Cultura
Quattro chiacchiere con Dahlia Cremisi
Dahlia Cremisi è l’autrice di Chimere d’amore, libro edito dalla Pav, pubblicato in aprile 2021. Interessanti le domande e gli spunti di riflessione che il libro suscita nel lettore
di Fabia Tonazzi
creditphoto Facebook
“Chimere d’amore” Pav edizioni, è un libro d’amore ma non solo, la trama induce il lettore a essere attento sul valore dei legami di coppia o più in generale sul valore delle relazioni. Il libro susciterà in voi alcune domande, non più scontate o banali, in un mondo in cui tutte le regole sembrano essere sovvertite da un nuovo stile di vita.
Le domande principali che il libro affronta sono legate al valore del tempo e quanto l’età possa affievolire o permettere la capacità di amare. Alla fine ogni lettore non potrà fare a meno di chiedersi se è possibile risvegliare una grande passione attraverso i social o se l’amore è vero anche quando si manifesta in una “dimensione astratta” e virtuale.
Dahlia Cremisi raccontaci qualcosa su di te e di cosa ti occupi, come mai hai realizzato proprio
quest’opera?
Sono un’ex insegnante, professione che ho svolto con passione e soddisfazione;
amo l’arte in genere, adoro leggere, ma, da qualche anno, ho anche tanta voglia
… no, è più giusto dire che ho un gran bisogno di scrivere. Nella mente si affollano
tante idee, tanti ricordi, tanti progetti accumulati con le esperienze o elaborati
fantasticando e mi spiace che rimangano nascosti nella testa per essere pian
piano dimenticati. Anzi mi sembra un peccato che, occupata in altre cose, io sia
arrivata così tardi a mettere nero su bianco i miei pensieri e le mie fantasie. Se
avessi cominciato prima, forse ora sarei già famosa …!
“Chimere d’amore” è nato dall’incontro con una signora francese: bella, vivace,
simpatica, ha superato il mezzo secolo d’età ed è assidua frequentatrice dei
social. Un giorno mi ha rivelato di aver avuto ben tre mariti, due dei quali
deceduti, il terzo fortunatamente ancora vivo e vegeto. Una coppia come tante,
con i problemi e i dissidi di tutte le coppie che cominciano ad avvertire il peso e la
paura dell’invecchiare. Su questa signora e sugli uomini della sua vita ho
cominciato a fantasticare, ad imbastire una trama e mi sono divertita a raccontare
gli amori di una donna che non ha quasi più nulla a che vedere con la persona che
mi ha ispirato e ha stimolato la mia creatività.
Cosa ti piace di più del lavoro che fai, Dahlia Cremisi ?
Nell’attività di scrittrice, come nella mia professione d’insegnante, quello che
maggiormente apprezzo è la possibilità di stabilire un contatto profondo con
l’altro. M’incanta l’opportunità di condividere, attraverso le parole, il mio pensiero
e di stabilire con un’altra persona una corrispondenza, stimolando una
consonanza di sentimenti e suscitando una correlazione di idee.
Ti identifichi con un personaggio in particolare del tuo libro o no?
Quando si scrive, si esplicita inevitabilmente la propria interiorità, si esprimono
necessariamente i pensieri derivati dal proprio vissuto, dalle convinzioni o dalla
vena fantastica. In “Chimere d’amore” storia e personaggi sono inventati, ma
nella protagonista Annie ho trasferito parte delle mie paure e dei miei desideri,
l’ho gravata di alcune mie convinzioni sull’amore, l’ho investita dei miei
turbamenti e ricordi. Non ho potuto evitare di riversare in lei parte di me.
Credi che ci sia spazio nella società attuale per i tuoi protagonisti o si troverebbero spiazzati?
I personaggi principali del mio romanzo sono attualissimi, tecnologici e, anzi,
proprio i social consentono che si sviluppi la loro storia. Ho scritto la storia di
Annie e Philippe, pensando proprio a quanto sia facile oggi stabilire contatti tra le
persone attraverso il web, ma anche a quante insidie possono celarsi nella rete.
La cultura e i libri…Hai un riferimento in politica o nella società attuale che ti ispira fiducia, Dahlia Cremisi ?
La cultura e i libri sono in pericolo nel mondo supertecnologico che sta
sviluppandosi. È triste vedere i ragazzi, e purtroppo anche i bambini, ipnotizzati
davanti agli schermi dei PC e dei telefonini, diventati computer a tutti gli effetti.
Questi strumenti sono utilizzati principalmente per giocare, quindi non per
ampliare la conoscenza e nutrire la mente, ma per riempire il tempo che diviene
sempre più depauperato di rapporti sociali e affettivi concreti, di giochi e scherzi
con compagni reali, di capacità di fantasticare, di ragionare, di leggere.
