Cultura
IL PIANO SOLO E IL RUOLO STRATEGICO DEL QUIRINALE
Per anni la figura del Presidente della Repubblica è stata quello del notaio. Ratificare le decisioni del Governo e del Palamento. Senza interventi significativi nella dinamica politica e istituzionale.
Con Sandro Pertini le cose sono cambiate, ma ancora oggi a molti non dispiacerebbe la figura del Presidente come semplice notaio.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Per anni la figura del Presidente della Repubblica è stata quello del notaio. Ratificare le decisioni del Governo e del Parlamento. Senza interventi significativi nella dinamica politica e istituzionale.
Con Sandro Pertini le cose sono cambiate, ma ancora oggi a molti non dispiacerebbe la figura del Presidente come semplice notaio.
A dire il vero già prima di Pertini, un Presidente della Repubblica aveva abbandonato la figura notarile.
Antonio Segni. Eletto Presidente della Repubblica il 6 maggio 1962.
Democristiano, conservatore. Non vedeva favorevolmente l’apertura della Democrazia Cristiana al Partito Socialista. Eppure, Segni venne indicato come candidato da Aldo Moro. Regista dell’accordo con il Partito Socialista.
Moro voleva rassicurare la corrente di destra della DC per poter continuare il suo avvicinamento al Psi. La stessa strategia che userà nel 1978 indicando Andreotti come Presidente del Consiglio di un governo appoggiato dal Partito Comunista. Non basterà a salvargli la vita.
Nel 1962 l’Italia è in pieno sviluppo economico. Una ripresa economica miracolosa. Uno dei tanti, effimeri, miracoli all’italiana. L’italiano di “Ladri di biciclette” aveva lasciato il posto a quello de “Il Sorpasso”.
Anche politicamente il quadro stava cambiando. L’egemonia della Democrazia Cristiana era meno netta. I numeri per formare i governi sempre più risicati.
Anche l’operaio voleva il figlio dottore. Si guardava a sinistra.
Nel 1960 i duri scontri di piazza contro il governo Tambroni avevano dato una chiara e drammatica indicazione. La Democrazia Cristiana non poteva prendere dalla destra i voti necessari.
L’apertura al Partito Socialista era quasi obbligata. L’aveva capito Aldo Moro. Le resistenze, però, erano fortissime.
Non solo perché eravamo in piena Guerra Fredda. In realtà il problema erano le riforme sociali e strutturali richieste dal Psi, da parte della DC e dal Partito Repubblicano.
Antonio Segni dimostra subito la sua ostilità all’entrata del Partito Socialista nel Governo. Il confronto con Moro e Nenni è spesso logorante.
Il Presidente Segni si esprime anche contro l’elezione del cardinale Montini a Papa.
Nel dicembre 1963 Aldo Moro vara il primo governo di centrosinistra. La tensione resta comunque altissima.
Antonio Segni non aveva nessuna intenzione di compiere un colpo di stato. Aveva semplicemente paura.
Aveva il timore di scontri di piazza, di violenze armate. Questo timore viene sfruttato dal Generale Giovanni de Lorenzo. Comandante dell’Arma dei Carabinieri.
Il 25 marzo 1964 De Lorenzo, su richiesta del Presidente Segni, studia con i comandanti delle Divisioni Carabinieri di Milano, Roma e Napoli un piano per mantenere l’ordine pubblico in caso di emergenza. Il Piano Solo, perché prevedeva il solo intervento dell’Arma dei Carabinieri.
Il Piano Solo prevedeva l’occupazione della Rai, delle sedi di giornali e partiti di sinistra. Il presidio di tutti i luoghi strategici. La repressione di ogni manifestazione di piazza.
Il Piano Solo rimase sulla carta. Le tensioni politiche dell’estate 1964 passarono con la rinuncia del centrosinistra a molte delle riforme programmate.
Questa storia e la Storia ricordano come il ruolo del Presidente della Repubblica sia basilare nella tenuta democratica del nostro Paese.
Oggi più che mai.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©