Esteri
La “seconda fase” russa in pieno svolgimento
la seconda fase dell’escalation si realizza in queste ore, il riposizionamento delle forze russe dalla regione di Kiev e dal nord est, le forze ucraine in Mariupol al lumicino, la campagna aerea che sta devastando le riserve petrolifere del Paese. La testimonianza di Mariana Vyshemyrska, la situazione sui fronti di battaglia, il primo italiano caduto nell’escalation.
Sitrep n. 6 del 3-4-2022 Guerra russo-ucraina
39° giorno di conflitto. Siamo al cambio della strategia che si va concretizzando velocemente sui fronti di guerra.
La novità più importante riguarda, senza dubbio, il riposizionamento delle truppe russe che erano state inviate fin dal primo giorno a presidiare i territori attorno a Kiev, vi erano giunti da nord ovest, da nord est e da est. Il punto che non ci siamo mai chiariti era lo scopo per cui furono inviate colà.
Occorre infatti prendere atto che queste truppe hanno avuto un ruolo non chiaro.
Da un lato occupavano una zona strategica, la capitale del Paese , appunto, ma mai hanno tentato di attaccare la cerchia urbana. Cosa dunque facevano li? Ipoteticamente due sono le possibili spiegazioni. La prima è che il loro compito fosse di far sentire la pressione russa su Kiev ed influenzare in tal modo una eventuale scelta di cedimento del governo, cosa che su pressioni statunitensi, ordini si potrebbe dire, non è avvenuta. L’altra spiegazione ci presenta un ruolo di impegno di truppe numerose nella zona, in modo da bloccarle e impedire che venissero spostate su altri fronti.
In tal modo le forze ucraine hanno subito pesanti danni. Anche quelle russe sia chiaro, ma la differenza è che quelle ucraine ne hanno subite di più e con minore capacità di reintegrarle. Nonostante i promessi arrivi di mezzi da parte USA. Ottenuti ripescando i fondi di magazzino sovietici dei paesi ex patto di Varsavia. La formula è interessante. I carri e i blindati sono in possesso dei Paesi ex patto, ma non li cederanno loro direttamente. Gli USA chiedono che li vendano a loro e successivamente provvederanno a consegnarli. Resta da capire se questi mezzi siano in uso, siano efficienti, e se si, con che mezzi dovranno essere sostituiti e a quale prezzo per i Paesi che li cederanno.
Il ripiegamento russo
Tornando alle posizioni in campo, nella mappa di ieri mattina si può osservare come il riposizionamento russo fosse già in avanzato stato. Oggi invece dovrebbero completare il rientro dal nord-ovest, verso la Bielorussia e portarsi ulteriormente avanti anche nel nord est, con il ripiego completo a nord di Chernikov e il rientro totale poi entro domani da est fino all’altezza di Sumy.
Un movimento di forze molto consistente, che impegna almeno trentamila soldati.
Fino a questo momento, tale operazione appare eseguita con più ordine di quanto ci si attendesse, i reparti stanno rientrando velocemente.
Non risulta finora che alcun settore sotto controllo russo sia rimasto isolato o che si siano formate sacche con soldati russi imbottigliati.
Le forze ucraine stanno riprendendo il controllo di questi settori man mano che vengono abbandonati dalle forze di Mosca, non ci sono scontri.
Nel video potete seguire sulle mappe i vari spostamenti con la spiegazione.
Dove andranno queste forze russe? Principalmente una parte resterà a difesa dei confini e anche in Bielorussia per mantenere il Paese al sicuro in caso di attacco. Secondariamente verranno portate a sud e ad est, ma credo che già sia avvenuto questo passaggio di reparti. Sono infatti segnalate colonne di mezzi oltre le frontiere russe su diversi punti di accesso verso i fronti.
Le forze ucraine come reagiranno a questo riposizionamento?
La risposta appare non scontata. Se da un lato si potrebbe pensare che in tal modo avrebbero la possibilità di spostare le loro forze a sud, dove maggiormente servirebbero, da un altro lato non possono farlo per due ragioni. La prima attiene alla difficoltà di spostare intere brigate o divisioni corazzate, o quel che ne rimane , di centinaia di chilometri. Avevano già problemi un anno fa, quando trasferirono in febbraio, centinaia di mezzi con le ferrovie e i mezzi di terra. Oggi farlo con i caccia di Mosca sopra alla testa sarebbe come demolirli sotto una pressa. Allestire dei convogli su strada è un invito ad essere colpiti, lo faranno in qualche modo di certo ma perderanno moltissimi preziosi mezzi.
