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Oasi Culturale

Su Minecraft una libreria contro la censura

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Avreste mai pensato a una biblioteca in un videogioco per bambini con l’intento di contrastare la censura? Ne parliamo oggi. Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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di Alessandro Andrea Argeri

Chissà se l’avrebbe immaginato il creatore di Minecraft. Il celebre videogame non è solo costruzioni, blocchi o esplosioni di creeper. Grazie al progetto “The Uncensored Library” diventa anche un rifugio anticensura per la libertà di parola.

“In molte nazioni social media, internet e blog sono controllati da governi opprimenti. I cittadini vivono in sistemi dove la propria opinione è pesantemente manipolata dalle campagne di disinformazione governativa. Tuttavia anche dove quasi tutti i media sono bloccato, il più famoso videogame al mondo è ancora accessibile”. Si apre con questa premessa il progetto “The Uncensored Library”, nato da un’idea di “Reporter senza Frontiere” in collaborazione col gruppo di designer “Blockworks”, la società di servizi marketing “Mediamonks”, l’agenzia pubblicitaria “DDB Germany”. Lo scopo è quello di salvare dalla cancellazione libri, informazioni, articoli di giornali in opposizione ai regimi dittatoriali, attività di giornalisti eliminati fisicamente, come quelli del saudita Jamal Khashoggi, il tutto per comporre una gigantesca biblioteca libera in un videogame.

Il progetto non è solo estremamente originale, bensì sarà incredibilmente utile ai cittadini governati sia da regimi dittatoriali sia da governi democratici, poiché potrebbe aiutare le opinioni pubbliche occidentali a comprendere meglio il volto dietro la propaganda di autocrazie apparentemente stabili. Oltre al già citato Khashoggi, nella libreria figurano anche altri giornalisti relegati nell’anonimato per essersi opposti agli autoritarismi. Abbiamo quindi Yulia Berezovskaja, Nguyen Van Dai, Javier Valdez, Mada Msr. Forse ai più questi nomi saranno sconosciuti, tuttavia ognuno ha una particolare storia di opposizione pagata col proprio corpo. Ovviamente la lista è destinata ad ampliarsi. Gli utenti potranno accedere agli articoli banditi in Arabia Saudita, Egitto, Russia, Messico, Vietnam, cinque paesi dove la libertà di stampa è negata o parzialmente limitata. Consiglio di darci un’occhiata, perché la democrazia passa anche dall’informazione.

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