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Cultura

Alba de Céspedes: la leggendaria partigiana innamorata di Cuba

La vita di Alba de Céspedes è stata avventurosa e multisfacettata, collocandosi in prima linea nella Resistenza (come partigiana e attiva nel giornalismo clandestino) e nelle lotte femministe.

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Credit foto https://www.bookbankpiacenza.com/alba-de-cespedes-sempre-dalla-parte-di-lei/

Di Maddalena Celano

Ventisette anni fa, a Parigi, si spegneva Alba de Céspedes e Bertini, la straordinaria scrittrice italo-cubana scomparsa all’età di 86 anni. Nipote del Padre della Patria di Cuba, Carlos Manuel de Céspedes, e figlia di Carlos Manuel de Céspedes y Quesada, ambasciatore e, per un breve periodo, Presidente della Repubblica di Cuba nel secolo scorso, Alba de Céspedes, pur nata in Italia, ha vissuto in diversi paesi, tra cui Francia e Stati Uniti, trascorrendo periodi significativi anche a Cuba, terra che lei stessa definì “mia”.

La vita di Alba de Céspedes è stata avventurosa e multisfacettata, collocandosi in prima linea nella Resistenza (come partigiana e attiva nel giornalismo clandestino) e nelle lotte femministe. La sua figura emerge come una personalità poliedrica, attiva contro il regime fascista durante la Resistenza e partecipante attiva alla seconda guerra mondiale. Il suo impegno si estese anche agli avvenimenti rivoluzionari del maggio francese nel ’68, attraverso la scrittura di romanzi, la conduzione di programmi radiofonici anti-fascisti e la collaborazione con importanti giornali dell’epoca. La sua carriera artistica è stata caratterizzata da romanzi che affrontavano temi cruciali come l’emancipazione femminile e la lotta contro l’oppressione fascista.

Alba de Céspedes, italo-cubana dotata di ascendenze cubane dal lato paterno e amica personale di Fidel Castro, rimane un’icona leggendaria. Nonostante la sua figura spesso dimenticata in un’Italia che sembra trascurare le donne, la sua storia è pronta a essere riscoperta, sperando di ispirare le nuove generazioni.

La riproposizione mondadoriana di uno dei suoi romanzi più celebri, “Dalla parte di lei”, offre un’opportunità attuale per riscoprire il suo talento. Pubblicato per la prima volta nell’agosto del 1949, il libro segnò un passo significativo nella sua carriera della scrittrice. Quest’opera monumentale, descritta come un memoriale e un’arringa, unisce diversi generi letterari e tocca momenti cruciali, come quando la protagonista Alessandra spara al marito addormentato, Francesco. Il romanzo affronta temi profondi come la condizione delle donne vittime delle loro aspettative amorose, riflesso anche nella vita di Alba stessa.

La vita di Alba De Céspedes, eroica e avventurosa, è stata segnata dall’impegno politico, evidente nel suo sostegno a Fidel Castro e alla Rivoluzione Cubana. Questo impegno ha coesistito con la sua realtà borghese di figlia di diplomatico, gestita con amore e attraverso la scrittura. La sua carriera letteraria, a volte oscurata in Italia, ha ricevuto riconoscimenti critici importanti in Francia e altrove.

 La pubblicazione di opere come “Dalla parte di lei” offre l’opportunità di riscoprire e apprezzare la ricchezza della vita e delle opere di Alba De Céspedes, una figura che ha attraversato il Novecento con passione, impegno e un’incredibile forza creativa. In un’epoca in cui Elsa Morante attirava l’attenzione con “L’isola d’Arturo”, Alba, incerta sulla sua grandezza letteraria, progettava un “super romanzo” che non fosse solo un romanzo, ma un audace esperimento di contaminazione dei generi. “Dalla parte di lei” è descritto da Melania Mazzucco come un memoriale e un’arringa, un monumento impressionante per il suo radicalismo, appena velato dalla trama. Il titolo stesso fu suggerito da Arnoldo Mondadori durante una conversazione con l’autrice, illuminando il volto di entrambi. Il romanzo, che mescola diario, novella naturalista, romanzo psicologico e riflessione metaletteraria sulla scrittura, tocca un momento cruciale, quando la protagonista, Alessandra, spara al marito addormentato, Francesco, rievocando altri colpi di pistola narrati in opere simili. La storia sottolinea il tema delle donne vittime delle loro stesse aspettative amorose frustrate, un tema ricorrente anche nella vita di Alba, come testimonia una sua lettera al marito.