Un secondo ragionamento però ci spinge a ritenere possibile che non possano smobilitare il settore nord dalle difese, perchè sarebbe nuovamente a rischio di un nuovo attacco tutto il settore di Kiev.
Non hanno quindi molte opzioni, dovranno mantener il grosso delle loro attuali forze in zona e solo una parte potranno dispiegarla altrove, sapendo però di esporla a tutti i rischi del caso.
Se ci si domandava come mai Zelensky chiedesse a tutti l’invio di carri armati e blindati, camion e altro, ecco spiegato il motivo. Hanno subito pesanti perdite, e non possono più integrarle, perché ne perdono più di quanti ne stiano riparando o recuperando sul campo.
Il fattore che oggi sembra non preoccupare le forze ucraine, potrebbe invece presto presentarsi loro di fronte in tutta la sua gravità.
Il lavoro dell’aviazione russa e dei missili di precisione sia i Bastion, che i Kalibr, stanno logorando pesantemente le capacità di stoccaggio di idrocarburi ucraini. Probabile stiano demolendo gli impianti di distillazione di Kremerchug e di altre raffinerie. Stamane ad esempio è stata colpita l’area di stoccaggio idrocarburi di Odessa.
I danni sono ingenti, continuando di questo passo, e non troppo in la nel tempo, la carenza di carburanti peserà inevitabilmente sulle capacità di spostamento ucraine.
La scelta russa di colpire queste tipologie di obiettivi mi pare inspiegabilmente tardiva, diverse volte immaginando quali tipologie di bersagli colpire nelle fasi iniziali di questo conflitto, ipotizzavo sempre tra i primi i depositi e le riserve di combustibili fossili, proprio per causare la paralisi dei mezzi del nemico, a quanto pare questa fase è stata inserita dai Russi solamente in questa seconda fase.
Mariupol
La città ormai sotto controllo russo, presenta ancora due aree urbane con presenza ucraina.
L’area industriale è stata conquistata dai russi quasi per intero, solamente l’Azovstall resta controllato dai reparti ucraini.
Una area urbana centrale attigua all’Azovstall e una seconda staccata e meno estesa, sta per scomparire sotto la pesante spinta offensiva dei reparti di forze speciali della guardia Nazionale cecena delle forze armate russe.
Da ovest stanno spingendo invece i reparti della DPR con al seguito anche diversi reporter e documentaristi al seguito.
Sono stati tre i tentativi da parte ucraina di inserire elicotteri in città per raggiungere i settori ancora sotto il loro controllo ed esfiltrare qualche personaggio di riguardo, non si sa chi, le ipotesi in rete si accavallano. Si parla sia di alti comandi dell’Azov che anche di eventuali consiglieri militari di qualche Paese europeo o d’oltreoceano. Chiaramente siamo nel campo delle ipotesi a volte anche molto fantasiose. L’ultima di queste riguarda il noto fiancheggiatore di gruppi terroristi in Siria e altrove Bernard Henri-Levy, come bloccato all’interno della città, non la prendo nemmeno in considerazione, in quanto è da molto che la città è isolata e avrebbe comunque potuto uscire assieme ai civili se si fosse presentato ai varchi umanitari, che a dispetto dei media, sono attivi per i civili, decine di migliaia di questi sono stati soccorsi e hanno trovato rifugio e assistenza fuori dalla città.
Le vittime in città sono molte, corpi di civili giacciono in strada o nei cortili dei palazzi, a volte uccisi da colpi d’arma da fuoco, inutile capire chi sia stato, gli uni danno sempre la colpa agli altri.
I video girati da diversi reporter aggregati alle truppe di Donetsk registrano quanto vedono e raccontano le loro emozioni di fronte a tanto orrore, i racconti degli abitanti sono un chiaro grido di disperazione per essere stati abbandonati dall’esercito ucraino che non ha mai dato loro assistenza, a quanto riferiscono o permesso loro di uscire dalla città. Potranno anche non essere affidabili, ma quando a ripeterlo da fonti diverse sono centinaia e centinaia di abitanti, qualche sospetto che abbiano fondamento c’è.
Una stima delle perdite da parte ucraina, ci porta a prevedere un bilancio molto pesante, all’inizio dell’assedio le truppe all’interno della città erano stimate in circa 14000 soldati compreso il famigerato Azov, ora si stimano essere rimasti non più di 4000 combattenti attivi, di certo si sono arresi in diversi, altri saranno riusciti a fuggire assieme ai civili, i reparti ceceni continuano a trovare mimetiche ucraine abbandonate per strada, segno che i soldati che le occupavano ora vestano abiti civili e magari attendano la fine delle ostilità in qualche cantina assieme ad altri civili veri.