I libri sono diventati un optional anche a scuola dove viene sempre più
incoraggiato il ricorso a ricercare il sapere attraverso Internet. Non intendo
demonizzare il web e le enormi opportunità offerte dalla tecnologia, ma ritengo
che i libri siano uno strumento fondamentale, indispensabile per la crescita, per
trovare le risposte ai propri quesiti e ricavare insegnamenti utili per la vita.
La realtà tecnologica si impone sempre più e va erodendo il “vecchio” mondo
della carta stampata, ma io credo che il fascino e la magia di avere un libro fra le
mani non possa essere soppiantata perché non è possibile resistere al piacere di
annusare, sfogliare e sbirciare le pagine di un volume che ammicca da qualche
scaffale.
A ostacolare la diffusione dei libri, e della lettura, concorre anche il loro costo che
talvolta costringe a ripiegare in buon ordine per non far piangere il portafoglio.
Fortunatamente esistono i buoni libro per studenti e insegnanti, erogati da Enti
locali o da grandi distributori come Amazon e Carrefour, che aiutano ad affrontare
la spesa. Un’altra vantaggiosa opportunità che si sta diffondendo molto è offerta
dall’e-book: una volta acquistato il lettore, si possono scaricare dalla rete milioni
di titoli a prezzi irrisori e talvolta in forma gratuita. Certo non sono volumi “in
carne ed ossa”, ma, in questo caso, la realtà virtuale giova a favorire
l’innamoramento per il leggere e, mi auguro, per il libro.
Credi che si potrebbe fare di più in merito alla sensibilizzazione dei giovani nei confronti di eventi culturali o sei soddisfatta come scrittrice?
Gli interessi culturali giovanili, già pesantemente sottomessi agli stimoli e alle
offerte tecnologiche, durante la pandemia sono stati quasi del tutto affossati con
l’isolamento e l’azzeramento biennale di ogni iniziativa in ogni campo della
cultura e dell’arte. Eventi di sapore apocalittico hanno messo a ferro e fuoco il mondo e le manifestazioni culturali hanno ricevuto un durissimo colpo da cui
stanno lentamente e faticosamente tentando di riprendersi.
Io confido che questa carenza abbia creato nei ragazzi un bisogno di occasioni di
sapere e la consapevolezza dell’importanza di costruire la propria cultura
nell’incontro e nel confronto con gli altri. Al contempo auspico che gli adulti,
insegnanti e genitori, sappiano mettere in luce l’impoverimento generato dalla
crisi per far capire ai ragazzi l’importanza degli eventi culturali seri e per
spronarli a prendervi parte andando a teatro, al cinema, a conferenze, a concerti,
nei musei, o facendosi loro stessi promotori di incontri culturali e gruppi di
lettura, negli istituti scolastici, negli oratori, nelle biblioteche e ovunque sia
possibile.
A scuola in particolare si può e si deve cogliere ogni occasione per formare nei
bambini e nei ragazzi la propensione a crescere culturalmente, a coltivare
esperienze e interessi elevati e ad allargare gli orizzonti sollevando lo sguardo dal
display e cercando intorno, nella loro comunità reale, occasioni di apprendimento.
Come scrittrice ho conosciuto l’universo dell’editoria, con i suoi chiaroscuri, e le
difficoltà che s’incontrano per farsi conoscere e per far arrivare il libro ai lettori,
data l’enorme disponibilità di opere in circolazione.
Mi sono anche resa conto che, attualmente, per superare questa problematicità,
nel sistema editoriale si sta verificando un fenomeno che io ritengo sconveniente
e dannoso per la qualità delle pubblicazioni: il self-publishing. Esistono diverse
piattaforme on-line che consentono di pubblicare in autonomia i propri scritti:
chiunque può immettere la sua opera in rete, senza alcuna valutazione e revisione
di terzi. Molti si autodefiniscono scrittori, ritengono di essere novelli Manzoni e
correggono da soli i propri testi; talvolta, a dire il vero, sembra che neppure lo
facciano perché circolano alcuni libri zeppi di errori di ogni genere.
Scrive Orazio che il poeta Elvio Cinna “travagliasse 9 anni” per mettere a punto una sua opera; certo questa è un’esagerazione con cui, però, intendo affermare la necessità, per
uno scrittore, di affidarsi ad una casa editrice che, oltre a stimare la validità di un’opera, si fa carico della revisione del testo, lavoro difficile e faticoso che non può essere fatto da soli. L’autoreferenzialità, come sempre, non paga.
DAHLIA CREMISI è su instagram e facebook
Indirizzo mail: dahlia2021@outlook.it
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