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Inchiesta

Posti letto, finalmente suona la sveglia

C’è voluta un’intera stagione di proteste ma alla fine è arrivata una prima vittoria per gli studenti tutti, non per chi prevedeva di capitalizzare il malessere per un pugno di voti. L’agenzia per il diritto allo studio Adisu Puglia ha effettivamente lavorato per costruire strutture per aggiungere nuovi posti letto, inoltre a Bari due edifici sono in ammodernamento per essere convertiti in alloggi.

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In copertina, l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro (Wikimedia Commons, dominio pubblico)

di Alessandro Andrea Argeri

Dopo le proteste degli studenti universitari per il caro affitti l’agenzia per il diritto allo studio Adisu Puglia ha effettivamente lavorato per costruire strutture per aggiungere nuovi posti letto, inoltre a Bari due edifici sono in ammodernamento per essere convertiti in alloggi. Per quanto riguarda il dormitorio Renato dell’Andro, delle cui carenze abbiamo più volte parlato, attualmente un’intera ala è in ristrutturazione, o per meglio dire “in restauro”. Il progetto prevede di risistemarle tutte una alla volta in modo da poter comunque garantire i posti letto.

Secondo i calcoli di Adisu ci saranno 1.500 nuovi alloggi: 308 sono già disponibili, mentre i restanti arriveranno entro il 2026. A questi si aggiungeranno altri 645 posti finanziati coi soldi del Pnrr. Insomma, quando si dice “eppur si muove”. C’è voluta un’intera stagione di proteste ma alla fine è arrivata una prima vittoria per gli studenti tutti, non per chi prevedeva di capitalizzare il malessere per un pugno di voti. Chissà, magari da questo episodio impareremo come la comunità, se unita, può ottenere risultati senza ricorrere all’estremismo politico.

Nella nota pubblicata da Adisu si legge: <<Adisu Puglia ha costantemente aumentato gli sforzi nel corso di questi ultimi anni, passando dal rapporto di parziale copertura delle borse di studio che nel 2015 era pari al 75,70% alla copertura totale già a partire dall’anno 2016>>. Fin qui tutto perfetto, poi però l’ente eccede: <<Inoltre, va segnalato che le borse di studio erogate agli aventi diritto sono pure aumentate di numero, se si considera che le 17.000 del 2015 hanno ormai superato la soglia delle 22.000 unità>>, ma questo perché dal 2015 sempre più cittadini rientrano nelle soglie ISEE in quanto le famiglie si sono impoverite, mica per magnanima generosità, filantropia o mecenatismo nei confronti degli universitari.

Sui nuovi alloggi Sebastiano Leo, assessore ragionale pugliese alla Scuola, Università e Formazione, esulta come riportato dal Corriere del Mezzogiorno: <<Numeri importanti che fotografano l’impegno e la grande determinazione di una regione che alle politiche per il diritto allo studio ha assegnato sempre massima priorità e attenzione>>. Nel mentre però, per effetto della riforma degli accorpamenti voluta dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, a partire dal 2024 la Puglia avrà meno istituti scolastici autonomi. Secondo i numeri dello stesso assessorato presieduto da Leo, 58 scuole potrebbero essere accorpate.

La Puglia è in forte decrescita demografia, infatti nei prossimi anni le scuole pugliesi prevedono di perdere 10mila studenti l’anno. Allora qual è la soluzione prevista dal Ministero dell’istruzione? Aumentare il limite d’età per l’istruzione obbligatoria? Ridurre l’abbandono scolastico? Incentivare la natalità? Sfruttare il periodo per ridurre il numero delle classi pollaio per migliorare la qualità della didattica? Macché! Il Ministero ha previsto un numero di docenti proporzionale al numero di iscritti, dunque si taglierà ancora una volta sia sul numero di insegnanti sia sul personale scolastico, mentre due terzi degli addetti del personale Ata sono ancora in attesa di stabilizzazione.

La Regione Puglia ha subito presentato ricorso alla Corte costituzionale. Se solo i giornaloni dessero al tema la giusta importanza mediatica si avrebbero altre mobilitazioni sulla scia di quelle viste contro il caro affitti. Invece la scuola non porta voti, i ragazzini non vanno alle urne, anzi molti a scuola non vorrebbero proprio andarci a causa del sistema tossico creato dal meccanismo dei voti, numeretti con i quali si pretende di descrivere l’individualità di un essere umano. Ebbene ancora una volta verranno effettuati tagli sull’Istruzione pubblica nell’indifferenza generale. D’altronde gli ultimi due governi hanno scommesso sullo stesso cavallo: il proposito che i cittadini comuni non vadano a votare alle prossime elezioni, altrimenti ribalterebbero l’establishment.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).