Non credo che le rimanenti forze di Kiev possano resistere a lungo, anzi, credo che abbiano resistito finora anche perchè gli attaccanti vogliano contenere il più possibile le perdite e quindi si prendano tutto il tempo per far fuori in sicurezza ogni presenza ucraina man mano che essa si presenta senza correre rischi inutili.
La fine del conflitto su Mariupol, libererà altre ingenti risorse russe da usare su altri fronti.
La seconda fase di questo conflitto si può riassumere quindi come un tentativo russo di ridurre i fronti su cui schierare la loro potenza di fuoco e proseguire la campagna aerea erodendo le risorse ucraine nelle retrovie.
Intendono con questa manovra, ottimizzare l’uso delle loro forze, e dell’aviazione che finora hanno usato in maniera limitata, non hanno impiegato più di 100 caccia, le perdite che hanno subito sono ben lontane dalle troppo ottimistiche dichiarazioni ucraine, e il loro peso nel conflitto si sente eccome.
L’intervista a Marianna Vishemirskaya effettuata da un media russo, riporta all’attenzione dei media la vicenda dell’Ospedale n. 70 di Mariupol, ospedale pediatrico dove era ricoverata Marianna, nota influencer della Città.
Alcuni aspetti di questa intervista, contenuta all’interno del primo video inserito, confermano dei fatti della ricostruzione ufficiale, la struttura era parzialmente in attività, pochi erano i pazienti al suo interno, i principali ospedali sembra inviassero qui le pazienti solo per problemi di spazio nelle loro strutture, Marianna venne rifiutata per non meglio precisati motivi da altre due strutture cui si era rivolta. Purtroppo ha confermato anche il decesso della puerpera portata via in barella, che non era lei come qualcuno asserì a suo tempo.
Marianna poi però ci presenta una situazione differente e ce si distacca in maniera netta dal racconto dei nostri media.
Innanzitutto non si è trattato di un attacco aereo, nessuno sembra aver udito alcun caccia in volo, come in altre occasioni, secondo altri hanno parlato di artiglieria o razzi, ma non se ne sono visti i pezzi.
Proseguendo nel racconto ha fatto riferimenti chiari alla presenza costante nella struttura dei militari, che evidentemente ne occupavano una parte.
Ultimo riferimento chiarificatore, l’immediata presenza di una troupe di giornalisti della Associated Press dopo pochi minuti dalle esplosioni, cosa che è particolarmente strana in una città in guerra.
Insomma nel suo racconto si confermano diversi elementi e si getta una pesante ombra sull’operato delle truppe ucraine in zona,
Donbass
Da Izhyum le forze russe stanno scendendo verso sud spostandosi di villaggio in villaggio, si segnalano pesanti combattimenti nel settore di Sloviansk, dal lato di Donetsk invece i combattimenti più pesanti si svolgono nei pressi di Adveevka, Antonovka e Novomikailovka.
Proprio presso Adveevka è caduto combattendo un soldato della LPR di cittadinanza italiana, Edy Ongaro, ( soprannominato sia Bozambo che El Buitre ) ed è il primo italiano a morire in questa escalation, in generale nel conflitto è il secondo, il primo a morire, sempre per mano ucraina fu il reporter Andrea Rocchelli ucciso a Sloviansk da una azione di bombardamento mirata contro lui ed altri dalle forze della Guardia Nazionale ucraina e dall’esercito di Kiev, come stabilito da sentenza definitiva dai tribunali di Pavia e Milano.
Edy era originario del Veneto, di Portogruaro, per essere precisi, aveva 46 anni ed era arrivato nel 2015 nel Donbass, quando era ancora in corso la guerra ad alta intensità tra le Repubbliche di Donetsk e Lugansk e l’Ucraina che non riconoscendone la secessione, ne aveva invaso il territorio. Edy si era unito, non per caso, alla brigata Prizrak, brigata internazionale che raccoglie volontari da tutto il mondo mossi principalmente da ideali comunisti, spesso utilizzano infatti simbologia sovietica proprio in opposizione agli ucraini. Quando vinsero la Grande battaglia di Debaltsevo, issarono sulla ciminiera della città una bandiera della fu URSS. Soggetto fragile, in Italia aveva avuto una vita non felice, commettendo anche degli sbagli, partì quindi cercando altrove una realizzazione che desse un senso alla sua vita trovandolo nello spirito della Brigata Internazionale Prizrak.
Possa finalmente trovare quella pace che non ha trovato in vita.
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