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Oasi Culturale

San Valentino: storia, poesia e leggende.

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo.
Questa settimana parleremo di San Valentino tra storia, poesia e leggende.
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di Sara D’Angelo

Il 14 febbraio apre le porte alla ricorrenza celebrata in molti Paesi del mondo. San Valentino, festa degli innamorati, festa di battiti accesi. Prima di entrare nel perimetro adottato dal linguaggio economico, è doveroso parcheggiare il tempo sugli eventi storici che hanno dato vita alla solennità di questo giorno.
La festività religiosa di San Valentino, santo e martire cristiano, fu istituita nel 496 d.C. da papa Gelasio I sulle ceneri dei Lupercalia, antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco.
L’ approvazione della ricorrenza legata al vescovo Valentino da Terni avvenne in epoca successiva al 273 d.C., data in cui il martire fu ucciso per per aver celebrato il matrimonio tra la cristiana Serapia e il legionario romano Sabino, entrambi morti durante la benedizione di Valentino. Da questo riporto storico, trova ragione la leggenda che da quel momento il santo martire fu chiamato patrono degli innamorati.
L’ amore, dal latino “a-mors” che significa” senza morte”, assenza di morte, è il sentimento detentore di una poliedrica elaborazione di afflati più o meno intensi, anelli di catena avvolti intorno al nodo maestro.
Cantato, recitato, impresso “in aeternum” sul frontespizio di volumi protetti da un’aura amorosa, dal suo regno incontrastato il sentimento sovrano giace nel suo letto di rose.
Il poeta lo ha tradotto in versi espressivi sulle labbra devote per mantenere la vita sazia del balsamo essenziale. L’ inchiostro scorre su pergamene senza tempo, cristallizzate da un velo di polvere come fosse cipria sulle gote colme di grazia.
Quanto amore risponde al richiamo di versi immacolati nella corsa dei secoli!
Tanto generosa è stata l’Inghilterra vittoriana nel dare i natali a poeti posseduti dall’anima convulsa a causa del sentimento che mai volle morire.
Nel XIX°secolo, il poeta John Keats fu tra i maggiori esponenti del Romanticismo inglese. Scrisse numerose lettere a Miss Fanny Brawne, la donna che infiammò lo spirito sensibile del poeta nella pena della sua ombra, per lei dipinse con il fuoco delle passioni l’anima struggente che condusse il giovane a una morte prematura.

“Sapesse lei come batte il mio cuore,
Con un sorriso ne lenirebbe la pena,
E sollevato ne sentirei la dolcezza,
La gioia, mescolata col dolore.
Come un toscano perduto in Lapponia,
Tra le nevi, pensa al suo dolce Arno,
Così sarà lei per me in eterno
L’aura della mia memoria”.
      John Keats (1795-1821)
   

Pullula di nomi illustri l’elenco dei poeti contaminati dalle passioni riverse nel mare deserto di sole. Resta poco o niente della memoria di un bacio, se l’onda anomala continua a tornare nello specchio d’acqua incapace di un riflesso.
Versi in ginocchio colpiti dal fulmine convertito in luce di faro fanno da guida alle promesse affidate al cammino senza fine, di questo giorno dedicato al Santo dell’amore racconteranno leggende i sopravvissuti al battito accaldato.

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