La vita di Alba De Céspedes, eroica e avventurosa, fu segnata dall’impegno politico, evidente nel suo sostegno a Fidel Castro e alla Rivoluzione Cubana. Questo impegno coesisteva con la sua realtà borghese di figlia di diplomatico, una dualità che lei gestiva con “un grande amore” e attraverso la scrittura. La sua carriera letteraria, oscurata a volte in Italia, ricevette riconoscimenti critici importanti in Francia e altrove. Oggi, la ripubblicazione di opere come “Dalla parte di lei” offre l’opportunità di riscoprire e apprezzare la ricchezza della vita e delle opere di Alba De Céspedes, una figura che ha attraversato il Novecento con passione, impegno e un’incredibile forza creativa.

Cuba fu il grande amore di Alba de Céspedes, il suo desiderio di esplorare questo amore si manifestò nel progetto di scrivere un libro intitolato “Con gran amor”, dedicato a Cuba e alla storia della sua famiglia. Questa famiglia includeva il nonno di Alba, acclamato “padre della patria” cubana ed eroe dell’indipendenza dalla Spagna, e suo padre, che fu per breve tempo Presidente della Repubblica Cubana.

Il rapporto tra Alba de Céspedes e suo padre, Carlos Manuel de Céspedes y Quesada, emerge come un elemento fondamentale nella vita e nell’opera dell’autrice italo-cubana. Carlos Manuel, figura di spicco nella storia cubana, figlio e discendente legittimo del  “padre della patria”, ha esercitato un’influenza significativa sulla formazione umana e artistica di Alba, trasmettendole i valori e gli ideali che hanno plasmato la sua visione del mondo. Il legame con suo padre si manifesta non solo attraverso la trasmissione di valori come l’indipendenza e l’autonomia, ma anche nell’ispirare in Alba una profonda passione per la scrittura e un senso di responsabilità nei confronti della società tutta. Carlos Manuel fu inizialmente un soldato, raggiungendo il grado di colonnello nella “Guerra Necesaria”, la seconda fase della guerra di indipendenza cubana nel 1895. Successivamente, intraprese una carriera diplomatica, diventando ambasciatore a Roma, dove incontrò e sposò Laura Bertini. Laura Bertini fu una donna audace, nota per essere una delle prime donne in Italia a divorziare e risposarsi. Dal loro matrimonio nacque Alba, che ricordò il padre che le disse: “Tu sei l’alba della mia vita. Per questo io mi chiamo Alba”. Dopo il matrimonio, Carlos Manuel si dedicò principalmente alla scrittura di monografie storiografiche, influenzando profondamente la figlia Alba. Alba de Céspedes ereditò anche il cosmopolitismo dalla storia familiare dei de Céspedes, abituata a viaggiare e vivere tra Roma e Parigi, diventando bilingue. Molte delle sue opere, come “Chansons des filles de Mai” e “Le ragazze di Maggio”, riflettono questa dualità linguistica e culturale. L’autrice affrontò anche la sfida di tradurre in italiano i suoi testi sulla rivolta del maggio francese, nel 1968. La tematica dell’autonomia femminile come filo conduttore delle opere di Alba de Céspedes, si riverbera, in particolare, in tre racconti presenti in “Fuga e varie”: “Paura di morire”, “Padre e figlia” e “Incontro con la poesia”. Si evidenziano le differenze strutturali nella rappresentazione del padre in questi racconti, con un particolare focus sull’autobiografismo presente in “Incontro con la poesia”.

