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Esteri

Una telefonata inattesa

Gli sviluppi nella crisi tra USA e Russia e il ricordo del generale Soleimani.

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Aree di crisi nel mondo n. 98 del 2-1-2022

Di Stefano Orsi

Apriamo il 2022 facendo un breve riassunto delle ultime due settimane.

Dal 19 ultimo scorso, ci sono stati sviluppi nella crisi tra gli USA e la Federazione Russa.

Innanzitutto, dopo la consegna delle condizioni, è iniziato un consulto serrato tra i più importanti Paesi della NATO nella UE e gli USA.

Si sono quindi sentiti i leader di Francia, Gran Bretagna e Germania, non l’Italia che è rimasta esclusa.

Nel mentre, le dichiarazioni del segretario generale della NATO Stoltemberg ribadivano che spetti ai Paesi membri stabilire chi possa o non possa entrare, come anche che i Paesi siano liberi di chiedere l’ingresso nella NATO.

Dichiarazioni provocatorie chiaramente in netto contrasto con le richieste russe.

Dopo pochi giorni è stata diffusa la notizia del ritorno nelle loro caserme di alcuni reparti russi, di stanza nella regione sud, quella di Rostov per intenderci, avendo esse terminato le loro esercitazioni.

Un segnale di chiara distensione.

Esaminando la distribuzione delle forze in oggetto, però, si è notato come esse, in alcuni casi fossero schierate nel Caucaso e zone limitrofe, rientrando quindi nelle loro caserme, in realtà, si sarebbero addirittura avvicinate alla frontiera Ucraina, ma è un particolare secondario, il segnale era chiaro.

Da parte occidentale abbiamo assistito a continue minacce di ritorsioni, sanzioni e quant’altro, mentre da parte russa è arrivato il solo segno di vera distensione.

Si è scoperto anche il motivo.

Sono state fissate delle date per i vertici da tenersi nei primi giorni di gennaio, come da richiesta russa.

Dapprima è stato Stoltemberg a dover invitare la Russia ad unirsi ad un vertice straordinario Russia NATO da tenersi in Svizzera, terreno neutrale, il 12 di gennaio.

Chissà quanto gli sarà costato.

In seguito è stata fissata una data anche per un vertice tra Russia e USA, chiaramente da tenersi ancora prima, il giorno 10, sempre a Ginevra.

Si è quindi saputo che il 13 ci sarebbe stato un vertice anche con tutti i Paesi facenti parte dell’OSCE ( https://www.osce.org/it ) il giorno 13. Quattro giorni estremamente serrati di incontri.

E’ possibile trarre subito due conclusioni.

Il vertice innanzitutto è uno solo e si terrà il 10.

Se il faccia a faccia tra le delegazioni USA e Russa andrà bene, e quindi i leader sentiti si accorderanno sui passi da compiere, la decisione verrà comunicata agli alleati della NATO che dovranno accettarla.

Questo è il senso delle date, stabilisce la gerarchia della piramide decisionale, i colloqui successivi rappresentano la salvaguardia della poca dignità dei Paesi membri che devono salvare le apparenze.

Le due delegazioni (russa e statunitense) saranno guidate da figure di secondo piano.

Deputy Secretary of State Wendy R. Sherman meets with Russian Deputy Foreign Minister Sergey Ryabkov at the start of the U.S. – Russia Strategic Stability Dialogue in Geneva, Switzerland on July 28, 2021. This image is a work of a United States Department of State employee, taken or made as part of that person’s official duties. As a work of the U.S. federal government, the image is in the public domain 

Ryabkov, viceministro degli esteri russo, guiderà quella di Mosca, mentre gli USA hanno nominato come capo delegazione il vicesegretario di Stato Wendy Sherman, che già ricopriva il ruolo nel 2014, sotto la presidenza Obama, ai tempi del golpe di Maidan ed era incaricata proprio di seguire il fascicolo Ucraina per il governo USA.

In poche parole era lei l’incaricata di coordinare le azioni degli USA messe in atto per favorire il sovvertimento delle istituzioni democratiche nel Paese insediando poi una giunta golpista vicina agli USA in funzione anti russa.

