è nulla grazie ad una informazione scientemente parziale, colpevolmente parziale, ora più che mai.

Se ne ricava comunque l’impressione di un mondo che repentinamente cambia e nel quale non vi è assolutamente nulla che prometta qualcosa di buono. Nonostante ciò continuiamo ad  occuparci del nostro orticello senza riflettere sul fatto che col trascorrere del tempo fermare i conflitti diventa sempre più difficile, che sta anzi diventando impossibile anche grazie alle scelte politiche con cui si è deciso di rispondere alle  scellerate provocazioni di Putin ed all’ ottusa campagna di distruzione di Netanyahu. È questo peraltro il medesimo atteggiamento dei nostri politici, impegnati in una campagna elettorale per le europee e le amministrative in nulla differente dalle decine di altre che la hanno preceduta anzi, se possibile più demagogica, perché è grottesco in questo momento, fare promesse agli italiani, promesse che non potranno che essere al ribasso, in una svendita degli obiettivi che ha il suo senso solo nel mantenimento di un potere che si detiene o si spera di detenere, non pensando affatto al capovolgimento che pericolosamente si annuncia. È poi doveroso aggiungere che nessuno dei nostri politici sarebbe in grado di aver ragione della crisi che è alle porte. 

Si obietterà che il miglior modo per combattere nei momenti difficili è proprio il mantenere salde le consuetudini e cercare di perseguire i propri obiettivi senza lasciarsi destabilizzare ed è un’obiezione con un suo ragionevole fondamento, tuttavia non si può affrontare una campagna elettorale senza offrire ai cittadini un progetto o almeno un punto di vista che riguardi la difficile situazione contingente. Eppure le conseguenze delle guerra in atto si preannunciano ben più pesanti degli interessi spiccioli, sia pure legittimi degli italiani. È materia di competenza esclusiva dell’Europa?  Dell’America? Ma se l’America curerà i propri interessi, siamo sicuri che l’Unione Europea stia curando efficacemente i propri? Ed infine, siamo certi che non avere una “visione” si rivelerà una scelta utile per il belpaese? Il sospetto è infatti che visioni ve ne siano, soprattutto da parte delle grandi potenze mondiali, ma che nessuna di loro abbia interesse a renderle note e che il nostro solo compito sia dichiarare, o meglio confermare esclusivamente da che parte stiamo. Si badi bene: tali considerazioni sono volte a motivare le scelte con senso critico, nella speranza che quest’ultimo si sviluppi anche nel popolo sovrano, affinché si esprima e ponga degli interrogativi, perché mai come in questo momento il paese e la sua classe politica si somigliano e tutte le volte in cui si chiede loro di guardare la luna, l’uno e l’altra guardano il dito.

Rosamaria Fumarola 

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Giornalista pubblicista, scrittrice, critica jazz, autrice e conduttrice radiofonica, giurisprudente (pentita), appassionata di storia, filosofia, letteratura e sociologia, in attesa di terminare gli studi in archeologia scrivo per diverse testate, malcelando sempre uno smodato amore per tutti i linguaggi ed i segni dell'essere umano