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Editoriale

Chiedere scusa a Toninelli

Gliene hanno dette di ogni in questi anni, fino a distruggerne l’immagine pubblica. Alla fine però ad aveva ragione lui, Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture durante il governo Conte-1. Si era scontrato contro gli interessi di tutti, dai partiti ai grandi privati, pur di ottenere la revoca della concessione di Autostrade alla famiglia Benetton, rea di non aver investito in prevenzione per la manutenzione. A causa di questa mancanza il 14 agosto 2018 è crollato il ponte Morandi di Genova, 43 morti, nessuno dei quali ha ottenuto giustizia da parte dello Stato.

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Opera murale realizzata dallo street artist Manu Invisible lungo il letto del Rio Polcevera proprio nel punto del crollo del Ponte Morandi. Anno 2019 (Wikimedia Commons, immagine di dominio pubblico).

di Alessandro Andrea Argeri

Gliene hanno dette di ogni in questi anni, fino a distruggerne l’immagine pubblica. Alla fine però ad aveva ragione lui, Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture durante il governo Conte-1. Si era scontrato contro gli interessi di tutti, dai partiti ai grandi privati, pur di ottenere la revoca della concessione di Autostrade alla famiglia Benetton, rea di non aver investito in prevenzione per la manutenzione. A causa di questa mancanza il 14 agosto 2018 è crollato il ponte Morandi di Genova, 43 morti, nessuno dei quali ha ottenuto giustizia da parte dello Stato.

In verità, come mostra il servizio di Report del 27 giugno 2023, la procedura di revoca era partita, tuttavia una legge approvata nel 2008 dal governo Berlusconi prevedeva una postilla in cui era scritto testualmente: “In caso di revoca, anche per mancato adempimento, è dovuto un indennizzo al concessionario per i mancati ricavi dal giorno della revoca fino alla fine della concessione”. Dunque per leggere il danneggiato avrebbe dovuto tutelare il danneggiante.

Toninelli cercò di eliminare la postilla-Berlusconi, “a marzo eravamo pronti a revocare”, dice ai microfoni di Report. A quel punto però si mette di traverso Giovanni Tria, allora ministro tecnico dell’economia. Toninelli consulta un team di avvocati di governo, ma subito dopo scoppia il caso papeete di Salvini. Nasce quindi il Conte-2: il Movimento Cinque Stelle viene affiancato dal PD, il premier rimane lo stesso però casualmente Toninelli non viene riconfermato ministro. Di Maio era il leader dei pentastellati, il Pd assieme a Italia Viva non vuole revocare alcuna concessione ai Benetton, i quali in una sola settimana guadagnano 2,3 miliardi di euro sui mercati finanziari. La borsa è la prima a capire: l’esclusione di Toninelli ha ammorbidito la linea del governo nei confronti della famiglia. Lo Stato infatti non procede alla revoca, ma i Benetton intendono uscirsene dalle autostrade, così vendono Atlantia, la società adibita alla gestione delle infrastrutture, alla Cassa Depositi e Prestiti a un prezzo mai precisato.

Le intercettazioni pubblicate in esclusiva da Report sono schiaccianti per la loro gravità, tuttavia, come ha precisato lo stesso Ranucci, se la riforma di Nordio fosse passata nessuno avrebbe potuto sapere niente. Intanto qualcuno dovrebbe chiedere scusa a Toninelli.

Qui sotto trovate il servizio integrale di Report con le parole dello stesso Danilo Toninelli: “Il mio percorso da ministro è finito perché ho lottato contro i concessionari autostradali. E quando sono andato via, lo stesso giorno, Atlantia è schizzata in borsa guadagnando oltre un miliardo. In questa battaglia avevamo contro tutti, dai partiti politici, ai presidenti di regione, ai nostri stessi ministri. E nel momento decisivo a qualcuno è purtroppo mancato il coraggio”.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).