Nonostante la breve durata dell’interesse editoriale su “Fuga e varie”, pubblicato nel 1940 e seguito da undici edizioni fino al 1945, l’opera è descritta come una delle espressioni meno esplorate della vita e della scrittura di Alba de Céspedes. Il rapporto col padre e con la società patriarcale dell’ epoca,  in generale, assume sfumature contrastanti nell’ottica intellettuale di Alba, come si evince dal substrato culturale su cui si fonda il suo primo romanzo di successo, Nessuno torna indietro, edito da Mondadori il 17 dicembre del 1939: scherzando, in una intervista alla RAI, Alba dichiarò di essere un po’ preoccupata del fatto che il giorno della pubblicazione cadesse proprio di venerdì 17, eppure, a dispetto di qualsivoglia scaramanzia, dopo appena cinque giorni la prima edizione era esaurita. A legare la vicenda delle otto protagoniste del romanzo è proprio la libertà della donna, l’esigenza di indipendenza nutrita con urgenza da tutto l’universo femminile del periodo bellico, che motivava Alba a farsi portavoce di una serrata critica all’ideologia patriarcale di stampo fascista, che opprimeva la donna, relegandola al ruolo immobile e statico della casalinga perfetta. Alba spiegò che l’esigenza di restituire finalmente una voce limpida e squillante alle otto protagoniste del suo primo romanzo non fu frutto di una felice intuizione individuale, né la diretta conseguenza di discussioni notturne e simposi intellettuali con altri autori dell’epoca:

“Io parlavo molto con mio padre. Mio padre fin dal principio, fin da quando avevo cinque o sei anni, mi diceva che la donna doveva essere libera come l’uomo, di guadagnare la propria libertà in ogni senso, cominciare a essere responsabile di se stessa. Aveva diritto di scelta, di sposarsi con un uomo o con un altro. […] Se voleva vivere come un uomo, doveva assumersene le responsabilità” (De Céspedes, intervista RAI 1980).

