Oasi Culturale
“La sovrana lettrice” di Alan Bennett
Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Questa settimana parleremo della morte della Regina Elisabetta II e della letteratura in suo nome.
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di Sara D’Angelo
Nell’abbazia di Westminster, lunedi 19 settembre si sono svolti i funerali della Regina Elisabetta II. Scomparsa giovedì 8 settembre nel Castello di Balmoral in Scozia, le spoglie mortali di Sua Maestà sono rientrate a Buckingham Palace, poi trasferite a Westminster Hall per consentire l’omaggio popolare. Alle esequie erano attesi 2000 invitati tra re, regine, capi di Stato e di Governo. Per l’Italia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accompagnato dalla figlia Laura ha partecipato alle esequie solenni.
Il clima emotivo di questi giorni si è compenetrato in un flusso enorme di notizie, immagini e video che in pochi minuti sono diventati virali, milioni di utenti del web hanno assistito in diretta la proclamazione del nuovo Re Carlo III.
L’articolo di questa rubrica avrà una seconda parte a cui è stato chiesto, attraverso un riferimento letterario, di omaggiare Sua Maestà Elisabetta II.
Nel 2022 il romanzo breve “La sovrana lettrice” di Alan Bennett, scrittore, drammaturgo, sceneggiatore inglese, vola alto nelle classifiche letterarie, sebbene siano passati 15 anni dalla sua pubblicazione.
L’incipit un po’ scontato della trama intrattiene una cena ufficiale dove, come chissà quante altre volte in 70 anni di regno, la Regina Elisabetta II è stata ospite di personaggi illustri. Una domanda al presidente francese seduto accanto a Sua Maestà scuote il protocollo cui tutti i presenti stanno osservando come il cerimoniale impone.
“Adesso che possiamo parlarle a quattrocchi, vorremmo tanto chiederle la sua opinione sullo scrittore Jean Genet”.
Il Presidente posò il cucchiaio. Lo attendeva una lunga serata.
Qualche giorno dopo, durante una delle sue passeggiate al parco, Sua Maestà asseconda il capriccio vistoso di uno dei suoi amati corgi che la conduce nella biblioteca di Westminster. Lì, incontra il bibliotecario Hutchings e il giovane Norman. Circondata dalle pareti obese di volumi, la Regina Elisabetta si intratterrà sempre più spesso con le copertine rilegate a caratteri d’oro. Qui, il racconto avanza nel surreale fino a spingersi nella commedia dai toni leggeri molto vicini allo spirito ironico.
In Sua Altezza trova regale albergo il piacere della lettura, dispiaciuto per essersi attardato per troppi, lunghi anni. Quanti libri avrà il tempo di leggere? A quali autori dovrà dare la priorità?
Da qui, scenari paradossali affollano il racconto con piccole avventure da romanzo satirico anni luce distante dall’etichetta di casa Windsor. La nuova passione di Sua Maestà viene coinvolta in situazioni rocambolesche, perfino durante le cene ufficiali l’atmosfera solenne viene distratta da un libro occultato sotto il tavolo.
Le pagine di un racconto ambizioso di chiamarsi romanzo, accendono le luci sul potere della lettura. Arma bianca del cambiamento di un carattere in attesa di trovare la giusta direzione, la lettura accompagna alla porta il pensiero mediocre per disfarsi dalle banalità avvinghiate a piovra. È merito della lettura se i confini dei giardini reali regnano oltre i cancelli, tale relazione si ripete nell’umile prato davanti la casa del suddito dove crescono rose, ma in realtà è il profilo fantasma di un filo d’erba.
“Non si mette la vita nei libri. La si trova”.
Si legge da soli, questa formula espressiva sembra l’elogio di un eremita in connessione con l’io, eppure gli occhi innamorati delle parole guardano alla struttura del mondo tenendo conto delle virgole amare che ne danneggiano il valore.
L’anima del racconto piange sulla condivisione mancata della passione letteraria. Che sia la Regina o un comune mortale, il confronto a due voci di una lettura è frutto di una spasmodica ricerca di un alleato.
Cento pagine simbolo di un inno degno dell’arte sopraffina della lettura, un tale ossequio alla regalità non poteva che essere ambientato nei salotti di una residenza degna di una regina, più precisamente, della Regina Elisabetta II.
“La letteratura” scrisse “mi appare come un vasto paese dai confini remoti, verso i quali mi sono diretta ma che non mi sarà mai dato raggiungere. E ho cominciato troppo tardi. Non potrò mai recuperare”.
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