Politica
Il libro “Contro la sinistra neo liberale” di Sahra Wagenknecht
Nel suo libro – recentemente pubblicato –, “Contro la sinistra neo liberale”, Sahra Wagenknecht, leader della sinistra radicale tedesca, pone una serie di riflessioni che, partendo dall’analisi della situazione politica europea induce, poi, a trarre delle conclusioni.
Di Mario Gianfrate
Nel suo libro – recentemente pubblicato –, “Contro la sinistra neo liberale”, Sahra Wagenknecht, leader della sinistra radicale tedesca, pone una serie di riflessioni che, partendo dall’analisi della situazione politica europea induce, poi, a trarre delle conclusioni. Il primo interrogativo è: che fine ha fatto la sinistra occidentale europea? E il ruolo delle socialdemocrazie europee che pure hanno svolto, storicamente, un ruolo essenziale nello sviluppo del movimento operaio e democratico dei loro paesi?
Il quadro oggettivo che ne viene fuori è disarmante: non solo concetti marxisti come “lotta di classe” sono stati abbandonati e divenuti estranei al linguaggio e alla prassi della sinistra, ma si è addirittura rinnegata – denuncia la Wagenknecht – la lotta alle disuguaglianze, alla povertà, allo sfruttamento e quella sinistra si è trasformata in una specie di “sinistra alla moda”, una ristretta élite che si muove e adegua la sua azione politica in piena sintonia e in conformità con i dogmi della globalizzazione e del liberismo più sfrenato che ha travolto e sconvolto le esistenze delle fasce più deboli e meno abbienti della società. Anzi questa sinistra, spesso, opera contro le classi popolari anche disprezzandole – aggiunge l’Autrice del saggio.
Non è un caso se Mélenchon – che pure ha tentato di ricomporre e unire una sinistra variegata seguendo il modello “mitterandiano” – viene ritenuto dalla sinistra occidentale, soprattutto da quella italiana, più pericoloso delle forme di governo messe in atto dall’economia bancaria e neocapitalista.
A questa deriva della sinistra è necessario opporre, a suo giudizio – che condivido appieno -, una sinistra che torni a interrogarsi, a riprende a dialogare con le classi depredate e a rappresentarle, ancorando la propria politica ai valori universalistici di umanità e di solidarietà per creare una società, ancora possibile, più giusta.
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