Il giudizio di Carlos Manuel nei confronti della donna era tutt’altro che morbido: alla donna spettava per natura la medesima dignità dell’uomo, ma combattere per conseguire la propria autonomia di individuo comporta sempre prezzi da pagare e assunzione di responsabilità. Quindi se una donna voleva davvero lasciare un segno nella società del regime, allora doveva anche essere pronta ad affrontarne tutti i rischi.  Carlos Manuel  era perfettamente consapevole che avviare sua figlia verso un percorso di conquista dell’autonomia personale, necessaria a chiunque per affermarsi e fare la differenza nella società contemporanea, non consisteva solo nel lasciarla libera di dare sfogo all’intuizione poetica e dunque di coltivare il suo talento, ma soprattutto passava attraverso la cruciale presa di coscienza di quella che sarebbe stata la condizione umana e sociale della donna. Consapevolezza che le avrebbe consentito, una volta cresciuta, di contemplare la realtà da un osservatorio privilegiato, quello della metà dell’ umanità da sempre subalterna (quella femminile), di entrare in contatto con una dimensione altra, preclusa agli animi aridi e di osservare una società senza filtri. Il grande amore di Alba de Céspedes è stato Cuba, tema che ha progettato di esplorare nel libro “Con gran amor”. Questa famiglia cubana, inclusi il nonno acclamato “padre della patria” e il padre presidente della Repubblica Cubana, ha influenzato profondamente Alba. Il rapporto con il padre, figura chiave nella storia cubana, ha plasmato la sua visione del mondo, trasmettendole valori come l’indipendenza e la responsabilità sociale. Il legame con il padre emerge anche in opere come “Fuga e varie”, pubblicato nel 1940. Nonostante l’interesse editoriale limitato, l’opera rappresenta una delle espressioni meno esplorate della vita e della scrittura di Alba. La tematica dell’autonomia femminile è un filo conduttore in racconti come “Paura di morire”, “Padre e figlia” e “Incontro con la poesia”. Il padre, Carlos Manuel, consapevole della (difficoltosa) condizione femminile, ha influenzato profondamente la figlia, spingendola a lottare per l’autonomia e la libertà delle donne, assumendosi i propri rischi e pericoli. Carlos Manuel de Céspedes, giocò un ruolo determinante nella formazione e nell’ascesa letteraria della figlia. La sua ferma posizione, improntata alla determinazione, spinse Alba a dedicarsi precocemente alla scrittura. Infatti, durante la giovinezza, Alba inviò al Giornale d’Italia il suo primo racconto breve, firmandosi A. de Céspedes, al fine di preservare l’anonimato di genere e aumentare le possibilità di pubblicazione. Questo audace passo fu ricompensato con un assegno di duecento lire, e da quel momento Alba decise di firmarsi con il suo nome completo, senza paura di ripercussioni. Il successivo lavoro, “Nessuno torna indietro”, presentò protagoniste femminili autonome, affermandosi nel panorama del 1939 come figure in grado di conquistare il proprio spazio di libertà. Alba raccontò che durante la preparazione di questo romanzo, si trovava a Cuba, assistendo al capezzale del padre morente. Carlos Manuel de Céspedes, figura autorevole e giudiziosa, riuscì a leggere solo le prime 168 pagine prima di morire nel marzo del 1939, ma il suo giudizio positivo spronò Alba a continuare a scrivere. La morte del padre coincise con un periodo cruciale della storia, il settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale. Alba, costretta a lasciare Roma, si rifugiò nelle foreste abruzzesi prima di approdare a Bari. Qui, divenne parte di Radio Bari, la radio della Resistenza, gestendo una rubrica chiamata “Italia combatte”. Con lo pseudonimo di Clorinda, Alba incitava le donne a partecipare attivamente alla Resistenza, sottolineando il ruolo civile delle donne italiane nell’affrontare il regime fascista. Il racconto autobiografico “Fuga” presenta un notevole contributo dalla vita di Alba, in particolare riguardo al rapporto con il padre. “Paura di morire”, il primo racconto, ritrae il lato amorevole e protettivo di Carlos Manuel. La trama, narrata in prima persona, suggerisce un’identificazione della voce narrante con Alba stessa. La giovane protagonista senza nome, affetta da febbre e spaventata dalla morte imminente, sembra essere una rappresentazione di Alba. Le analogie autobiografiche si intensificano quando Alba, nelle interviste alla fine della sua carriera, descrive il padre come un uomo articolato e a tratti incoerente: un ex soldato, diplomatico, storiografo e affettuoso padre. Carlos Manuel, con giudizi severi, mise Alba di fronte a una realtà oppressiva ma la motivò a lottare per l’autonomia sia umana che artistica.

“Paura di morire” ritrae il padre che accompagna la figlia in una località di montagna per curare una malattia. Il padre le concede ampio spazio per conquistare l’autonomia, dimostrando premura e consapevolezza della sua necessità. Il racconto esplora il delicato equilibrio tra amore e libertà nel rapporto tra genitori e figli. Il suo supporto entusiastico a Fidel Castro e alla Rivoluzione Cubana del 1959 si trasformò in un’opportunità per esprimere la sua affinità emotiva con l’isola. Nel 1989, la Repubblica Cubana le conferì l’Ordine Félix Varela per il suo contributo alla difesa della Rivoluzione e alla diffusione della cultura cubana. In conclusione, il rapporto profondo e complesso tra Alba de Céspedes e suo padre si riflette chiaramente nella sua vita e nella sua produzione artistica, evidenziando l’influenza duratura che una figura paterna così importante può avere sull’evoluzione di un individuo e sulla sua visione del mondo. La sua connessione con Cuba, celebrata attraverso opere come “Con gran amor”, aggiunge un altro strato alla sua identità, mostrando come le sue radici abbiano plasmato la sua vita e il suo contributo alla letteratura e alla società.