Cronaca
La misteriosa morte degli Anarchici della baracca
Una nazione senza giustizia è una nazione senza democrazia.

Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Ci sono termini, definizioni, che possono avere significati completamente opposti. Prendiamo per esempio anarchico.
Può indicare libertà, inventiva non imprigionata nelle regole soffocanti o può indicare caos, confusione. Rifiuto violento delle regole.
Gianni Aricò, Angelo Casile, Franco Scordo, Luigi Lo Celso e Annelise Borth hanno sperimentato sulla loro pelle quanto può pesare la parola anarchia. Perché loro erano anarchici e non ne facevano certo mistero.
Una scelta non facile la loro perché era il 1970 e vivevano a Reggio Calabria. Anno cupo e triste il 1970.
Nel dicembre 1969 la strage di Piazza Fontana aveva dato inizio alla strategia della tensione. Nel 1970 abbiamo la rivolta di Reggio Calabria e il tentativo di golpe di Junio Valerio Borghese.
Reggio Calabria diventa non solo teatro di scontri che dureranno mesi ma diventa anche il laboratorio dove viene creata una sciagurata alleanza.
Tra estremismo di destra, malavita, settori deviati dello Stato. Alleanza che sarà alla base anche del tentativo di golpe del 08/12/1970.
Aricò, Casile, Scordo e Lo Celso si trovano al centro di questi eventi. Cercano di capire e denunciare ciò che accade.
Si riuniscono in un edificio costruito nel 1908 per dare rifugio ai terremotati e per questo saranno conosciuti come gli “anarchici della baracca”. Annelise Borth viene dalla Germania e si è unita al gruppo per amore, era infatti legata a Gianni Aricò.
C’ è un episodio che segna la storia della Calabria e la vita degli anarchici della baracca.
Il 22/07/1970 a Gioia Tauro il direttissimo Palermo-Torino deraglia, con un bilancio di 6 morti e 70 feriti.
Sulla cause del deragliamento inizia una inchiesta giudiziaria che però non porta a nulla di certo. Si propende per l’attentato ma non si esclude l’incidente.
Solo nel 2001 si arriva alla verità giudiziaria, il deragliamento era stato provocato da una bomba. Esecutori e mandanti provenivano dall’intreccio tra ‘ndrangheta ed estremismo di destra.
Ma questo nel luglio 1970 non si sapeva o così pareva. Perché Aricò, Casile, Scordo, Lo Celso e Borth iniziano una contro-inchiesta per scoprire cosa c’è dietro al rivolata di Reggio Calabria e la strage di Gioia Tauro. Qualcosa devono aver scoperto perché nel settembre 1970 decidono di recarsi a Roma per incontrare l’avvocato Di Giovanni che aveva condotto la contro-inchiesta su Piazza Fontana.
Inoltre Aricò aveva confidato alla madre di aver scoperto cose che “ faranno tremare l’Italia”.
I cinque decidono di recarsi a Roma in contemporanea all’arrivo del Presidente degli Stati Uniti Nixon.
A Roma non arriveranno mai. La Mini Morris su cui viaggiano viene coinvolta in un incidente la notte tra il 26 e 27 settembre, al Km 58 dell’autostrada A1,in territorio di Ferentino. L’auto si scontra con un autocarro di proprietà dei fratelli Aniello.
L’unica che riesce a sopravvivere è Annelise Borth ma dopo una lunga agonia muore in ospedale.
L’inchiesta stabilisce che sono morti a causa di un incidente stradale, causato da un errore del conducente della Mini Morris.
Eppure le cose non sembrano così chiare. Primo : i due passeggeri seduti dietro vengono sbalzati fuori dall’auto, mentre i due davanti rimangono ai loro posti. Generalmente accade il contrario.
Secondo : spariscono tutti i documenti ( agende, appunti ) che i ragazzi avevano nell’auto.
Terzo : la polizia politica arriva da Roma con grande sollecitudine per esaminare l’auto.
Secondo le informazioni raccolte dagli anarchici i fratelli Aniello lavoravano per una azienda controllata da Junio Valerio Borghese. Questi elementi non sono bastati per evitare l’archiviazione del caso.
Nel 2001 il responsabile della Direzione Antimafia calabrese , Salvo Boemi, dichiara che è “ logica e plausibile l’ipotesi che l’incidente in cui morirono i cinque anarchici fosse stato, al pari di quello di Gioia Tauro, una strage”.
Purtroppo la volontà di indagare della magistratura calabrese si scontra con problemi di competenza territoriale.
Il caso è di competenza della Procura della Repubblica di Frosinone, per la quale evidentemente tutto è chiaro.
Non è facile dire se è stato un incidente o un omicidio camuffato da incidente. Certamente oggi con le tecniche di ricostruzione 3D tanti dubbi potrebbero essere eliminati.
Due cose vanno dette per dovere di cronaca.
Il 28/10/1970 il camion condotto dai fratelli Aniello provocò , vicino Milano, un incidente con diversi morti e feriti.
Inoltre il 24 settembre 1970 sempre al km 58 dell’A1 direzione Roma, in territorio di Ferentino, avviene un incidente con modalità simili. Una autovettura si scontra con un camion carico di blocchi di marmo proveniente da Coreno Ausonio. Con un bilancio di 3 morti.
Non è il primo caso, negli anni 70, di incidente stradale dubbio. Dubbi che pesano ancora sullo sviluppo democratico del nostro Paese.
Una nazione senza giustizia è una nazione senza democrazia.
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