Oasi Culturale
Gli 80 anni di Isabel Allende
Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo.
Questa settimana parleremo della regina della narrativa mondiale, Isabel Allende.
Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it
di Sara D’Angelo
Il 2 agosto la Señora della letteratura mondiale ha festeggiato ottant’anni. Scrittrice, femminista, fiore d’acciaio, nasce a Lima in Perù, il 2 agosto 1942.
Con 75 milioni di libri venduti, 25 opere tradotte in 42 lingue, nella sua lunga carriera letteraria ha raccontato la sua esistenza visitata da una fervida immaginazione, dalle sue battaglie civili, dal dolore ( la morte della figlia Paula), la guerra politica della sua terra incisa per sempre nei libri di storia.
Da “La casa degli spiriti” il suo primo romanzo, a “Violeta”, pubblicato da Feltrinelli pochi mesi fa, la scrittura virtuosa di Isabel Allende è stata spesso trasposta nella sceneggiatura di film considerati capolavori della cinematografia mondiale.
Figlia di genitori separati quando comincia a muovere i primi passi, la piccola Isabel si trasferisce a Santiago del Cile, in casa del nonno e dello zio Salvador Allende.
Dal Cile è costretta a seguire la madre in molti Paesi del mondo, in ragione delle seconde nozze con un diplomatico.
Nel 1962 anni sposa Michael Frías da cui nascono due figli, Nicolas e Paula. Alla figlia morta nel 1992 a soli 28 anni a causa di una grave malattia, rivela in due romanzi il volto doloroso del suo talento letterario: “Paula” e ‘Per Paula”, le opere in memoria della ferita che niente e nessuno potrà mai risanare. La perdita di una figlia ferma gli orologi, cristallizza la sabbia della clessidra nell’ozio colmo di dolore.
Nel 1996 Isabel Allende ha dato vita alla fondazione di beneficenza in memoria della figlia scomparsa, dando la priorità ai diritti delle donne vittime di violenze. Grazie all’impegno alacre dei coordinatori impegnati a portare avanti le molteplici attività della fondazione, più di cento organizzazioni hanno ottenuto i finanziamenti necessari ad assicurare una vita migliore alle donne violentate nel bene primario, la dignità.
Isabel Allende è stata insignita di quindici lauree honoris causa, tra cui si distingue per l’altissimo pregio il riconoscimento di quello che è forse il più importante ateneo americano, l’ Università di Harvard. Nel 2014 il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama premia diciannove “personalità che hanno reso l’America più forte, più saggia, più bella e più umana”. Tra queste, Isabel Allende riceve la medaglia presidenziale della Libertà per aver contribuito a sublimare il valore della cultura nel mondo.
All’età di ottant’anni anni, Isabel Allende non ha ancora concluso la missione di libertà e uguaglianza per cui ha lottato tutta la vita.
“Ho sempre avuto ben chiaro che dovevo lavorare, perché non esiste femminismo che si rispetti che non sia basato sull’indipendenza economica”.
Incontrastata regina della narrativa mondiale, la sua penna ha sempre scelto un’impronta giornalistica di politica internazionale, sospesa dai ritmi ingentiliti da storie d’amore e magia. Nemmeno la pandemia è riuscita a tenerla lontano dalla sua vocazione. Con l’ ultimo romanzo “Violeta”, la scrittrice racconta il suo secolo di passioni, dolori, la pienezza di un medagliere letterario senza precedenti. Nel libro concede ampia facoltà di movimento alla figura della madre “Panchita’, nata nel 1920 durante l’epidemia di spagnola.
«Sono venuta al mondo un venerdì di tempesta nel 1920, l’anno della peste», l’incipit della narrazione.
Come lei stessa ha ammesso nelle interviste manifestando una garbata disponibilità agli operatori della stampa, la porta d’accesso della sua scrittura consiste nel tenere sottochiave i limiti mortali della memoria. Ogni ricordo si prepara alla fuga premeditata, non possiamo assistere impotenti al vile strappo imposto alla natura umana.
«Si suppone che oltre una certa età non puoi avere una vita attiva. Ebbene non è così: puoi addirittura innamorarti. Qual è la differenza? È come da giovani, ma con una sensazione di urgenza: i giorni che ti restano vuoi viverli con simpatia, amore, humor, un buon pasto, un bicchiere di vino, i cani… E di questi giorni non vuoi perderne neanche uno»
RIPRODUZIONE RISERVATA ©