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Simón Bolívar tra Storia e Attualità: Dialogo con Maddalena Celano

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Di Gian Franco Ferraris


Gian Franco Ferraris (GFF): Maddalena, il 28 febbraio presenterai il tuo nuovo libro, L’eredità
di Simón Bolívar: il cuore ribelle dell’America Latina, in un evento promosso dalle ambasciate di Bolivia e Venezuela a Roma. Come nasce questo progetto e quale significato assume nel
contesto del Bicentenario della Bolivia?
Maddalena Celano (MC): Questo libro nasce dalla volontà di riportare l’attenzione sulla
dimensione politica di Bolívar, al di là della retorica celebrativa. Spesso viene ricordato solo
come un eroe della liberazione, ma il suo pensiero era molto più complesso: parlava di giustizia sociale, sovranità economica e integrazione regionale. Sono temi che oggi tornano con forza nel dibattito latinoamericano, tra tentativi di restaurazione neoliberista e nuove forme di resistenza.
GFF: Nel tuo libro sottolinei come il bolivarismo non sia solo memoria storica, ma una
prospettiva politica attuale. In che modo l’eredità di Bolívar è ancora viva nelle lotte
latinoamericane?

MC: L’America Latina sta affrontando sfide simili a quelle che Bolívar individuava nel XIX
secolo: ingerenze esterne, disuguaglianze profonde, economie dipendenti dall’estrazione di
risorse. I governi progressisti della regione hanno ripreso il suo progetto di unità
latinoamericana attraverso strumenti come l’ALBA-TCP e la CELAC. Ma la battaglia non si
gioca solo a livello istituzionale: i movimenti sociali, i popoli indigeni, le organizzazioni contadine incarnano oggi quel sogno di emancipazione che Bolívar voleva realizzare.
GFF: Il libro ha ricevuto il sostegno di figure diplomatiche di spicco, come S. E. Sonia Brito
Sandoval e S. E. Teresa Susana Subieta Serrano. Quanto è importante, secondo te, che la
diplomazia latinoamericana continui a valorizzare il pensiero bolivariano?
MC: È fondamentale. La Bolivia e il Venezuela riconoscono in Bolívar un punto di riferimento
per la costruzione di un modello alternativo di sviluppo e per la difesa della sovranità nazionale.
In un mondo in cui l’America Latina è ancora vista come una periferia da sfruttare, rivendicare
Bolívar significa ribadire il diritto all’autodeterminazione. E il fatto che queste figure diplomatiche partecipino all’evento dimostra che il dibattito su Bolívar non è confinato agli archivi storici, ma è una questione politica viva.
GFF: Bolívar immaginava un’America Latina unita, ma oggi la regione appare frammentata.
Quali sono le principali sfide per rilanciare il suo sogno di una “Patria Grande”?

MC: La principale difficoltà è la pressione esterna: gli Stati Uniti e le grandi istituzioni finanziarie internazionali cercano di dividere la regione per impedirne l’indipendenza economica. Ma esistono anche problemi interni: le élite locali, spesso legate agli interessi stranieri, frenano ogni tentativo di integrazione. Per costruire una vera unità, i Paesi latinoamericani dovrebbero
puntare su politiche economiche complementari, rafforzare il commercio regionale e,
soprattutto, investire nella sovranità tecnologica ed energetica. Senza queste basi,
l’integrazione resterà una promessa incompiuta.

GFF: Nel tuo libro emerge una lettura del bolivarismo che non si limita agli aspetti istituzionali, ma guarda anche alle lotte popolari. C’è un aspetto del pensiero di Bolívar che credi sia ancora
sottovalutato?
MC: Sì, spesso si dimentica la sua attenzione per la questione sociale. Bolívar non parlava solo
di indipendenza politica, ma anche di giustizia economica, riforma agraria, emancipazione degli schiavi. Non era un socialista nel senso moderno del termine, ma aveva compreso che senza equità sociale non può esistere una vera libertà. Oggi, mentre vediamo nuovi cicli di proteste in tutto il continente, credo sia essenziale recuperare questa dimensione del suo pensiero.
GFF: Per concludere, che tipo di discussione ti aspetti dall’evento del 28 febbraio?
MC: Spero che sia un’occasione per superare la retorica e affrontare Bolívar con uno sguardo
critico e attuale. Non dobbiamo limitarci a celebrarlo, ma chiederci come il suo pensiero possa
offrire risposte alle crisi di oggi. Mi piacerebbe che l’incontro fosse un momento di confronto tra esperti, attivisti e pubblico, per costruire nuove connessioni tra storia e presente. Bolívar ci ha lasciato un progetto incompiuto: sta a noi decidere se vogliamo portarlo avanti o archiviarlo come un ricordo del passato.
GFF: Un’ottima riflessione. Grazie, Maddalena. Ci vediamo il 28 febbraio!
MC: Grazie a te, Gian Franco. E a tutti coloro che vorranno partecipare!