U.S. Under Secretary of State for Political Affairs Wendy Sherman visit to Ukraine, March 20-21, 2014
U.S. Under Secretary of State for Political Affairs Wendy Sherman visit to Ukraine, March 20-21, 2014 Piazza Maidan
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Il giorno 29 dicembre, dal Cremlino arriva una urgente richiesta di colloquio per il giorno 30 con il Presidente Biden, richiesta cui la Casa Bianca risponde positivamente.

La telefonata è avvenuta alle ore 21,35 ora italiana, quando a San Pietroburgo, dove si trovava Putin , erano le 23,35 ed in USA erano le 15,35.

Il Presidente Putin si trovava a San Pietroburgo, sua città natale, per una serie di colloqui con i leader delle Repubbliche ex Sovietiche, ha avuto modo di parlare con ciascuno di loro ed in particolar modo con il Presidente bielorusso Lukashenko, con il quale ha anche giocato una partita ad hockey su ghiaccio.

Nella stessa giornata si è anche recato presso la basilica ortodossa dove partecipa tutti gli anni alla messa di Natale, che nel rito ortodosso cade nel nostro 7 di gennaio, per una questione di calendari loro hanno ancora in uso il calendario Giuliano mentre noi utilizziamo quello Gregoriano.

Si tratta di gesti molto simbolici a cui il Presidente russo sembra tenere molto e da sempre. Ogni qual volta deve prendere decisioni importanti cerca di raccogliere le idee frequentando luoghi e persone per lui molto importanti e ricchi di ricordi.

Il Presidente USA ha comunicato il suo omologo russo dalla sua residenza sull’oceano nel Delaware, a Wilmington per essere precisi.

Il colloquio è durato 50 minuti esatti e i contenuti diffusi vedono due versioni differenti degli argomenti trattati e della rilevanza di diversi aspetti.

La versione fatta trapelare da Washington è questa:

“Gli USA ritengono che il colloquio tra Putin e Biden sia stato significativo e serio.

Gli Stati Uniti intendono continuare a monitorare da vicino la situazione al confine tra Russia e Ucraina.

Gli Stati Uniti ritengono che i diversi Paesi, nonostante l’opinione della Federazione Russa, abbiano il diritto di decidere insieme alla NATO se aderire o meno all’Alleanza.

Biden ha invitato la Federazione Russa a ridurre le tensioni intorno all’Ucraina. Il Presidente ha osservato che gli Stati Uniti e i loro alleati sono pronti a dare una risposta molto decisa se la Russia “invadesse l’Ucraina”.”

Biden ha sostenuto l’idea di contatti bilaterali tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa, i lavori del Consiglio Russia-NATO, i contatti tra la Federazione Russa e l’OSCE. Secondo lui, i progressi nei prossimi negoziati sono possibili solo in un’atmosfera di de-escalation.

Vice President Joe Biden calls from his home office in Wilmington, Delaware, May 13, 2010 (Official White House Photo by David Lienemann). This file is a work of an employee of the Executive Office of the President of the United States, taken or made as part of that person’s official duties. As a work of the U.S. federal government, it is in the public domain.

Quasi contemporaneamente è trapelata anche una nota russa sui contenuti della conversazione:

“Il colloquio telefonico tra Biden e Putin si è chiuso dopo 50 minuti. Quello che è filtrato da Mosca:

– Biden durante la conversazione ha sottolineato che gli Stati Uniti non intendono schierare armi offensive in Ucraina;

– La parte russa ha chiaramente indicato di aspettarsi risultati concreti dai colloqui sulla sicurezza del 10 gennaio, che “non devono trasformarsi in chiacchiere”;

– Putin ha detto a Biden che la Russia terrà lo stesso comportamento degli Stati Uniti in materia di sicurezza e che reagirà allo spiegamento di armi ai suoi confini. Mosca comprende il desiderio di Washington di coinvolgere gli alleati nei negoziati, ma essenziale dovrebbe essere il dialogo bilaterale diretto;

– Biden ha avvertito Putin della possibilità di ulteriori sanzioni, a sua volta, il presidente della Federazione Russa ha osservato che ulteriori restrizioni potrebbero portare alla rottura delle relazioni diplomatiche;

– Il leader americano ha notato più volte che una guerra nucleare non può essere iniziata, così come non può essere vinta; Biden non ha indicato durante la conversazione punti specifici delle proposte russe che Washington non può accettare”.

