Mettiti in comunicazione con noi

Esteri

Le bufale delle destre sull’immigrazione: i dati dagli Usa

Parlare di immigrazione di questi tempi è estremamente divisivo

Pubblicato

su

Credit foto https://www.skuola.net/storia-contemporanea/immigrazione-usa.html

Di Fulvio Rapanà

Parlare di immigrazione di questi tempi è estremamente divisivo e provo  a stare sui numeri e sui dati economici che provengono da enti credibili e indipendenti lasciando ai partiti la speculazione politica soprattutto se le affermazioni, e purtroppo le decisioni, provengono da persone che senza l’attività politica dovrebbero reinscriversi agli uffici di collocamento.

Per stare alla premessa ho letto con attenzione il report 2024-2034 pubblicato  la scorsa settimana dal  Congressional Budget Office (CBO) , l’Ufficio di bilancio del Congresso,  un’agenzia federale ,  totalmente indipendente e rispettata bipartisan, che ha  il compito di fornire i dati economici al Congresso come supporto alla formulazione delle proposte legislative, a partire dal processo di redazione del bilancio federale. Il report (1) non parla direttamente di immigrazione ma valuta tutta una serie di fattori che incidono positivamente o negativamente sui risultati e le tendenze, anche sociali, del sistema economico americano e mondiale. Come ha scritto il direttore del CBO Phill Swagel nella nota che accompagna le previsioni “I numeri (dell’economia americana) nel 2023  sono significativamente migliori, rispetto a quelli del 2021 e del 2022,  e l’immigrazione è una delle ragioni principali”.

Nella valutazione il CBO ha  preso in considerazione i trend  dei flussi migratori, inaspettatamente aumentati a partire dal 2022, e che secondo l’agenzia persisteranno per diversi anni, ponendo l’accento sui fattori che incidono nella qualificazione sociale ed economica degli immigrati:

  1. Gli immigrati hanno maggiori probabilità di lavorare rispetto ai loro colleghi nativi, soprattutto perché gli immigrati sono più giovani e sono più abituati a cavarsela.
  2. Questa infusione di immigrati in età lavorativa compensa ampiamente il previsto pensionamento della popolazione autoctona che invecchia, riuscendo così a mantenere in equilibrio il numero di lavoratori rispetto a quelli che vanno in pensione.
  3. Tassi più elevati di imprenditorialità.
  4. Contributi sproporzionati alla scienza , alla ricerca e all’innovazione  rispetto agli investimenti fatti sugli immigrati con un  grado di istruzione elevato che arrivano negli Usa già formati e preparati.

Sono tutti elementi che concorrono  ad una migliore crescita economica degli Usa. Sempre Phill Swagel “Come risultato di queste proiezioni circa  le dimensioni della forza lavoro guidate dall’immigrazione, stimiamo che, dal 2023 al 2034, il PIL sarà maggiore di circa 7 trilioni di dollari e le entrate fiscali saranno maggiori di circa mille miliardi di dollari rispetto a quanto sarebbero stato altrimenti”. Nel computo dei fattori negativi della relazione il CBO ha inserito anche un capitolo riguardante i “lavoratori immigrati scomparsi”. Si è trattata di una  forte riduzione dei flussi migratori, legata per gli anni 2020 e 2021 alla pandemia,   con la    conseguente contrazione nel mercato del lavoro per una carenza di manodopera  nei settori, alimentare, delle infrastrutture, dell’edilizia e nella logistica, che ha frenato la crescita dell’intera economica americana.

Le conclusioni a cui arriva l’agenzia mi sembrano chiarissime. Per gli anni 2021 e 2022 la crescita economica è stata minore  anche per una forte riduzione nei flussi immigratori,  causata della pandemia e delle lungaggini burocratiche poste da Trump. Flussi  che sono ripresi nel 2022 e 2023 e che hanno apportato una notevole ricchezza sia all’economia  che alle casse federali.

Il CBO non è certo l’unico osservatorio super partes  che ha evidenziato i benefici del recente aumento nei flussi di lavoratori  dall’estero.

