Esteri
CELAC: la risposta del Sud globale al disordine neoliberale dell’impero
La CELAC non è solo un forum istituzionale: è una dichiarazione politica. Di fronte all’imperialismo, alla catastrofe climatica e alla guerra digitale, l’integrazione latinoamericana e caraibica è una necessità storica.

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera
Mentre gli occhi del mondo restano puntati sulle guerre delle grandi potenze e sulle crisi finanziarie del Nord, l’America Latina e i Caraibi si riuniscono, parlano forte e chiaro — ma la grande stampa internazionale sceglie di non dare risonanza.
Non è ignoranza, è strategia: quando il Sud globale si organizza, contesta e propone, i mezzi di comunicazione dominati dal capitale optano per il silenzio. L’eccezione è la Cina, che ha prontamente riconosciuto l’importanza del 9º Vertice della CELAC, elogiando le decisioni prese e dimostrando interesse a rafforzare la cooperazione con il blocco.
Mercoledì 9 aprile 2025, Tegucigalpa, capitale dell’Honduras, è stata il palcoscenico di un incontro storico: il 9º Vertice dei Capi di Stato e di Governo della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC). Tra abbracci fraterni e discorsi accesi, i leader della regione hanno riaffermato l’impegno per la sovranità, la giustizia sociale e la lotta collettiva contro le sfide globali.
CELAC: un progetto di integrazione sovrana per il XXI secolo
Fondata ufficialmente nel 2010 come alternativa all’OEA — da tempo considerata uno strumento dell’imperialismo statunitense — la CELAC è l’unica organizzazione che riunisce i 33 paesi dell’America Latina e dei Caraibi, senza la presenza di Stati Uniti o Canada.
Il suo ruolo va oltre la diplomazia: è l’espressione istituzionale di un desiderio antico dei popoli della regione — il sogno bolivariano di un’unità latinoamericana.
In un contesto globale segnato da crisi ambientale, guerre commerciali, avanzata dell’estrema destra e collasso delle democrazie liberali, la CELAC rappresenta una trincea di resistenza e ricostruzione. Uno spazio per sognare — e costruire — un altro mondo possibile.
Trump, dazi e il ritorno della minaccia imperiale
Anche se il vertice era già previsto, le recenti mosse dell’ex presidente Donald Trump — con i suoi dazi arbitrari, le minacce unilaterali e i discorsi xenofobi — hanno dato una nuova urgenza al dibattito. Il suo ritorno sulla scena politica statunitense ha rafforzato la necessità di una risposta coordinata da parte dell’America Latina.
La presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha proposto un Vertice per il Benessere Economico dell’America Latina e dei Caraibi, accolto con entusiasmo dagli altri leader. L’obiettivo: rafforzare l’integrazione economica regionale basata sulla sovranità, la cooperazione e la giustizia sociale.
Migrazioni: una crisi del Nord che grava sul Sud
La questione migratoria è stata una delle più sentite. Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha denunciato le politiche di criminalizzazione e deportazione di massa adottate da Trump e da molti governi europei.
I leader della CELAC sono stati chiari: migrare non è un crimine — è un diritto umano. Le migrazioni forzate sono il risultato diretto dell’ingiustizia globale, del saccheggio ambientale e della violenza economica. Il blocco ha proposto una risposta umanitaria e collettiva, chiedendo ai paesi del Nord di assumersi le proprie responsabilità storiche.
Cuba, Venezuela e la fine dell’ingerenza esterna
Con determinazione, i capi di Stato hanno chiesto la fine immediata del blocco economico contro Cuba e delle sanzioni contro il Venezuela. Lula, Petro, Díaz-Canel e altri leader hanno difeso il diritto incondizionato dei popoli a scegliere il proprio destino politico.
La CELAC ha denunciato l’ipocrisia di chi si proclama difensore della democrazia mentre strangola economicamente chi si oppone all’egemonia statunitense.
Fame e disinformazione digitale: due facce della stessa guerra
Due temi fondamentali hanno attraversato i dibattiti: la lotta contro la fame e contro la manipolazione digitale.
La CELAC ha deciso di creare un Piano Regionale per la Sovranità Alimentare basato sull’agricoltura contadina, la cooperazione e l’autosufficienza. Lula ha ricordato il modello brasiliano di politiche pubbliche contro la fame come esempio per la regione.
Parallelamente, i leader hanno denunciato la crescita dell’estremismo digitale e della disinformazione, alimentata da algoritmi opachi e piattaforme che lucrano sul caos. È una nuova forma di colonialismo: un colonialismo digitale.
Lula: voce del Sud globale e promotore di un mondo multipolare
Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha avuto un ruolo centrale nel vertice. Nel suo discorso ha chiamato America Latina e Caraibi ad assumere un ruolo protagonista nella costruzione di un nuovo ordine mondiale, più equo e multipolare.
“L’America Latina e i Caraibi devono ridefinire il proprio posto nel nuovo ordine globale. Dobbiamo essere protagonisti, non spettatori”, ha affermato Lula.
— Fonte: Agência Gov
Lula ha anche proposto una candidatura femminile unitaria della regione per la Segreteria Generale dell’ONU, come segno politico e simbolico della rottura con l’ordine patriarcale dominante.
Conclusione: integrazione o barbarie
La CELAC non è solo un forum istituzionale: è una dichiarazione politica. Di fronte all’imperialismo, alla catastrofe climatica e alla guerra digitale, l’integrazione latinoamericana e caraibica è una necessità storica.
Se la grande stampa tace, tocca a noi alzare la voce: solo i popoli organizzati del Sud globale possono fermare la marcia verso la barbarie. E la CELAC è una delle chiavi per aprire le porte del futuro.