I caccia F15 atterrati nella base USA in Romania sono rimasti li, così come i carri armati sbarcati in Grecia o la portaerei Truman CVN-75 che è stata fatta stazionare nell’Adriatico quando originariamente era diretta in Medio Oriente.

La Russia non sta immobile, si muove molto a livello diplomatico.

Il Presidente iraniano Raisi sta per recarsi a Mosca dove firmerà un importante accordo di alleanza con la Russia e di fornitura di importanti e strategici sistemi di difesa dai nuovi caccia SU35SE, si tratta della fornitura 24 caccia pesanti di quarta generazione avanzata, dell’ammodernamento ai nuovi standard dei 23 mig 29 e 25 SU24 MK già in servizio con l’aviazione iraniana.

Risulta sia in discussione e quasi certa la fornitura all’Iran di alcuni reggimenti di sistemi S400 per la difesa aerea che garantirebbero un balzo in avanti per le capacità di integrazione della gestione della difesa aerea su tutto il territorio dell’Iran.

Parlando di Iran, non possiamo non ricordare la figura del generale Qasem Soleimani, assassinato dal governo degli Stati Uniti il 3 gennaio 2020 mentre si trovava in missione in Iraq per coordinarsi con le forze sciite locali nella lotta contro il terrorismo dell’ISIS.

https://parstoday.com/it/radio/programs-i280060-stefano_orsi_ci_parla_sull’anniversario_del_martirio_del_generale_soleimani_(audio)

Figura, quella del generale Soleimani, amatissima non solo nel suo Paese, l’Iran, ma anche i tutti i paesi della Mezzaluna Sciita ed anche oltre.

Qasem Soleimani Saying Prayer in Imam Khomeini Hossainiah in Tehran This is a file from the Ali Khamenei website, which states in its footer. “All Content by Khamenei.ir is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License.”

Tornando all’Ucraina, il primo giorno dell’anno si è svolta una grande manifestazione per celebrare il compleanno di Stepan Bandera.

Ricordiamo di questa figura che fu un collaborazionista con i nazisti, non solo per quanto riguarda l’occupazione militare di queste regioni dell’allora URSS, ma anche del progetto di sterminio delle razze ritenute inferiori, dai Rom agli Ebrei.

Per questa ragione si è mossa anche la diplomazia di Telaviv che ha inviato una dura nota di protesta contro l’Ucraina per il dilagare di queste organizzazioni sempre più apertamente naziste.

Singolare che Israele si lamenti con l’Ucraina per i nazisti ben radicati nella società, mentre poi la prima inauguri l’anno con una serie di bombardamenti su Gaza.

Il 2 gennaio, l’amministrazione Biden ha contattato il Presidente Zelensky al fine di ottenere un segno di diminuzione della tensione da poter presentare al vertice del 10 gennaio.

Finora non ve ne è segno alcuno, anzi, l’esercito ucraino sta ancora aumentando la sua presenza in forze in tutte quelle zone e con tutte quelle attività che, secondo quanto stabilito negli accordi di Minsk 1 e 2, sarebbero state entrambe proibite.

Ovviamente si ritiene che i contenuti diffusi siano quelli realmente discussi.

Infatti, se si fosse trattato di queste motivazioni, sarebbe bastata una comunicazione attraverso i normali canali diplomatici e non di certo un inusuale ed urgente contatto personale tra i presidenti e attraverso la famosa linea diretta (la linea rossa) divenuta celebre dopo la crisi dei missili a Cuba.

Sicuramente hanno discusso di alcune criticità che non possono essere rese note e che fossero di tale urgenza e gravità da spingerli a scambiarsi a voce direttamente le loro impressioni e risoluzioni.

Auspicando che il dialogo non venga mai meno, si attendono ora le date degli incontri con trepidante attesa.

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