Il presidente della Federal Reserve Jerome H. Powell, messo in quella posizione da Trump, ha recentemente affermato nel programma “60 Minutes” di CBS News: “L’economia statunitense ha beneficiato dell’immigrazione e francamente, proprio nell’ultimo anno gran parte della storia del mercato del lavoro, che è tornato in equilibrio, è dovuto al ritorno dell’immigrazione a livelli più simili dell’era pre-pandemia”, l’intervistatore chiede: ”ma oltre che l’economia c’è anche e soprattutto un problema di ordine pubblico e criminalità” e Powell “ sono fenomeni che esistono senza dubbio ma sono da ricondurre a flussi di immigrazione mal gestiti, queste sfide chiaramente esistono  sia al confine sud-occidentale che in città come New York e Chicago, dove arrivano autobus carichi di richiedenti asilo, in assenza di maggiori risorse per gestire questi afflussi e accelerare le procedure per autorizzare i migranti a lavorare negli Stati Uniti o per riportarli nei loro paesi d’origine, queste tensioni continueranno, non possiamo pensare che da fenomeni sociali ed economici di queste dimensioni una nazione possa pensare solo di guadagnare”.

Per ultimo due citazioni che provengono da leaders conservatori americani, decisamente cambiati negli ultimi 30 anni.  Ronald Reagan,  repubblicano, ex leader del movimento conservatore, attentissimo ai fattori economici più di quelli sociali, certamente non un “buonista”, parlò spesso in modo sorprendente di questo fenomeno. In uno dei suoi ultimi discorsi da presidente affermò: “Grazie a ogni ondata di nuovi arrivi in ​​questa terra di opportunità, siamo una nazione  sempre giovane, sempre piena di energia e nuove idee, e sempre all’avanguardia, sempre alla guida del mondo verso la prossima frontiera. Questa qualità è vitale per il nostro futuro come nazione. Se mai chiudessimo la porta ai nuovi americani, la nostra leadership economica e morale nel mondo andrebbe presto persa” (2). In direzione moto diversa una recente affermazione del  repubblicano Mike Collins, trumpiano e presidente della Commissione della Camera che si occupa di immigrazione : “Importa il terzo mondo, diventa il terzo mondo. Prima ci liberiamo di questa zavorra ( gli immigrati) e prima ritorneremo ad essere ricchi, prosperi e decisivi per la storia del mondo”.                                     Gli attuali leaders delle varie destre del mondo  fanno finta di ignorare i dati economici chiari e ineludibili che provengono da centri di informazione con grande reputazione, e perseguono in modo sistematico  il degrado dello stato di diritto ; il ritorno di piccoli o grandi proto-dittatori ; lo sventramento dell’istruzione pubblica e dei sistemi sanitari ; l’abolizione degli standard alimentari  e delle normative sull’ambiente,  l’allentamento delle leggi sul lavoro e degli appalti . La situazione italiana è la peggiore di tutto l’occidente intanto per il debito pubblico che è quasi arrivato al 150% quindi per le tendenze demografiche sempre peggiori. In Italia abbiamo un welfare che è in gran parte  statale e le pensioni che sono quasi totalmente statali, negli Stati Uniti sono entrambi  quasi totalmente privati e in Germania sono per metà statali e per metà private.  Se le tendenze demografiche continuano a scendere sempre più come negli ultimi 30 anni ad un certo punto non potendo sostituire con almeno 3 lavoratori quelli che vanno in pensione il sistema imploderà per mancanza di risorse. Due ex presidenti dell’Inps Boeri e Tridico quando erano ancora in carico hanno lanciato l’allarme sulla sostenibilità del sistema senza l’apporto degli immigrati. Sono stati sommersi di insulti. In sintesi, economicamente l’immigrazione è una grande risorsa ma come puntualizza Powell “flussi di immigrazione ben gestiti” cosi’ come fece la Merkel 10 anni fa’ portando in Germania quasi 800.000 immigrati dalla Siria e dall’Iraq che hanno permesso di potenziare la forza lavoro nella sanità, nell’istruzione e nell’economia in genere. I problemi sociali e di criminalità se ci sono vanno gestiti dagli appositi ministeri e non risolti con i “blocchi navali”.  Non è buonismo ma realismo.

1) https://www.cbo.gov/publication/59710

 2) https://www.reaganlibrary.gov/archives/speech/remarks-presentation-ceremony-presidential-medal-freedom-5

RIPRODUZIONE RISERVATA ©